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Home » Sport » Mondiali di calcio 2022, Infantino: “Mi sento arabo, gay e migrante”

Mondiali di calcio 2022, Infantino: “Mi sento arabo, gay e migrante”

Durante la conferenza stampa di apertura della Coppa del Mondo, il presidente della Fifa accusa i critici del Qatar di ipocrisia

Nicolò Guelfi
19 Novembre 2022
Gianni Infantino, presidente della Fifa, nella conferenza stampa della vigilia dell'apertura dei Mondiali di calcio in Qatar (Ansa)

Gianni Infantino, presidente della Fifa, nella conferenza stampa della vigilia dell'apertura dei Mondiali di calcio in Qatar (Ansa)

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Gianni Infantino, 52 anni e presidente della Fifa dal 2016, ha deciso di dare risalto nel proprio discorso inaugurale alle categorie di persone discriminate nel Paese che ospita i Mondiali di calcio 2022, ma al contempo non ha mancato di puntare il dito contro i critici della manifestazione. Il presidente della Fifa ha affermato di sentirsi “arabo”, “gay”, “lavoratore migrante”, durante la conferenza stampa a Doha. Gli organizzatori della Coppa del Mondo sono oggetto di violente critiche sui diritti umani violati e le discriminazioni perpetrate dal governo qatarino, in particolare da parte movimento Lgbtq. La polemica si infiamma particolarmente alla vigilia dell’inizio del torneo, ma il problema in realtà viene da lontano.

Gianni Infantino, 52 anni e presidente della Fifa dal 2016 (Instagram)
Gianni Infantino, 52 anni e presidente della Fifa dal 2016 (Instagram)

Contemporaneamente Infantino ha accusato di ipocrisia i critici del trattamento riservato dal Qatar ai lavoratori migranti in occasione dei Mondiali di calcio, aggiungendo che l’impegno è l’unico modo per migliorare i diritti umani. In un lungo, e a volte arrabbiato, discorso, Infantino ha attaccato i detrattori europei della nazione ospitante: “Io sono europeo. Per quello che abbiamo fatto per 3000 anni in tutto il mondo, dovremmo scusarci per i prossimi 3000 anni prima di dare lezioni morali”. “Ho difficoltà a capire le critiche – ha poi proseguito –. Dobbiamo investire per aiutare queste persone, per l’istruzione e per dare loro un futuro migliore e più speranza. Dovremmo tutti educare noi stessi, molte cose non sono perfette ma le riforme e i cambiamenti richiedono tempo”.

 

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Qui è partito l’affondo: “Questa lezione morale unilaterale è solo ipocrisia. Non è facile accettare le critiche per una decisione presa 12 anni fa. Doha è pronta, il Qatar è pronto e naturalmente sarà la migliore Coppa del Mondo di sempre”. Il presidente Fifa ha inoltre ricordato la propria esperienza di figlio di lavoratori immigrati cresciuto in Svizzera, raccontando di essere stato vittima di bullismo per il fatto di essere italiano e di avere i capelli rossi e le lentiggini. “So cosa si prova a essere discriminati, so cosa significa essere vittima di bullismo”, ha detto. “Cosa si fa? Si inizia a impegnarsi, questo è ciò che dovremmo fare… L’unico modo per ottenere risultati è impegnarsi”. Infantino ha poi sostenuto l’importanza dei mondiali nella crescita e nel cambiamento del Qatar: “Credo che i cambiamenti che sono avvenuti in Qatar forse non sarebbero avvenuti, o almeno non a quella velocità, (senza la Coppa del Mondo). Ovviamente, dobbiamo mantenere la pressione, ovviamente dobbiamo cercare di migliorare le cose”.

Infantino, seguendo la stessa linea, ha anche difeso la presenza dell’Iran al torneo, nonostante l’attuale ondata di proteste senza precedenti scatenate dalla morte di Masha Amini quando era sotto custodia della polizia a settembre. “Non si tratta di due regimi che giocano l’uno contro l’altro, non si tratta di due ideologie che giocano l’una contro l’altra, si tratta di due squadre di calcio”, ha detto. “Se non abbiamo almeno il calcio per unirci… In che mondo vivremo? In Iran ci sono 80 milioni di persone, sono tutti cattivi? Sono tutti mostri?”.

