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Home » Sport » “La rivolta degli schiavi”: dieci giornate di squalifica a Marconi del Pisa per una frase razzista a Obi del Chievo

“La rivolta degli schiavi”: dieci giornate di squalifica a Marconi del Pisa per una frase razzista a Obi del Chievo

La corte d'appello della Federcalcio ha ribaltato la sentenza di assoluzione in primo grado: nuove prove hanno convinto i giudici ad applicare la sanzione introdotta per stroncare le discriminaizoni nello sport. Il precedente di Europa League. Il calciatore nigeriano: "Il razzismo non deve esistere! Siamo tutti uguali"

6 Maggio 2021
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Dieci giornate di squalifica sono una delle sanzioni più gravi inflitte nel mondo del calcio. Del resto, la frase “Ma cos’è ? La rivolta degli schiavi?”, che il centravanti del Pisa Michele Marconi, 32 anni, ha rivolto al centrocampista del Chievo Obi (ex Inter, ex Torino), di origini nigeriane,  non lascia margine a interpretazioni. Frasi di contenuto razzista: per questo, la Corte d’Appello della Federcalcio, presieduta dal giudice Torsello e riunita a sezioni unite in videoconferenza, ha ribaltato il verdetto di assoluzione emesso in primo grado e inflitto la sanzione prevista dal codice di giustizia sportiva.

“Hanno ascoltato in molti, ma nessun ha regito in campo”

I fatti risalgono al 22 dicembre scorso: durante Pisa-Chievo, Obi denuncia di essersi sentito rivolgere da Marconi la frase incriminata e sia lui che la società veneta Chievo lamentano che nessuno sia intervenuto a partita in corso per riprendere il responsabile del gesto razzista, nonostante le parole fossero state “ascoltate dai più”. Sotto accusa da parte dei veneti soprattutto  l’arbitro Santoro, che non riportò alcunché a referto.

Marconi e il Pisa Calcio hanno sempre negato che sia stata pronunciata la frase incriminata  ed oggi annunciano ricorso al Collegio di garanzia dello sport del Coni  in terzo grado, che presenteranno una volta conosciute le motivazioni del provvedimento di appello. Marconi salterà le ultime due partite di questa stagione, oltre alle prime gare della prossima.

 

Nuove prove del “comportamento discriminatorio”

A indirizzare la Corte d’Appello verso la condanna sono state nuove prove del fatto. Sono stati ascolati operatori televisivi a bordo campo e poi chi si trovava in panchina all’Areana Garibaldi, oltre allo stesso Marconi al fine di raffrontgarne le dichiarazioni rispetto al primo grado. Alla luce delle quali è stato applicato  l’articolo 28 comma 2 del codice di giustizia sportiva, che prevede “la squalifica per almeno dieci giornate di gara o, nei casi più gravi, una squalifica a tempo determinato” per calciatori che adottano un “comportamento discriminatorio“.

 

Il precedente in Europa League

In attesa delle motivazioni, si nota che la sanzione di 10 giornate di squalifica era stata assunta dall’Uefa nei confronti dl calciatore dello Slavia Praga Ondrej Kudela, per frasi di contenuto razzista (“scimmia”) nei confronti del giocatore Kamara del Glasgow Rangers, finlandese origininario della Sierra Leone.  Anche quest’ultimo venne squalificato, per avere reagito aggredendo l’avversario.

Una sanzione così forte è stata  introdotta per liberare il calcio e lo sport dalla piaga del razzismo. Ogni tesserato è consapevole delle misure alle quali va incontro con comportamenti discriminatori ed è responsabile di ciò che dice e fa in campo. Ed è al corrente che la gravità della sanzione vuole avere anche finalità di deterrenza: è previsto un lungo stop, che penalizza l’atleta sul piano professionale ed economico oltre che dal punto di vista etico e personale, proprio perché atti simili non abbiano più a verificarsi e ripetersi.

 

Lo sfogo di Obi: “Siamo tutti uguali”

Non resta che riportare testualmente le parole che Obi scrisse sui social poco dopo la partita del dicembre scorso: “Non è facile trovare parole dopo una serata così. Noi calciatori dovremmo pubblicare foto per condividere con voi la nostra felicità per una vittoria o la rabbia per una sconfitta o come successo stasera per aver tirato fuori una grande prova di orgoglio e aver pareggiato una partita difficile. E invece no! Nel 2020 sono costretto a condividere un episodio che mi ha visto, mio malgrado, protagonista. Un episodio che non c’entra niente con il calcio e non dovrebbe c’entrare in nessun modo in qualsiasi campo della vita. Il razzismo non deve esistere! Noi siamo tutti uguali e se c’è un nemico da combattere insieme è proprio il pensiero della diversità! Ringrazio tutte le persone che in queste ore mi stanno mandando messaggi di vicinanza e di solidarietà. Questi messaggi devono arrivare a tutte quelle persone che come me hanno subito offese solo perché giudicati diversi”.

