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Home » Sport » Lorenza centra il bersaglio: “Nessuno è diverso in pedana, è uno sport per tutti e tutte”

Lorenza centra il bersaglio: “Nessuno è diverso in pedana, è uno sport per tutti e tutte”

Fiorentina, barista e imprenditrice. Ma soprattutto campionessa nelle freccette: dopo il trionfo al campionato italiano occhi puntati sul prossimo obiettivo, l'Europeo 2023

Marianna Grazi
18 Ottobre 2022
Lorenza Spina Campionessa italiana

Lorenza Spina Campionessa italiana di freccette categoria D

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“Nessuno è diverso davanti a un bersaglio”. Lorenza Spina, barista e imprenditrice fiorentina di 38 anni, è una di quelle persone che quando parlano ti coinvolgono davvero, non riesci a non ascoltarle. La incontro nel locale di piazza Beccaria, il secondo aperto dopo il “Vinile”, vicino alla ‘casa’ di Dante. Qui, dietro al bancone, ha piazzato un bersaglio, dove tra un’ordinazione e l’altra fa due tiri: perché ogni momento è buono per allenarsi. Il 30 settembre ha vinto il Campionato italiano di freccette (sezione soft) Fidart, nella categoria D, sia nel singolo sia nel doppio, in coppia con un’altra fiorentina. Una vittoria forse inaspettata, soprattutto perché Lorenza ha iniziato a giocare a fine novembre 2021. Ma la stoffa c’era già.
“Tutto è iniziato perché una delle mie più care amiche, Simona, una sera mi ha detto: ‘Vieni con me a tirà du frecce?‘. È andata così, ho accettato, doveva essere semplicemente una serata tra amiche al pub ed è diventata una cosa che mi piace tantissimo, che mi fa esser contenta ogni volta che vado a giocare. Poi mi ha  permesso di crearmi un giro di amicizie, di rapporti personali con gente veramente bella. E ci possono giocare tutti e tutte, ci si può confrontare davvero con chiunque” sottolinea.

Doppio e singolo, emozioni diverse

Lorenza Spina e Clara Greco, campionesse italiane nel doppio a Caorle

“Per quanto riguarda il doppio è stato una sorpresa per me. Doveva essere Simona la mia compagna ma per problemi di lavoro non è riuscita a venire a Caorle (Venezia)”. E lo stesso è successo a Clara Greco, ‘orfana’ della sua partner di gioco. “Quindi ci siamo ritrovate io e lei: entrambe di Firenze, ci conoscevamo ma non avevamo mai giocato insieme. Abbiamo trovato un’affinità subito – mi spiega –.  E abbiamo vinto. Ci tengo a sottolineare una cosa: nel doppio soffro un sacco l’emotività, perché so che se tiro una freccia male danneggio anche la mia compagna; sento tantissimo la tensione ma Clara mi ha tranquillizzato molto”, aggiunge e svela di soffrire anche nelle gare a squadra, “perché sento di dover portare il punto per tutti”.
E l’individuale invece? Anche in questo caso la tensione si è fatta sentire, ma per ragioni diverse: “Ci tenevo tanto a Caorle, è la conclusione dell’anno sportivo: è quella possibilità che hai di vedere i risultati del lavoro che hai fatto in un anno. Anzi meno, visto che io ho iniziato a giocare a fine novembre/dicembre 2021. Un caso, poi è salito l’agonismo – afferma divertita -. Ci tenevo a farla al meglio. E poi il campione italiano di ogni categoria viene selezionato per la squadra nazionale quindi, visto che ho vinto nella categoria D, andrò a fare l’Europeo a giugno, a un anno e mezzo appena da quando ho iniziato”. È orgogliosa del risultato raggiunto, si vede, e ha ragione. Anche se forse non giocherà, “però andrò a vivere un’esperienza che mi incuriosisce e se dovessi mai toccare freccia vorrei fare bella figura“.

