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Home » Sport » L’impresa storia dell’Italrugby femminile: per la prima volta ai quarti ad un Mondiale

L’impresa storia dell’Italrugby femminile: per la prima volta ai quarti ad un Mondiale

Non ci sono mai riusciti gli uomini, il primato è tutto delle ragazze. Trascinate da passione e cuore, più che per i guadagni: sono tutte dilettanti

Paolo Grilli
26 Ottobre 2022
Rugby femminile Italia

Giada Franco in azione durante la partita contro il Giappone ai Mondiali di Rugby in Nuova Zelanda (ANSA)

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Nella storia con l’azzurro addosso. Sono ancora le donne a fare brillare il nostro sport. Continuando a stupire. Perché stavolta, poi, si parla di rugby: la Nazionale femminile è volata ai quarti di finale del mondiale in Nuova Zelanda, issandosi laddove i colleghi uomini mai erano arrivati. È la prima volta che una nostra selezione si prende un posto tra le prime otto del globo. Merito delle nostre campionesse, capaci nel girone di battere Stati Uniti, Canada e Giappone. Ora – si gioca all’alba italiana di sabato 29 ottobre, alle 5.30 con diretta tv su RaiDue e Sky Sport Arena – ci aspetta la Francia nei quarti e faremo di tutto perché il sogno non finisca qui.

Rugby femminile Italia
Sachiko Kato del Giappone placcata dalle giocatrici azzurre ai Mondiali di rugby in Nuova Zelanda (ANSA)

“Non c’è passione che possa eguagliare quella per il rugby, che è energia e libertà“. È unanime la risposta delle nostre campionesse quando si domandi loro perché abbiano scelto uno sport tanto duro per andare a caccia della gloria. Non certo della ricchezza: sono tutte dilettanti, e i fondi che la Federazione è riuscita con determinazione a stanziare in avvicinamento all’appuntamento iridato – si parla di un contributo di 1.200 euro al mese a ogni atleta – dà la misura di quanto sia il cuore, più di ogni altra cosa, a trascinare le nostre verso l’impresa. La capitana Elisa Giordano è impiegata, Michela Sillari studia ingegneria, Beatrice Rigoni fa la farmacista, Vittoria Ostuni Minuzzi ha fatto il liceo classico. Tutte storie di ordinaria eccezionalità, che riavvicinano allo spirito più puro dello sport. C’è anche chi gioca all’estero tra le azzurre – Sara Tounesi nel Sale Sharks in Inghilterra, Melissa Bettoni nello Stade Rennais in Francia – ma anche oltreconfine è rarissimo strappare un contratto da professionista e c’è da farsi bastare un contributo da parte dei club.

Rugby femminile Italia
Per la prima volta nella storia la nazionale azzurra femminile si è qualificata ai quarti di finale della Coppa del Mondo di rugby. Risultato mai raggiunto in precedenza nemmeno dagli uomini

Il ct della nostra formidabile squadra è Andrea Di Giandomenico, sulla panchina dell’Italrugby rosa dal 2007 e una vera istituzione del movimento. “Siamo orgogliosi e soddisfatti – commenta dopo lo storico risultato – anche perché tutto il movimento italiano merita questo traguardo. Dobbiamo ritrovare energia e fiducia nel nostro gioco per esprimerlo al meglio nel prossimo impegno”. L’Italia, comunque vadano le cose sabato, è definitivamente decollata. Ora si spera che tutto il movimento, già in forte crescita, lo faccia. Contiamo su 10mila tesserate – gli uomini sono invece 90mila – e potrebbero diventare molte di più. Presto dovrebbe aprire un’Accademia per le giovani da fare crescere in ambito nazionale. La strada è tracciata, nella terra del rugby di sono prese un posto tra le grandi.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Nella storia con l’azzurro addosso. Sono ancora le donne a fare brillare il nostro sport. Continuando a stupire. Perché stavolta, poi, si parla di rugby: la Nazionale femminile è volata ai quarti di finale del mondiale in Nuova Zelanda, issandosi laddove i colleghi uomini mai erano arrivati. È la prima volta che una nostra selezione si prende un posto tra le prime otto del globo. Merito delle nostre campionesse, capaci nel girone di battere Stati Uniti, Canada e Giappone. Ora – si gioca all’alba italiana di sabato 29 ottobre, alle 5.30 con diretta tv su RaiDue e Sky Sport Arena – ci aspetta la Francia nei quarti e faremo di tutto perché il sogno non finisca qui.
Rugby femminile Italia
Sachiko Kato del Giappone placcata dalle giocatrici azzurre ai Mondiali di rugby in Nuova Zelanda (ANSA)
"Non c’è passione che possa eguagliare quella per il rugby, che è energia e libertà". È unanime la risposta delle nostre campionesse quando si domandi loro perché abbiano scelto uno sport tanto duro per andare a caccia della gloria. Non certo della ricchezza: sono tutte dilettanti, e i fondi che la Federazione è riuscita con determinazione a stanziare in avvicinamento all’appuntamento iridato – si parla di un contributo di 1.200 euro al mese a ogni atleta – dà la misura di quanto sia il cuore, più di ogni altra cosa, a trascinare le nostre verso l’impresa. La capitana Elisa Giordano è impiegata, Michela Sillari studia ingegneria, Beatrice Rigoni fa la farmacista, Vittoria Ostuni Minuzzi ha fatto il liceo classico. Tutte storie di ordinaria eccezionalità, che riavvicinano allo spirito più puro dello sport. C’è anche chi gioca all’estero tra le azzurre – Sara Tounesi nel Sale Sharks in Inghilterra, Melissa Bettoni nello Stade Rennais in Francia – ma anche oltreconfine è rarissimo strappare un contratto da professionista e c’è da farsi bastare un contributo da parte dei club.
Rugby femminile Italia
Per la prima volta nella storia la nazionale azzurra femminile si è qualificata ai quarti di finale della Coppa del Mondo di rugby. Risultato mai raggiunto in precedenza nemmeno dagli uomini
Il ct della nostra formidabile squadra è Andrea Di Giandomenico, sulla panchina dell’Italrugby rosa dal 2007 e una vera istituzione del movimento. "Siamo orgogliosi e soddisfatti – commenta dopo lo storico risultato – anche perché tutto il movimento italiano merita questo traguardo. Dobbiamo ritrovare energia e fiducia nel nostro gioco per esprimerlo al meglio nel prossimo impegno". L'Italia, comunque vadano le cose sabato, è definitivamente decollata. Ora si spera che tutto il movimento, già in forte crescita, lo faccia. Contiamo su 10mila tesserate – gli uomini sono invece 90mila – e potrebbero diventare molte di più. Presto dovrebbe aprire un’Accademia per le giovani da fare crescere in ambito nazionale. La strada è tracciata, nella terra del rugby di sono prese un posto tra le grandi.
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