 

 

 

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Dieci giornate di squalifica sono una delle sanzioni più gravi inflitte nel mondo del calcio. Del resto, la frase "Ma cos'è ? La rivolta degli schiavi?", che il centravanti del Pisa Michele Marconi, 32 anni, ha rivolto al centrocampista del Chievo Obi (ex Inter, ex Torino), di origini nigeriane,  non lascia margine a interpretazioni. Frasi di contenuto razzista: per questo, la Corte d'Appello della Federcalcio, presieduta dal giudice Torsello e riunita a sezioni unite in videoconferenza, ha ribaltato il verdetto di assoluzione emesso in primo grado e inflitto la sanzione prevista dal codice di giustizia sportiva.

"Hanno ascoltato in molti, ma nessun ha regito in campo"

I fatti risalgono al 22 dicembre scorso: durante Pisa-Chievo, Obi denuncia di essersi sentito rivolgere da Marconi la frase incriminata e sia lui che la società veneta Chievo lamentano che nessuno sia intervenuto a partita in corso per riprendere il responsabile del gesto razzista, nonostante le parole fossero state "ascoltate dai più". Sotto accusa da parte dei veneti soprattutto  l'arbitro Santoro, che non riportò alcunché a referto. Marconi e il Pisa Calcio hanno sempre negato che sia stata pronunciata la frase incriminata  ed oggi annunciano ricorso al Collegio di garanzia dello sport del Coni  in terzo grado, che presenteranno una volta conosciute le motivazioni del provvedimento di appello. Marconi salterà le ultime due partite di questa stagione, oltre alle prime gare della prossima.  

Nuove prove del "comportamento discriminatorio"

A indirizzare la Corte d'Appello verso la condanna sono state nuove prove del fatto. Sono stati ascolati operatori televisivi a bordo campo e poi chi si trovava in panchina all'Areana Garibaldi, oltre allo stesso Marconi al fine di raffrontgarne le dichiarazioni rispetto al primo grado. Alla luce delle quali è stato applicato  l'articolo 28 comma 2 del codice di giustizia sportiva, che prevede "la squalifica per almeno dieci giornate di gara o, nei casi più gravi, una squalifica a tempo determinato" per calciatori che adottano un "comportamento discriminatorio".  

Il precedente in Europa League

In attesa delle motivazioni, si nota che la sanzione di 10 giornate di squalifica era stata assunta dall'Uefa nei confronti dl calciatore dello Slavia Praga Ondrej Kudela, per frasi di contenuto razzista ("scimmia") nei confronti del giocatore Kamara del Glasgow Rangers, finlandese origininario della Sierra Leone.  Anche quest'ultimo venne squalificato, per avere reagito aggredendo l'avversario. Una sanzione così forte è stata  introdotta per liberare il calcio e lo sport dalla piaga del razzismo. Ogni tesserato è consapevole delle misure alle quali va incontro con comportamenti discriminatori ed è responsabile di ciò che dice e fa in campo. Ed è al corrente che la gravità della sanzione vuole avere anche finalità di deterrenza: è previsto un lungo stop, che penalizza l'atleta sul piano professionale ed economico oltre che dal punto di vista etico e personale, proprio perché atti simili non abbiano più a verificarsi e ripetersi.  

Lo sfogo di Obi: "Siamo tutti uguali"

Non resta che riportare testualmente le parole che Obi scrisse sui social poco dopo la partita del dicembre scorso: "Non è facile trovare parole dopo una serata così. Noi calciatori dovremmo pubblicare foto per condividere con voi la nostra felicità per una vittoria o la rabbia per una sconfitta o come successo stasera per aver tirato fuori una grande prova di orgoglio e aver pareggiato una partita difficile. E invece no! Nel 2020 sono costretto a condividere un episodio che mi ha visto, mio malgrado, protagonista. Un episodio che non c’entra niente con il calcio e non dovrebbe c’entrare in nessun modo in qualsiasi campo della vita. Il razzismo non deve esistere! Noi siamo tutti uguali e se c’è un nemico da combattere insieme è proprio il pensiero della diversità! Ringrazio tutte le persone che in queste ore mi stanno mandando messaggi di vicinanza e di solidarietà. Questi messaggi devono arrivare a tutte quelle persone che come me hanno subito offese solo perché giudicati diversi".      
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