Il campionato italiano di Caorle

Lorenza Spina, 38enne fiorentina, è diventata campionessa italiana di freccette cat. D ad appena 10 mesi da quando ha tirato la sua prima freccetta (Fidart)

Al campionato in Veneto erano presenti 36 giocatrici nella categoria D, ed era previsto un tabellone ‘doppio ko’, “quindi per essere squalificato devi perdere due volte. La prima partita l’ho persa, ho giocato praticamente una freccia, le altre da quanto ero nervosa non arrivavano nemmeno al tabellone” racconta ancora la fiorentina. “Sono finita nel girone dei perdenti dove, ovviamente, devi giocare molte più partite per arrivare a podio. Lì mi sono detta che non potevo buttare tutti quei mesi di lavoro per nulla, ho iniziato a pensare ad una partita alla volta. Alla fine sono arrivata alla partita per il 2°/3° posto: ero molto tesa ma ho giocato bene – me lo dico da sola – e sono arrivata alla finalissima. La mia avversaria arrivava dal girone dei vincenti e quindi doveva essere battuta 2 volte. E ce l’ho fatta”. Un evento stremante, non tanto dal punto di vista fisico quanto mentale, che però le ha regalato la soddisfazione più grande, il primo gradino del podio. Ma ancora una volta, dietro la gioia nel ricordare quel momento, riaffiora l’atleta affamata di vittorie: “Ho giocato molto al di sotto delle mie capacità, di come faccio in allenamento, ma è frutto dell’emozione e non so bene come lavorarci ancora. Penso che più gare fai più migliori”.

I “pilastri” di Lorenza

Lorenza e Alessio
L’abbraccio commosso tra Lorenza e il suo compagno di gara, Alessio Staccioli (Fidart)

In questo primo anno (anche se ancora non sono trascorsi 12 mesi) ci sono state una serie di persone che le sono state molto vicine e ci tiene a nominarle, a ringraziarle perché “per me è stato bello vincere ma soprattutto perché c’erano loro. È stato un mio riconoscimento nei loro confronti, per il loro aiuto indispensabile”. Si parte con Niccolò e Sasha, i due ragazzi della “Dartzone Club Firenze“, l’associazione che gestisce la stanzetta al circolo “Progresso” dove si allenano: “Mi hanno aiutata tantissimo all’inizio, quando ho cominciato, l’uno nella pratica l’altro nel conteggio del tabellone”. Poi c’è Ferruccio, il capitano della sua nuova squadra per il campionato provinciale che disputerà come categoria C, l’Antica Filoneria Fiorentina, “con il quale mi scambio tantissimi consigli ed era con me a Caorle”. Claudio Saletti, “che per me è un po’ un babbo, è un giocatore fortissimo con una grande esperienza: indispensabile l’aiuto sul movimento del braccio, perché nelle freccette non c’è un allenatore che ti spiega la tecnica giusta”. E ancora, Alessio Staccioli, il compagno di gara e di allenamento, “con lui ci ‘ingarelliamo’ e anche lui era a Caorle insieme a me”. E infine, anche lui nella nuova società, Alessio Chiesi, “con cui ci scambiamo consigli, ci facciamo video a vicenda mentre tiriamo e insomma ci confrontiamo”.

