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Home » Sport » Laurel Hubbard è la prima atleta transgender a qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo

Laurel Hubbard è la prima atleta transgender a qualificarsi per le Olimpiadi di Tokyo

In attesa dell’ufficializzazione da parte della sua squadra, per la 43enne sollevatrice di pesi neozelandese è arrivato il via libera da parte della federazione internazionale

Marianna Grazi
14 Maggio 2021
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Manca ancora l’ufficialità da parte della squadra neozelandese, ma intanto il primato c’è, grazie al via libera della federazione internazionale. Laurel Hubbard è la prima atleta transgender a qualificarsi a un’Olimpiade. La sollevatrice di pesi di 43 anni, ha ottenuto il pass per i Giochi di Tokyo: “Dieci anni fa il mondo forse non era pronto per un’atleta come me e forse non lo è ancora – spiega Laurel – Ma almeno le regole, adesso, me lo hanno permesso, e non mi fermo qui“.

Le Olimpiadi giapponesi, in programma la prossima estate dopo il rinvio causa Covid, potrebbero avere un motivo in più per diventare storiche. E per Hubbard potrebbero rappresentare la realizzazione del suo sogno. Nata di sesso maschile (il nome di battesimo era Gavin), Laurel circa 13 anni fa ha deciso di diventare una donna. Dopo aver gareggiato per anni nelle competizioni maschili, ha ricevuto l’idoneità anche per competere nel sollevamento pesi femminile grazie ai livelli di testosterone più bassi rispetto alla soglia imposta dal Comitato Olimpico Internazionale.

Quella è stata la sua seconda rinascita, che le ha finalmente permesso di coltivare la sua passione. Tanto che, nel 2018, non si è arresa nemmeno di fronte a un grave infortunio al gomito in occasione dei Giochi del Commonwealth a Gold Coast, che ha rischiato di mandare in fumo la sua carriera. Tre anni dopo, infatti, è arrivata a questo primo, importantissimo traguardo: il pass per i Giochi olimpici.

Secondo i nuovi criteri di qualificazione, semplificati dalla Federazione internazionale di sollevamento pesi a seguito della pandemia, l’atleta ha tutte le carte in regola per gareggiare. In una nota del Comitato Olimpico Neozelandese si legge: “NZOC può confermare che è molto probabile che i sistemi di qualificazione della federazione internazionale, riveduti, permetteranno ad un certo numero di sollevatori di pesi neozelandesi, tra cui l’atleta transgender dei Giochi del Commonwealth Laurel Hubbard, di avere assegnato un posto in quota IF per Tokyo 2020″.  E se ci sarà la tanto ambita convocazione Hubbard sarà in gara (con concrete possibilità di medaglia) nei pesi massimi, una categoria nella quale è stata argento mondiale nel 2017 e sesta nel 2019.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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Manca ancora l'ufficialità da parte della squadra neozelandese, ma intanto il primato c'è, grazie al via libera della federazione internazionale. Laurel Hubbard è la prima atleta transgender a qualificarsi a un'Olimpiade. La sollevatrice di pesi di 43 anni, ha ottenuto il pass per i Giochi di Tokyo: "Dieci anni fa il mondo forse non era pronto per un'atleta come me e forse non lo è ancora - spiega Laurel - Ma almeno le regole, adesso, me lo hanno permesso, e non mi fermo qui". Le Olimpiadi giapponesi, in programma la prossima estate dopo il rinvio causa Covid, potrebbero avere un motivo in più per diventare storiche. E per Hubbard potrebbero rappresentare la realizzazione del suo sogno. Nata di sesso maschile (il nome di battesimo era Gavin), Laurel circa 13 anni fa ha deciso di diventare una donna. Dopo aver gareggiato per anni nelle competizioni maschili, ha ricevuto l'idoneità anche per competere nel sollevamento pesi femminile grazie ai livelli di testosterone più bassi rispetto alla soglia imposta dal Comitato Olimpico Internazionale. Quella è stata la sua seconda rinascita, che le ha finalmente permesso di coltivare la sua passione. Tanto che, nel 2018, non si è arresa nemmeno di fronte a un grave infortunio al gomito in occasione dei Giochi del Commonwealth a Gold Coast, che ha rischiato di mandare in fumo la sua carriera. Tre anni dopo, infatti, è arrivata a questo primo, importantissimo traguardo: il pass per i Giochi olimpici. Secondo i nuovi criteri di qualificazione, semplificati dalla Federazione internazionale di sollevamento pesi a seguito della pandemia, l'atleta ha tutte le carte in regola per gareggiare. In una nota del Comitato Olimpico Neozelandese si legge: "NZOC può confermare che è molto probabile che i sistemi di qualificazione della federazione internazionale, riveduti, permetteranno ad un certo numero di sollevatori di pesi neozelandesi, tra cui l'atleta transgender dei Giochi del Commonwealth Laurel Hubbard, di avere assegnato un posto in quota IF per Tokyo 2020″.  E se ci sarà la tanto ambita convocazione Hubbard sarà in gara (con concrete possibilità di medaglia) nei pesi massimi, una categoria nella quale è stata argento mondiale nel 2017 e sesta nel 2019.
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