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Nazionale femminile 'curvy' di calcio: undici donne che amano lo sport e le sane abitudini

7 giugno 2022
Nazionale calcio femminile curvy

Nazionale calcio femminile curvy

Lo sport è per tutti e tutte: per essere campioni non esiste uno standard fisso di aspetto, ma talento, allenamento e tenacia possono portare chiunque al successo. Ed è da questo principio che nasce la Nazionale italiana curvy di calcio. Dieci donne da tutta Italia impegnate sul campo e fuori dallo stadio, per abbattere i pregiudizi ma anche per sostenere iniziative benefiche e di solidarietà che possano aiutare chi vive situazioni di disagio ma non per questo deve sentirsi messo in un angolo.

La nazionale 'curvy'

La nazionale di calcio femminile curvy

La nazionale di calcio femminile curvy è stata fondata da Francesca Angelo e Moreno Buccianti (DIRE)

Tra le calciatrici ci sono Francesca Angelo di Corsico (Milano); Barbara Braghin di Porto Viro (Rovigo); Maria Gallo di Napoli; Julieta Harrow di Torino; Silvana Carlone di Milano; Debora Jessica Tufano di San Giuliano Milanese (Milano); Alessandra Peluso di Cesano Maderno (Monza Brianza); Raffaela Pennino di Maranello (Modena); Roberta Nerone di Roma ma vive in Brianza; Flavia Gentiluomo di Cinisello Balsamo (Milano); Barbara Barbati Biondo di Milano. Una squadra appena nata, fondata dalla stessa Francesca Angelo insieme a Moreno Buccianti, mister e ideatore della Selecao internazionale Sacerdoti calcio e della Nazionale italiana Suore calcio, che punta ad un obiettivo molto semplice: sfatare gli stereotipi sulle donne in carne che non si prenderebbero cura di sé. E queste calciatrici, bellissime e grintose, dimostrano l'esatto contrario.

"Curvy sì ma in salute"

“Sappiamo benissimo che dare una ‘etichetta’ è un principio sbagliato, spesso discriminante, ma mettendo in campo la Nazionale curvy vogliamo raggiungere obiettivi che sono diametralmente opposti a questo concetto - spiegano i promotori dell’iniziativa all'agenzia DIRE-. Frequentemente si associa una fisicità 'generosa' ad abitudini di vita sbagliata, come ad esempio può essere l’immagine junk food che viene legata ad un corpo in carne. Sfatare il mito errato legato alle donne formose da una parte ci permetterà di dimostrare che anche noi ‘curvy’ amiamo il mondo dello sport, delle sane abitudini e ci prendiamo cura di noi stesse spinte dall’unico desiderio di migliorare sempre di più”. Angelo rincara la dose, da fondatrice e componente della squadra: “Finalmente con questo meraviglioso progetto sfatiamo che le curvy non amano lo sport e non amano curarsi di loro! - afferma - Anzi dimostreremo con la grinta, sfatando anche questo stereotipo, che possiamo sempre migliorare. Curvy sì ma in salute”.

Una sfida con se stesse

C'è chi non ha mai giocato a calcio, chi addirittura non ha mai praticato uno sport. Ma ciò che accomuna queste dieci donne è la voglia di mettersi in gioco, di migliorarsi, di amarsi e prendersi cura del proprio corpo. “Sono una donna curvy, mi piace il mio corpo perché me lo sono conquistato dopo l’intervento di chirurgia bariatrica - spiega Barbara Braghin -. Far parte della Nazionale italiana curvy è un’altra conquista perché non sono mai stata una sportiva. Ma visto che nel mio percorso di vita c’è questa opportunità l’ho colta al volo. Non mi voglio perdere nulla, voglio assaporare la vita in tutte le sfaccettature e grazie a questa nazionale sto scoprendo nuovi mondi. È tutto bellissimo e anche noi donne curvy”.Il divertimento, rincorrendo un pallone lungo il campo di gioco, è assicurato. Perché si sa, anche se manca la preparazione è la squadra che fa la differenza. E se l'obiettivo è comune a tutte sarà più facile fare gol. “Mi sono innamorata del progetto sin da subito, non ho mai giocato a calcio in tutta la mia vita - afferma Raffaela Pennino -. Questa non solo è una sfida personale, ma una sfida contro chi crede ed è convinto che noi curvy sappiamo solo fare sport da tavola!!! Il nostro motto è ‘Curvy sì, ma in salute!’. Dimostreremo di essere sportive anche noi”. E Alessandra Peluso, che invece la passione per il pallone l'ha sempre avuta, aggiunge: “Cosa non ultima, è un ottimo modo per rimettersi in forma in bellissima compagnia”.
Nazionale calcio femminile curvy

La Nazionale calcio femminile curvy (DIRE)

Un nuovo modo di vedersi

“Il progetto della squadra di calcio curvy è qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato prima. Io e le mie compagne di squadra vogliamo urlare a gran voce che essere curvy racchiude un mondo meraviglioso” dichiara la romana-brianzola Roberta Nerone. C'è poi chi, con il proprio corpo, ha 'fatto a botte' per molto tempo, fino a che non lo ha 'scoperto meglio' proprio attraverso lo sport. “Il rapporto con il mio corpo non lo definirei facile - racconta infatti Flavia Gentiluomo -. Quando ero piccola me ne vergognavo e invidiano le altre ragazze, che dalla mia prospettiva, erano perfette, mentre io ero goffa, grassa e nanerottola. Così mi sono buttata sullo sport (arti marziali) - aggiunge la ragazza di Cinisello Balsamo - con la speranza di modificarlo rendendolo ‘migliore’, ma inaspettatamente ho imparato a conoscerlo, ad apprezzarne le qualità a prescindere dalla forma: non sono bassa sono compatta, non sono grassa sono massiccia, non sono sgraziata sono dirompente. Così il mio corpo è divertano la mia corazza - continua - il mio compagno di viaggio, il mio biglietto da visita. Lo sport mi ha aiutata a capire molto di me e spero che questo progetto, che per me è un’occasione per rimettermi in gioco e cimentarmi nell’esperienza di una squadra, possa aiutare altri a fare lo stesso”. quel fisico che molti, da fuori, vedono come 'problematico, come un peso - non solo di fatto -, come qualcosa di sbagliato, per queste straordinarie dieci calciatrici in erba è diventato un valore di cui farsi vanto. “Per me far parte della nazione italiana curvy, significa far passare al mondo, che non siamo diverse da nessuno. Che siamo in forma nel nostro corpo, fiere di avere le nostre forme. Ma soprattutto, far capire al mondo, che anche le donne, come gli uomini, possono correre davanti ad un pallone con costanza e determinazione” conclude Barbara Barbati Biondo.