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Home » Sport » Il giuramento olimpico diventa più inclusivo. Cio: “Un cambiamento fondamentale per l’uguaglianza”

Il giuramento olimpico diventa più inclusivo. Cio: “Un cambiamento fondamentale per l’uguaglianza”

Saranno un uomo e una donna per tre categorie, atleti, giudici e funzionari, a giurare con il nuovo testo alla Cerimonia di Apertura il prossimo 24 agosto. Il Cio punta su inclusione, uguaglianza e non discriminazione

Marianna Grazi
15 Luglio 2021
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È una delle parti più simboliche e importanti della Cerimonia di Apertura ed è stato significativamente cambiato per sottolineare l’importanza della solidarietà, dell’inclusione, della non discriminazione in quello che è, a tutti gli effetti, l’evento sportivo più importante. Il giuramento olimpico ai Giochi di Tokyo 2020+1 non solo avrà una nuova formula, ma anche il numero delle persone che lo reciteranno il prossimo 24 luglio sarà esteso da tre a sei – due atleti, due allenatori e due giudici, un maschio e una femmina ciascuno. Una scelta in linea con la spinta del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) e del Comitato Organizzatore di Tokyo 2020 verso una sempre maggiore uguaglianza tra uomini e donne, in quanto consente il pieno equilibrio di genere tra coloro che prestano giuramento a nome di tutt* i/le  partecipanti ai Giochi. E rappresenta anche delle decisioni più importanti perse per promuovere le donne nello sport a tutti i livelli e in tutte le strutture, come dichiarato nella Carta Olimpica.

La nuova formulazione

Il nuovo testo del giuramento olimpico è il risultato di una serie di raccomandazioni elaborate dalla Commissione degli Atleti del Cio sulla Regola 50.2 dell’attuale Carta Olimpica, entrata in vigore il 17 luglio 2020, che afferma: “Nessun tipo di dimostrazione o propaganda politica, religiosa o razziale è consentita in qualsiasi sito, sede o altre aree olimpiche”. Lo scopo è quello di aumentare le opportunità di espressione degli atleti stessi durante i Giochi Olimpici, senza che questi si sentano discriminati. Queste raccomandazioni sono state approvate dal Comitato esecutivo del Comitato nell’aprile 2021. La nuova formulazione, a seconda del gruppo che parla, recita: “nel nome delle e degli atlete e atleti”, “nel nome dei e delle giudici”, “in nome degli allenatori e delle allenatrici”.

“Promettiamo di prendere parte a questi Giochi Olimpici, rispettando e attenendoci alle regole e nello spirito di fair play, inclusione e uguaglianza. Insieme siamo solidali e ci impegniamo per lo sport senza doping, senza imbrogli, senza alcuna forma di discriminazione. Lo facciamo per l’onore delle nostre squadre, nel rispetto dei Principi Fondamentali dell’Olimpismo, e per rendere il mondo un posto migliore attraverso lo sport“.

Uno sviluppo significativo e storico, che si pone in continuità con l’evoluzione che il giuramento ha avuto nel corso dei decenni per riflettere la natura mutevole delle competizioni sportive e del contesto in cui queste si svolgevano. Recitato per la prima volta alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Anversa 1920, infatti, si basava sul testo originale scritto dal barone Pierre de Coubertin, fondatore dei moderni Giochi Olimpici. La presidente della Commissione Atleti Kirsty Coventry, in merito all’ultimo cambiamento, ha detto: “Noi olimpionici siamo modelli di ruolo e ambasciatori. Stiamo insieme per inviare al mondo un potente messaggio di uguaglianza, inclusione, solidarietà, pace e rispetto. Le persone selezionate per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 – conclude – saranno in numero uguale per genere e presteranno il giuramento olimpico a nome di tutti gli olimpionici, giudici, allenatori e funzionari che rappresentano, nel vero spirito di solidarietà”.