Un gioco per tutti e tutte dove non esistono differenze

Lorenza Spina e Clara Greco sul gradino più alto del podio del doppio cat. D

Considerato un po’ lo sport degli ubriaconi, dove chi gioca sono gli avventori di pub e locali notturni, con la classica birra in una mano e la freccetta nell’altra, viene da chiedersi se esitano, come in altre discipline, delle differenze tra i generi. “Le donne sono meno. Ma a livello fisico assolutamente non ci sono disparità, non è un gioco di forza. Le donne sono meno ma ci sono, e quando sono forti è davvero bello vederle giocare. Nelle gare ufficiali siamo divisi, maschi e femmine, ognuno con le sue categorie – specifica Lorenza –. Però ci sono tantissimi tornei non ufficiali, a cui anche io partecipo, che sono misti. Anche il campionato a squadre è misto, sono quelli singoli a essere divisi. Nella categoria D a squadre addirittura è obbligatorio che ci sia una donna e ce ne sono tante”. Non c’è differenza di genere: stesse categorie, stesso gioco, identici premi. Ci sono giocatori e giocatrici di tutte le età e di tutti gli aspetti fisici, “mentre in altri sport o hai una certa predisposizione fisica (che di solito è genetica) o non li puoi fare: sei alt* un metro e 50? Difficilmente potrai giocare a pallavolo in modo competitivo. Sei una ragazza non molto alta e in carne? Non sarai mai chiamata a fare la prima ballerina alla Scala. Ma non per incapacità, assolutamente! Ma perché purtroppo ci sono degli standard imposti, vogliono un fisico longilineo e magro. A freccette no, puoi avere qualsiasi fisico, qualsiasi aspetto e vincere comunque. È uno sport per tutti e tutte davvero“.

Un passo alla volta verso il centro del bersaglio

Lorenza gioca prevalentemente a soft, anche se a breve parteciperà alla Coppa Italia della sezione steel (dove le freccette hanno le punte in acciaio, ndr). “Soprattutto da principiante il soft ti dà la possibilità di imparare meglio, di confrontarti con giocatori del tuo stesso livello“. E in vista dell’importantissimo appuntamento con l’Europeo cosa cambierà nella sua routine? “Vorrei allenarmi ogni giorno, anche se non riesco, compatibilmente con il lavoro. A casa ho un bersaglio e gioco, ma dopo che hai lavorato una giornata intera magari non ce la faccio proprio. Ci provo e sicuramente intensificherò gli allenamenti in vista dell’Europeo, dove voglio arrivare sapendo di aver fatto tutto il possibile, per non avere rimpianti anche se andrà male. Poi come va va – dice semplicemente –. Per il futuro non ho sogni particolari, spero di continuare e migliorare. Vorrei non fermarmi, è facile migliorare quando giochi da poco, poi è sempre più difficile, ma a piccoli passi spero di andare sempre avanti. Ho imparato, in generale, che anche se una persona si fa un sacco di progetti poi questi saltano e allora meglio prendere quello che la vita ci dà – conclude con un sorriso – e cerchiamo di essere contenti!”. 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
"Nessuno è diverso davanti a un bersaglio". Lorenza Spina, barista e imprenditrice fiorentina di 38 anni, è una di quelle persone che quando parlano ti coinvolgono davvero, non riesci a non ascoltarle. La incontro nel locale di piazza Beccaria, il secondo aperto dopo il "Vinile", vicino alla 'casa' di Dante. Qui, dietro al bancone, ha piazzato un bersaglio, dove tra un'ordinazione e l'altra fa due tiri: perché ogni momento è buono per allenarsi. Il 30 settembre ha vinto il Campionato italiano di freccette (sezione soft) Fidart, nella categoria D, sia nel singolo sia nel doppio, in coppia con un'altra fiorentina. Una vittoria forse inaspettata, soprattutto perché Lorenza ha iniziato a giocare a fine novembre 2021. Ma la stoffa c'era già. "Tutto è iniziato perché una delle mie più care amiche, Simona, una sera mi ha detto: 'Vieni con me a tirà du frecce?'. È andata così, ho accettato, doveva essere semplicemente una serata tra amiche al pub ed è diventata una cosa che mi piace tantissimo, che mi fa esser contenta ogni volta che vado a giocare. Poi mi ha  permesso di crearmi un giro di amicizie, di rapporti personali con gente veramente bella. E ci possono giocare tutti e tutte, ci si può confrontare davvero con chiunque" sottolinea.

