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Guglielmo "Willy" Stendardo: nello sport e nella vita vera, sempre alla ricerca di una nuova etica

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
18 aprile 2022
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Guglielmo 'Willy' Stendardo ha vestito da calciatore anche la maglia dell'Atalanta

Guglielmo Stendardo, detto Willy. Autentica icona del calcio nostrano fino a una manciata di anni fa, è oggi paladino dei diritti negati alle minoranze in quella vera e propria giungla che è lo sport in Italia. Il suo è un diminutivo scattante come il suo fisico asciutto e  atletico, scelto non a caso da un suo allenatore scherzosamente convinto che prima di pronunciare il nome Guglielmo la partita sarebbe finita. Così, con la verve e l'entusiasmo inesauribile dei suoi quarant'anni, con una carriera notevole alle spalle per aver giocato nei campi di calcio più prestigiosi, Willy ha abbracciato la professione di avvocato con particolare riferimento al diritto dello sport e agli spinosi aspetti etici e deontologici che riguardano quel settore.                Tematiche e argomenti che discute nelle aule dei tribunali e che insegna anche in qualità di docente alla Luiss di Roma. Napoletano di nascita, mostra con orgoglio tutti i segni evidenti di un'appartenenza irrinunciabile alle proprie origini: adora i genitori e i fratelli ed è fiero di aver ricevuto una educazione 'all'antica', grazie all'influenza della famiglia e a quella dei nonni e dell'ambiente sano in cui si è formato. Stendardo è insomma il classico bravo ragazzo, di bell'aspetto, in cui si sommano intelligenza, intraprendenza imprenditoriale, tanta voglia di giustizia e uno spirito combattivo quando si tratta di difendere i diritti calpestati e di dare voce a chi non può averne. Una volta si sarebbe detto 'l'uomo ideale da sposare'.
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Guglielmo Stendardo, 40 anni, avvocato specializzato in diritto sportivo

Ma è lui che per adesso, dopo diverse esperienze, non si sente ancora pronto. La sua concentrazione è ora rivolta esclusivamente alla nuova professione che esige applicazione e massimo rigore. "Per me il calcio non è mai stato l'ossessione della mia vita - racconta l'ex giocatore - quello che mi ha sempre attratto davvero è lo studio, quello serio, quello che ti porta ad approfondire ogni questione leggendo il pensiero degli intellettuali, dei filosofi e dei mistici che hanno contribuito a cambiare il mondo". Non può dunque essere un caso se uno dei suoi cantanti preferiti è, manco a dirlo, Franco Battiato, di cui conosce ogni nota, ogni parola, fino ad essere diventato la colonna sonora preferita dei suoi giorni. Per Guglielmo, insomma, i valori etici sono centrali nella sua esistenza e la tutela delle ragioni dei più deboli assume per lui assoluta priorità. Quelle che sembrano cause perse sono in realtà una sfida, che spesso vince.
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Stendardo allena la squadra di eccellenza della Luiss

Sa bene che esistono forti disparità in ambito sportivo che vanno sanate tutte al più presto. C'è la questione della discriminazione razziale, quella della violenza negli stadi che provoca tante vittime spesso completamente estranee. Mancano diverse tutele a favore delle atlete che spesso non sono neppure inquadrate come professioniste e sono prive di qualunque assistenza previdenziale, sanitaria o di supporto in caso di maternità. Senza contare il rischio povertà per tanti atleti. Solo una sparuta minoranza gode di quei contratti milionari così sfacciati da apparire un insulto. Il 90% non se la passa affatto bene. Aspetti poco noti che riguardano non solo il sistema calcio ma dello sport in genere. Così adesso l'atleta Willy con la stessa vigoria di un tempo entra in campo: un terreno diverso, e certamente molto più insidioso, ma con l'intenzione di fare il  più bel goal della sua vita. Guglielmo Stendardo, oltre ai suoi impegni da professionista del diritto, allena la squadra di eccellenza della Luiss ed è commentatore sportivo per le reti Rai. In preparazione c'è anche un libro che racconta la sua esperienza di vita come metafora del calcio.
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Willy Stendardo ospite del quotidiano Leggo. Intanto prepara un libro sulla sua esperienza di vita come metafora del calcio