Riguardo alla decisione di vietare la vendita di birra alcolica negli stadi durante il torneo, Infantino ha detto che la Fifa non è riuscita a convincere il governo del Qatar a mantenere la decisione originaria di consentirla. “Ci abbiamo provato ed è per questo che vi comunico il tardivo cambio di politica”, ha dichiarato. “Abbiamo cercato di capire se fosse possibile”. Infantino ha detto di aver ricevuto garanzie dai vertici del governo qatariota che le persone Lgbt saranno accolte nel Paese per la Coppa del Mondo. In Qatar le relazioni tra persone dello stesso sesso sono illegali e punibili fino a tre anni di carcere. Alcune star del calcio hanno sollevato preoccupazioni sui diritti dei tifosi in viaggio per l’evento, in particolare delle persone Lgbtq+ e delle donne, che, secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, sono discriminate dalle leggi del Qatar.

Il presidente della Fifa accusa i critici del Qatar di ipocrisia in vista dei Mondiali di calcio (Instagram)
Il presidente della Fifa accusa i critici del Qatar di ipocrisia in vista dei Mondiali di calcio

Alla fine della conferenza stampa, Bryan Swanson, direttore delle relazioni con i media della Fifa, ha preso il microfono per difendere Infantino: “Ho visto molte critiche a Gianni Infantino da quando sono entrato nella Fifa, in particolare da parte della comunità Lgbt. Sono seduto in una posizione privilegiata su un palcoscenico globale come uomo gay qui in Qatar. Ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che tutti saranno i benvenuti… Solo perché Gianni Infantino non è gay, non significa che non gli interessi. A lui interessa eccome”.

Se da un lato non si può accusare la Fifa per le leggi e le tradizioni vigenti in Qatar e non si può negare come nel passato a siano stati proprio gli occidentali a commettere le stesse atrocità di cui oggi accusiamo il Medio Oriente, l’affermazione di Infantino presenta comunque diverse criticità. Anzitutto nessuno era obbligato a far disputare in Qatar la manifestazione sportiva. Lo stesso ex presidente della fifa Sepp Blutter ha definito questa decisione “un errore”. Se poi la giustificazione è il progresso e l’apertura che i Mondiali avrebbero portato nel Paese, si può tranquillamente parlare di fallimento. Il Paese non ha fatto marcia indietro sulle sue posizioni in termini di diritti umani, trattamento delle donne, della comunità Lgbtq+ e sull’applicazione della legge coranica. E per chi si appella allo sviluppo tecnologico e urbanistico che ha investito Doha, potremmo dire che il processo era comunque già avviato ed è stato portato avanti a mezzo di veri e propri schiavi venuti dall’estero che sono morti in gran numero per costruire le strutture sportive dove giocheranno le nazionali.