Doppio e singolo, emozioni diverse

Lorenza Spina e Clara Greco, campionesse italiane nel doppio a Caorle
"Per quanto riguarda il doppio è stato una sorpresa per me. Doveva essere Simona la mia compagna ma per problemi di lavoro non è riuscita a venire a Caorle (Venezia)". E lo stesso è successo a Clara Greco, 'orfana' della sua partner di gioco. "Quindi ci siamo ritrovate io e lei: entrambe di Firenze, ci conoscevamo ma non avevamo mai giocato insieme. Abbiamo trovato un’affinità subito – mi spiega –.  E abbiamo vinto. Ci tengo a sottolineare una cosa: nel doppio soffro un sacco l’emotività, perché so che se tiro una freccia male danneggio anche la mia compagna; sento tantissimo la tensione ma Clara mi ha tranquillizzato molto", aggiunge e svela di soffrire anche nelle gare a squadra, "perché sento di dover portare il punto per tutti". E l’individuale invece? Anche in questo caso la tensione si è fatta sentire, ma per ragioni diverse: "Ci tenevo tanto a Caorle, è la conclusione dell’anno sportivo: è quella possibilità che hai di vedere i risultati del lavoro che hai fatto in un anno. Anzi meno, visto che io ho iniziato a giocare a fine novembre/dicembre 2021. Un caso, poi è salito l'agonismo - afferma divertita -. Ci tenevo a farla al meglio. E poi il campione italiano di ogni categoria viene selezionato per la squadra nazionale quindi, visto che ho vinto nella categoria D, andrò a fare l’Europeo a giugno, a un anno e mezzo appena da quando ho iniziato". È orgogliosa del risultato raggiunto, si vede, e ha ragione. Anche se forse non giocherà, "però andrò a vivere un’esperienza che mi incuriosisce e se dovessi mai toccare freccia vorrei fare bella figura".

Il campionato italiano di Caorle

Lorenza Spina, 38enne fiorentina, è diventata campionessa italiana di freccette cat. D ad appena 10 mesi da quando ha tirato la sua prima freccetta (Fidart)
Al campionato in Veneto erano presenti 36 giocatrici nella categoria D, ed era previsto un tabellone 'doppio ko', "quindi per essere squalificato devi perdere due volte. La prima partita l’ho persa, ho giocato praticamente una freccia, le altre da quanto ero nervosa non arrivavano nemmeno al tabellone" racconta ancora la fiorentina. "Sono finita nel girone dei perdenti dove, ovviamente, devi giocare molte più partite per arrivare a podio. Lì mi sono detta che non potevo buttare tutti quei mesi di lavoro per nulla, ho iniziato a pensare ad una partita alla volta. Alla fine sono arrivata alla partita per il 2°/3° posto: ero molto tesa ma ho giocato bene - me lo dico da sola - e sono arrivata alla finalissima. La mia avversaria arrivava dal girone dei vincenti e quindi doveva essere battuta 2 volte. E ce l'ho fatta". Un evento stremante, non tanto dal punto di vista fisico quanto mentale, che però le ha regalato la soddisfazione più grande, il primo gradino del podio. Ma ancora una volta, dietro la gioia nel ricordare quel momento, riaffiora l'atleta affamata di vittorie: "Ho giocato molto al di sotto delle mie capacità, di come faccio in allenamento, ma è frutto dell’emozione e non so bene come lavorarci ancora. Penso che più gare fai più migliori".