Willy, a che punto siamo sul piano della tutela delle donne nel mondo dello sport? "Siamo nel 2022 e non conosco una sola donna in ambito sportivo che maturi la pensione quale frutto del proprio lavoro. Un dato molto grave che denuncia come tutte siano considerate professioniste di fatto ma non de iure, e questo vale anche per campionesse importanti come la Pellegrini nel nuoto o Roberta Vinci per il tennis, che al contrario di una Serena Williams, non hanno mai beneficiato di alcun tipo di contratto in grado di tutelarle. Va comunque sottolineato che il problema che colpisce fortemente l'universo femminile non risparmia molte altre categorie. Pochi sanno che la qualifica professionale in senso stretto resta appannaggio di quattro discipline sportive: il calcio, il golf, il basket e il ciclismo. Tutto il resto è considerato dilettantismo e per questo sembra non meritare alcun tipo di attenzione in termini di diritto. Si spera che, con la prossima riforma dello sport prevista per il primo luglio prossimo, possano cambiare le cose grazie alla nascita della nuova figura del lavoratore sportivo e questo a prescindere dal sesso e dal fatto di essere o meno dilettante". Resta aperta anche la questione delle persone con disabilità... "È un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Si tratta di una categoria di atleti molto preparati, spesso motivo di orgoglio per i nostri colori nazionali. Anche il mondo dei disabili è stato regolato con la riforma dello sport, in qualche modo con l'ingresso dei disabili e dilettanti nei gruppi militari, che possono offrire un minimo di tutela. Purtroppo la  discriminazione e la miopia di tanti dirigenti al vertice  hanno creato veri e propri disastri culturali, a cui va messo riparo continuando a lavorare per dare a questa categoria la massima dignità nel contesto sportivo. Quindi si impone una vera e propria azione collettiva per fare comprendere a tutti che la disabilità è solo nella testa di chi la considera tale. In ogni caso, non è possibile tollerare che quattro milioni di disabili che abbiamo complessivamente in Italia siano privati perfino dei mezzi più essenziali di sostegno e lasciati nell'indifferenza di tutti, in una specie di isola dell'abbandono. Per esempio la legge Melandri sui diritti televisivi dovrebbe essere applicata in modo tale da distribuire gli introiti in maniera più equa, quindi anche a favore dei disabili oltre che a beneficio di quei tanti collaboratori che spesso si devono accontentare solo di  pochissime briciole."
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Willy Stendardo, 40 anni, napoletano, attaccatissimo alla sua famiglia, si dice una persona 'cresciuta all'antica' coi valori tradizionali

Sono ancora di moda i valori morali nello sport? "Dovrebbero essere alla base, se non fossero stati sostituiti dall'idolatria nei confronti di un Moloch avido smodatamente di denaro. Dovremmo tenere a mente che proprio i principi olimpici si ispirano essenzialmente a valori morali e non solo economici: quindi il principio di legalità deve sempre venire prima dell'interesse economico, spesso di parte. Pur rendendomi conto che lo sport in genere, e il calcio in modo particolare, sono espressioni imprenditoriali in grado di smuovere interessi considerevoli, basti pensare che rappresenta il 2% del pil,  non posso dimenticare l'aspetto etico, a partire dal suo ruolo formativo, educativo e benefico sul piano fisico. A questo riguardo va considerato come la pratica dello sport, pur essendo noi italiani al quintultimo posto, riesce a far risparmiare ben 80 milioni su 215mila abitanti, grazie agli effetti positivi sulla salute degli atleti. Ed è perfino superfluo ribadire quanto determinanti siano benefici sul piano sociale, specialmente degli sport di squadra con il loro ruolo aggregante e una consuetudine al costante esercizio del rispetto e della resilienza. Direi che perciò è compito principale della  famiglia dare le giuste regole ai figli, evitando innanzitutto di creare i falsi miti dell'avere piuttosto che dell'essere. I soldi sono certamente importanti ma non possono essere mai il fine, bensì un mezzo. Se il mondo del calcio vuole di nuovo attirare il pubblico negli stadi deve smetterla con lo show business e di porsi come macchina per fare soldi e basta, pena la continua perdita di equilibrio dei bilanci che si traduce fatalmente in crollo di credibilità e infine in assoluta assenza di sostenibilità".
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Stendardo, docente all'università Luiss di Roma

Cosa ne pensa del problema dei cori razzisti negli stadi? "Per fortuna si tratta di una minoranza sparuta di individui , che a mio avviso andrebbe isolati e puniti in modo adeguato. Questo senza ovviamente fare generalizzazioni: chi sbaglia non può cavarsela con una lavata di capo e basta. Grazie alla applicazione di leggi severe, volute dalla Thatcher, oggi gli stadi inglesi sono sicuri come un teatro: tutti sanno che sgarrare significa essere presi e portati all'istante in galera. Il servizio d'ordine è ineccepibile e non all'acqua di rose come da noi dove la gente riesce a portare con sé di tutto. Chi commette atti di razzismo deve essere perseguito in modo deciso, altrimenti sarà un problema interminabile che ci porteremo dietro all' infinito". Cosa insegna ai suoi allievi? "Innanzitutto cerco di  trasmettere passione in uno interscambio reciproco. La cosa che tengo essenzialmente a sottolineare è che prima ancora di pensare al successo per ogni percorso della vita occorrono tanto coraggio e spirito di sacrificio, altrimenti è molto difficile, se non impossibile, raggiungere risultati apprezzabili. A maggior ragione per acquisire una visione chiara dell'universo sportivo è indispensabile una formazione molto precisa e non dare mai niente per scontato. Ben sapendo che lo sport è la terza azienda del nostro Paese, molti ne riconoscono le potenzialità per uno sviluppo della propria carriera: a questo proposito insisto su quanto sarà alto il valore aggiunto della loro futura professione se interconnessa con il sociale e attenta alle problematiche che ne fanno parte. La mia funzione di docente è quello di spiegare che proprio a causa dell'importanza che riveste lo sport è essenziale che ogni suo aspetto venga regolamentato nel contesto di un progetto etico di assoluta trasparenza".