Insomma, forse è presto per vedere cosa lasceranno questi mondiali al Qatar, ma se nemmeno Budweiser, il grande marchio della birra da anni sponsor della manifestazione, è riuscita ad averla vinta con gli ospitanti, difficilmente potremmo immaginare una qualche apertura della popolazione legata all’arrivo dei tifosi, che realisticamente si incontreranno ben poco. A Swan si potrebbe rispondere che parlare da una “posizione privilegiata” alla conferenza stampa inaugurale e cosa ben diversa che passeggiare in Qatar tenendo per mano un altro uomo.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Gianni Infantino, 52 anni e presidente della Fifa dal 2016, ha deciso di dare risalto nel proprio discorso inaugurale alle categorie di persone discriminate nel Paese che ospita i Mondiali di calcio 2022, ma al contempo non ha mancato di puntare il dito contro i critici della manifestazione. Il presidente della Fifa ha affermato di sentirsi “arabo”, “gay”, “lavoratore migrante”, durante la conferenza stampa a Doha. Gli organizzatori della Coppa del Mondo sono oggetto di violente critiche sui diritti umani violati e le discriminazioni perpetrate dal governo qatarino, in particolare da parte movimento Lgbtq. La polemica si infiamma particolarmente alla vigilia dell'inizio del torneo, ma il problema in realtà viene da lontano.
Gianni Infantino, 52 anni e presidente della Fifa dal 2016 (Instagram)
Gianni Infantino, 52 anni e presidente della Fifa dal 2016 (Instagram)
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  Qui è partito l’affondo: “Questa lezione morale unilaterale è solo ipocrisia. Non è facile accettare le critiche per una decisione presa 12 anni fa. Doha è pronta, il Qatar è pronto e naturalmente sarà la migliore Coppa del Mondo di sempre”. Il presidente Fifa ha inoltre ricordato la propria esperienza di figlio di lavoratori immigrati cresciuto in Svizzera, raccontando di essere stato vittima di bullismo per il fatto di essere italiano e di avere i capelli rossi e le lentiggini. “So cosa si prova a essere discriminati, so cosa significa essere vittima di bullismo”, ha detto. “Cosa si fa? Si inizia a impegnarsi, questo è ciò che dovremmo fare... L’unico modo per ottenere risultati è impegnarsi”. Infantino ha poi sostenuto l'importanza dei mondiali nella crescita e nel cambiamento del Qatar: “Credo che i cambiamenti che sono avvenuti in Qatar forse non sarebbero avvenuti, o almeno non a quella velocità, (senza la Coppa del Mondo). Ovviamente, dobbiamo mantenere la pressione, ovviamente dobbiamo cercare di migliorare le cose”. Infantino, seguendo la stessa linea, ha anche difeso la presenza dell’Iran al torneo, nonostante l’attuale ondata di proteste senza precedenti scatenate dalla morte di Masha Amini quando era sotto custodia della polizia a settembre. “Non si tratta di due regimi che giocano l’uno contro l’altro, non si tratta di due ideologie che giocano l’una contro l’altra, si tratta di due squadre di calcio”, ha detto. “Se non abbiamo almeno il calcio per unirci... In che mondo vivremo? In Iran ci sono 80 milioni di persone, sono tutti cattivi? Sono tutti mostri?”. Riguardo alla decisione di vietare la vendita di birra alcolica negli stadi durante il torneo, Infantino ha detto che la Fifa non è riuscita a convincere il governo del Qatar a mantenere la decisione originaria di consentirla. “Ci abbiamo provato ed è per questo che vi comunico il tardivo cambio di politica”, ha dichiarato. “Abbiamo cercato di capire se fosse possibile”. Infantino ha detto di aver ricevuto garanzie dai vertici del governo qatariota che le persone Lgbt saranno accolte nel Paese per la Coppa del Mondo. In Qatar le relazioni tra persone dello stesso sesso sono illegali e punibili fino a tre anni di carcere. Alcune star del calcio hanno sollevato preoccupazioni sui diritti dei tifosi in viaggio per l’evento, in particolare delle persone Lgbtq+ e delle donne, che, secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, sono discriminate dalle leggi del Qatar.
Il presidente della Fifa accusa i critici del Qatar di ipocrisia in vista dei Mondiali di calcio (Instagram)
Il presidente della Fifa accusa i critici del Qatar di ipocrisia in vista dei Mondiali di calcio
Alla fine della conferenza stampa, Bryan Swanson, direttore delle relazioni con i media della Fifa, ha preso il microfono per difendere Infantino: “Ho visto molte critiche a Gianni Infantino da quando sono entrato nella Fifa, in particolare da parte della comunità Lgbt. Sono seduto in una posizione privilegiata su un palcoscenico globale come uomo gay qui in Qatar. Ha ricevuto rassicurazioni sul fatto che tutti saranno i benvenuti... Solo perché Gianni Infantino non è gay, non significa che non gli interessi. A lui interessa eccome”. Se da un lato non si può accusare la Fifa per le leggi e le tradizioni vigenti in Qatar e non si può negare come nel passato a siano stati proprio gli occidentali a commettere le stesse atrocità di cui oggi accusiamo il Medio Oriente, l’affermazione di Infantino presenta comunque diverse criticità. Anzitutto nessuno era obbligato a far disputare in Qatar la manifestazione sportiva. Lo stesso ex presidente della fifa Sepp Blutter ha definito questa decisione “un errore”. Se poi la giustificazione è il progresso e l’apertura che i Mondiali avrebbero portato nel Paese, si può tranquillamente parlare di fallimento. Il Paese non ha fatto marcia indietro sulle sue posizioni in termini di diritti umani, trattamento delle donne, della comunità Lgbtq+ e sull’applicazione della legge coranica. E per chi si appella allo sviluppo tecnologico e urbanistico che ha investito Doha, potremmo dire che il processo era comunque già avviato ed è stato portato avanti a mezzo di veri e propri schiavi venuti dall’estero che sono morti in gran numero per costruire le strutture sportive dove giocheranno le nazionali. Insomma, forse è presto per vedere cosa lasceranno questi mondiali al Qatar, ma se nemmeno Budweiser, il grande marchio della birra da anni sponsor della manifestazione, è riuscita ad averla vinta con gli ospitanti, difficilmente potremmo immaginare una qualche apertura della popolazione legata all’arrivo dei tifosi, che realisticamente si incontreranno ben poco. A Swan si potrebbe rispondere che parlare da una "posizione privilegiata" alla conferenza stampa inaugurale e cosa ben diversa che passeggiare in Qatar tenendo per mano un altro uomo.
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