I “pilastri” di Lorenza

Lorenza e Alessio
L'abbraccio commosso tra Lorenza e il suo compagno di gara, Alessio Staccioli (Fidart)
In questo primo anno (anche se ancora non sono trascorsi 12 mesi) ci sono state una serie di persone che le sono state molto vicine e ci tiene a nominarle, a ringraziarle perché "per me è stato bello vincere ma soprattutto perché c’erano loro. È stato un mio riconoscimento nei loro confronti, per il loro aiuto indispensabile". Si parte con Niccolò e Sasha, i due ragazzi della "Dartzone Club Firenze", l’associazione che gestisce la stanzetta al circolo "Progresso" dove si allenano: "Mi hanno aiutata tantissimo all’inizio, quando ho cominciato, l’uno nella pratica l’altro nel conteggio del tabellone". Poi c’è Ferruccio, il capitano della sua nuova squadra per il campionato provinciale che disputerà come categoria C, l’Antica Filoneria Fiorentina, "con il quale mi scambio tantissimi consigli ed era con me a Caorle". Claudio Saletti, "che per me è un po’ un babbo, è un giocatore fortissimo con una grande esperienza: indispensabile l'aiuto sul movimento del braccio, perché nelle freccette non c’è un allenatore che ti spiega la tecnica giusta". E ancora, Alessio Staccioli, il compagno di gara e di allenamento, "con lui ci ‘ingarelliamo’ e anche lui era a Caorle insieme a me". E infine, anche lui nella nuova società, Alessio Chiesi, "con cui ci scambiamo consigli, ci facciamo video a vicenda mentre tiriamo e insomma ci confrontiamo".

Un gioco per tutti e tutte dove non esistono differenze

Lorenza Spina e Clara Greco sul gradino più alto del podio del doppio cat. D
Considerato un po’ lo sport degli ubriaconi, dove chi gioca sono gli avventori di pub e locali notturni, con la classica birra in una mano e la freccetta nell'altra, viene da chiedersi se esitano, come in altre discipline, delle differenze tra i generi. "Le donne sono meno. Ma a livello fisico assolutamente non ci sono disparità, non è un gioco di forza. Le donne sono meno ma ci sono, e quando sono forti è davvero bello vederle giocare. Nelle gare ufficiali siamo divisi, maschi e femmine, ognuno con le sue categorie – specifica Lorenza –. Però ci sono tantissimi tornei non ufficiali, a cui anche io partecipo, che sono misti. Anche il campionato a squadre è misto, sono quelli singoli a essere divisi. Nella categoria D a squadre addirittura è obbligatorio che ci sia una donna e ce ne sono tante". Non c’è differenza di genere: stesse categorie, stesso gioco, identici premi. Ci sono giocatori e giocatrici di tutte le età e di tutti gli aspetti fisici, "mentre in altri sport o hai una certa predisposizione fisica (che di solito è genetica) o non li puoi fare: sei alt* un metro e 50? Difficilmente potrai giocare a pallavolo in modo competitivo. Sei una ragazza non molto alta e in carne? Non sarai mai chiamata a fare la prima ballerina alla Scala. Ma non per incapacità, assolutamente! Ma perché purtroppo ci sono degli standard imposti, vogliono un fisico longilineo e magro. A freccette no, puoi avere qualsiasi fisico, qualsiasi aspetto e vincere comunque. È uno sport per tutti e tutte davvero".

Un passo alla volta verso il centro del bersaglio

Lorenza gioca prevalentemente a soft, anche se a breve parteciperà alla Coppa Italia della sezione steel (dove le freccette hanno le punte in acciaio, ndr). "Soprattutto da principiante il soft ti dà la possibilità di imparare meglio, di confrontarti con giocatori del tuo stesso livello". E in vista dell'importantissimo appuntamento con l'Europeo cosa cambierà nella sua routine? "Vorrei allenarmi ogni giorno, anche se non riesco, compatibilmente con il lavoro. A casa ho un bersaglio e gioco, ma dopo che hai lavorato una giornata intera magari non ce la faccio proprio. Ci provo e sicuramente intensificherò gli allenamenti in vista dell’Europeo, dove voglio arrivare sapendo di aver fatto tutto il possibile, per non avere rimpianti anche se andrà male. Poi come va va – dice semplicemente –. Per il futuro non ho sogni particolari, spero di continuare e migliorare. Vorrei non fermarmi, è facile migliorare quando giochi da poco, poi è sempre più difficile, ma a piccoli passi spero di andare sempre avanti. Ho imparato, in generale, che anche se una persona si fa un sacco di progetti poi questi saltano e allora meglio prendere quello che la vita ci dà – conclude con un sorriso – e cerchiamo di essere contenti!". 
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