Uguaglianza di genere ai Giochi Olimpici

I Giochi di Tokyo 2020+1 saranno i primi ad avere una (quasi) completa parità di genere, con il 49% dei partecipanti rappresentato da atlete. In alcuni casi, come ad esempio nel Team Gran Bretagna, addirittura il numero delle donne è superiore a quello dei colleghi (367 gli atleti: 201 sono femmine e i restanti sono maschi). A seguito di una decisione presa dal Comitato Esecutivo del Cio, inoltre, a tutti i Comitati Olimpici Nazionali (Noc) partecipanti è stata offerta la possibilità di essere rappresentati da un minimo di un atleta donna e uno uomo in tutte le edizioni dei Giochi estivi. Infine lo stesso comitato ha modificato le linee guida del protocollo per consentire a un atleta maschio e una femmina di portare insieme la bandiera del proprio Paese durante la cerimonia di apertura, incoraggiando tutte le delegazioni a utilizzare questa opportunità per inviare un forte messaggio di inclusione e parità nelle competizioni sportive, in cui donne e uomini hanno lo stesso rilievo.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
È una delle parti più simboliche e importanti della Cerimonia di Apertura ed è stato significativamente cambiato per sottolineare l'importanza della solidarietà, dell'inclusione, della non discriminazione in quello che è, a tutti gli effetti, l'evento sportivo più importante. Il giuramento olimpico ai Giochi di Tokyo 2020+1 non solo avrà una nuova formula, ma anche il numero delle persone che lo reciteranno il prossimo 24 luglio sarà esteso da tre a sei - due atleti, due allenatori e due giudici, un maschio e una femmina ciascuno. Una scelta in linea con la spinta del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) e del Comitato Organizzatore di Tokyo 2020 verso una sempre maggiore uguaglianza tra uomini e donne, in quanto consente il pieno equilibrio di genere tra coloro che prestano giuramento a nome di tutt* i/le  partecipanti ai Giochi. E rappresenta anche delle decisioni più importanti perse per promuovere le donne nello sport a tutti i livelli e in tutte le strutture, come dichiarato nella Carta Olimpica.

La nuova formulazione

Il nuovo testo del giuramento olimpico è il risultato di una serie di raccomandazioni elaborate dalla Commissione degli Atleti del Cio sulla Regola 50.2 dell'attuale Carta Olimpica, entrata in vigore il 17 luglio 2020, che afferma: "Nessun tipo di dimostrazione o propaganda politica, religiosa o razziale è consentita in qualsiasi sito, sede o altre aree olimpiche". Lo scopo è quello di aumentare le opportunità di espressione degli atleti stessi durante i Giochi Olimpici, senza che questi si sentano discriminati. Queste raccomandazioni sono state approvate dal Comitato esecutivo del Comitato nell'aprile 2021. La nuova formulazione, a seconda del gruppo che parla, recita: "nel nome delle e degli atlete e atleti", "nel nome dei e delle giudici", "in nome degli allenatori e delle allenatrici". "Promettiamo di prendere parte a questi Giochi Olimpici, rispettando e attenendoci alle regole e nello spirito di fair play, inclusione e uguaglianza. Insieme siamo solidali e ci impegniamo per lo sport senza doping, senza imbrogli, senza alcuna forma di discriminazione. Lo facciamo per l'onore delle nostre squadre, nel rispetto dei Principi Fondamentali dell'Olimpismo, e per rendere il mondo un posto migliore attraverso lo sport". Uno sviluppo significativo e storico, che si pone in continuità con l'evoluzione che il giuramento ha avuto nel corso dei decenni per riflettere la natura mutevole delle competizioni sportive e del contesto in cui queste si svolgevano. Recitato per la prima volta alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Anversa 1920, infatti, si basava sul testo originale scritto dal barone Pierre de Coubertin, fondatore dei moderni Giochi Olimpici. La presidente della Commissione Atleti Kirsty Coventry, in merito all'ultimo cambiamento, ha detto: "Noi olimpionici siamo modelli di ruolo e ambasciatori. Stiamo insieme per inviare al mondo un potente messaggio di uguaglianza, inclusione, solidarietà, pace e rispetto. Le persone selezionate per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 - conclude - saranno in numero uguale per genere e presteranno il giuramento olimpico a nome di tutti gli olimpionici, giudici, allenatori e funzionari che rappresentano, nel vero spirito di solidarietà".

Uguaglianza di genere ai Giochi Olimpici

I Giochi di Tokyo 2020+1 saranno i primi ad avere una (quasi) completa parità di genere, con il 49% dei partecipanti rappresentato da atlete. In alcuni casi, come ad esempio nel Team Gran Bretagna, addirittura il numero delle donne è superiore a quello dei colleghi (367 gli atleti: 201 sono femmine e i restanti sono maschi). A seguito di una decisione presa dal Comitato Esecutivo del Cio, inoltre, a tutti i Comitati Olimpici Nazionali (Noc) partecipanti è stata offerta la possibilità di essere rappresentati da un minimo di un atleta donna e uno uomo in tutte le edizioni dei Giochi estivi. Infine lo stesso comitato ha modificato le linee guida del protocollo per consentire a un atleta maschio e una femmina di portare insieme la bandiera del proprio Paese durante la cerimonia di apertura, incoraggiando tutte le delegazioni a utilizzare questa opportunità per inviare un forte messaggio di inclusione e parità nelle competizioni sportive, in cui donne e uomini hanno lo stesso rilievo.
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