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Home » Sport » Giochi paralimpici di Tokyo: pronto lo squadrone italiano con 61 atlete donne su 113 qualificati

Giochi paralimpici di Tokyo: pronto lo squadrone italiano con 61 atlete donne su 113 qualificati

La delegazione più numerosa di sempre e una più che equilibrata rappresentanza di genere. L'Italia paralimpica per Tokyo è pronta a regalare emozioni. Vezzali: "Cultura sportiva e integrazione vanno di pari passo"

Marianna Grazi
17 Luglio 2021
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Una squadra così numerosa non si era mai vista. La Giunta Nazionale del Comitato italiano paralimpico ha reso noti i nomi degli atleti che comporranno la Delegazione Italiana per la XVI edizione Giochi Paralimpici, a Tokyo dal 24 agosto al 5 settembre. Saranno 113 gli/le Azzurr* convocati/e, anche se alla lista potrebbe aggiungersi qualche altra unità nei prossimi giorni, scelte dalle commissioni del Comitato Paralimpico Internazionale e dalle Federazioni.

Gli atleti e le atlete della delegazione italiana saranno impegnati in ben 16 discipline: atletica leggera, badminton, canoa, canottaggio, ciclismo, equitazione, judo, nuoto, scherma, sitting volley, tennistavolo, sollevamento pesi, taekwondo, tiro a segno, tiro con l’arco, triathlon. “Andremo in Giappone sapendo di avere una grande squadra che può regalare al nostro Paese tante gioie e soddisfazioni. Ma prenderemo parte a questi Giochi non solo con l’obiettivo di rappresentare un’eccellenza sportiva ma anche di continuare ad alimentare quella rivoluzione culturale silenziosa che sta contribuendo a cambiare la percezione della disabilità nel nostro Paese e nel mondo” ha dichiarato Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico.

Sulla stessa linea anche la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport Valentina Vezzali, che nel congratularsi per il lavoro svolto dal Cip e dalle associazioni sportive, sottolinea che “gli atleti paralimpici sono in tutto e per tutto uguali a quelli olimpici, a dimostrazione che cultura sportiva e integrazione vanno di pari passo”. Come testimonia anche la scelta del doppio portabandiera, un uomo e una donna, che guideranno la delegazione italiana durante la Cerimonia di Apertura: Bebe Vio e Federico Morlacchi. Ma non solo. Sul fronte della parità e dell’equilibrata rappresentanza di genere la suqadra azzurra ha già vinto la sua medaglia d’oro, ancor prima dei Giochi: dei 113 pass assegnati più della metà sono destinati alle donne, 61, mentre i restanti 52 sono per i colleghi maschi.

“Sono inoltre felice che le atlete azzurre stiano dicendo la loro – conclude l’ex campionessa di scherma, che ha regalato infinite gioie al nostro Paese – In questi ultimi anni lo sport italiano si sta dimostrando sempre più rosa, ma noi vogliamo che a vincere sia tutto il movimento sportivo italiano”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
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  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Una squadra così numerosa non si era mai vista. La Giunta Nazionale del Comitato italiano paralimpico ha reso noti i nomi degli atleti che comporranno la Delegazione Italiana per la XVI edizione Giochi Paralimpici, a Tokyo dal 24 agosto al 5 settembre. Saranno 113 gli/le Azzurr* convocati/e, anche se alla lista potrebbe aggiungersi qualche altra unità nei prossimi giorni, scelte dalle commissioni del Comitato Paralimpico Internazionale e dalle Federazioni. Gli atleti e le atlete della delegazione italiana saranno impegnati in ben 16 discipline: atletica leggera, badminton, canoa, canottaggio, ciclismo, equitazione, judo, nuoto, scherma, sitting volley, tennistavolo, sollevamento pesi, taekwondo, tiro a segno, tiro con l’arco, triathlon. "Andremo in Giappone sapendo di avere una grande squadra che può regalare al nostro Paese tante gioie e soddisfazioni. Ma prenderemo parte a questi Giochi non solo con l’obiettivo di rappresentare un'eccellenza sportiva ma anche di continuare ad alimentare quella rivoluzione culturale silenziosa che sta contribuendo a cambiare la percezione della disabilità nel nostro Paese e nel mondo" ha dichiarato Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano Paralimpico. Sulla stessa linea anche la sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega allo Sport Valentina Vezzali, che nel congratularsi per il lavoro svolto dal Cip e dalle associazioni sportive, sottolinea che "gli atleti paralimpici sono in tutto e per tutto uguali a quelli olimpici, a dimostrazione che cultura sportiva e integrazione vanno di pari passo". Come testimonia anche la scelta del doppio portabandiera, un uomo e una donna, che guideranno la delegazione italiana durante la Cerimonia di Apertura: Bebe Vio e Federico Morlacchi. Ma non solo. Sul fronte della parità e dell'equilibrata rappresentanza di genere la suqadra azzurra ha già vinto la sua medaglia d'oro, ancor prima dei Giochi: dei 113 pass assegnati più della metà sono destinati alle donne, 61, mentre i restanti 52 sono per i colleghi maschi. "Sono inoltre felice che le atlete azzurre stiano dicendo la loro - conclude l'ex campionessa di scherma, che ha regalato infinite gioie al nostro Paese - In questi ultimi anni lo sport italiano si sta dimostrando sempre più rosa, ma noi vogliamo che a vincere sia tutto il movimento sportivo italiano”.
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