Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Sport » Nazionale femminile ‘curvy’ di calcio: undici donne che amano lo sport e le sane abitudini

Nazionale femminile ‘curvy’ di calcio: undici donne che amano lo sport e le sane abitudini

"In carne ma in salute", è il motto delle calciatrici che compongono la neonata squadra. Che hanno un obiettivo semplice: "Sfatare lo stereotipo che associa una fisicità 'generosa' ad abitudini di vita sbagliata"

Marianna Grazi
7 Giugno 2022
Nazionale calcio femminile curvy

Nazionale calcio femminile curvy

Share on FacebookShare on Twitter

Lo sport è per tutti e tutte: per essere campioni non esiste uno standard fisso di aspetto, ma talento, allenamento e tenacia possono portare chiunque al successo. Ed è da questo principio che nasce la Nazionale italiana curvy di calcio. Dieci donne da tutta Italia impegnate sul campo e fuori dallo stadio, per abbattere i pregiudizi ma anche per sostenere iniziative benefiche e di solidarietà che possano aiutare chi vive situazioni di disagio ma non per questo deve sentirsi messo in un angolo.

La nazionale ‘curvy’

La nazionale di calcio femminile curvy
La nazionale di calcio femminile curvy è stata fondata da Francesca Angelo e Moreno Buccianti (DIRE)

Tra le calciatrici ci sono Francesca Angelo di Corsico (Milano); Barbara Braghin di Porto Viro (Rovigo); Maria Gallo di Napoli; Julieta Harrow di Torino; Silvana Carlone di Milano; Debora Jessica Tufano di San Giuliano Milanese (Milano); Alessandra Peluso di Cesano Maderno (Monza Brianza); Raffaela Pennino di Maranello (Modena); Roberta Nerone di Roma ma vive in Brianza; Flavia Gentiluomo di Cinisello Balsamo (Milano); Barbara Barbati Biondo di Milano. Una squadra appena nata, fondata dalla stessa Francesca Angelo insieme a Moreno Buccianti, mister e ideatore della Selecao internazionale Sacerdoti calcio e della Nazionale italiana Suore calcio, che punta ad un obiettivo molto semplice: sfatare gli stereotipi sulle donne in carne che non si prenderebbero cura di sé. E queste calciatrici, bellissime e grintose, dimostrano l’esatto contrario.

“Curvy sì ma in salute”

“Sappiamo benissimo che dare una ‘etichetta’ è un principio sbagliato, spesso discriminante, ma mettendo in campo la Nazionale curvy vogliamo raggiungere obiettivi che sono diametralmente opposti a questo concetto – spiegano i promotori dell’iniziativa all’agenzia DIRE-. Frequentemente si associa una fisicità ‘generosa’ ad abitudini di vita sbagliata, come ad esempio può essere l’immagine junk food che viene legata ad un corpo in carne. Sfatare il mito errato legato alle donne formose da una parte ci permetterà di dimostrare che anche noi ‘curvy’ amiamo il mondo dello sport, delle sane abitudini e ci prendiamo cura di noi stesse spinte dall’unico desiderio di migliorare sempre di più”. Angelo rincara la dose, da fondatrice e componente della squadra: “Finalmente con questo meraviglioso progetto sfatiamo che le curvy non amano lo sport e non amano curarsi di loro! – afferma – Anzi dimostreremo con la grinta, sfatando anche questo stereotipo, che possiamo sempre migliorare. Curvy sì ma in salute”.

Una sfida con se stesse

C’è chi non ha mai giocato a calcio, chi addirittura non ha mai praticato uno sport. Ma ciò che accomuna queste dieci donne è la voglia di mettersi in gioco, di migliorarsi, di amarsi e prendersi cura del proprio corpo. “Sono una donna curvy, mi piace il mio corpo perché me lo sono conquistato dopo l’intervento di chirurgia bariatrica – spiega Barbara Braghin -. Far parte della Nazionale italiana curvy è un’altra conquista perché non sono mai stata una sportiva. Ma visto che nel mio percorso di vita c’è questa opportunità l’ho colta al volo. Non mi voglio perdere nulla, voglio assaporare la vita in tutte le sfaccettature e grazie a questa nazionale sto scoprendo nuovi mondi. È tutto bellissimo e anche noi donne curvy”.Il divertimento, rincorrendo un pallone lungo il campo di gioco, è assicurato. Perché si sa, anche se manca la preparazione è la squadra che fa la differenza. E se l’obiettivo è comune a tutte sarà più facile fare gol. “Mi sono innamorata del progetto sin da subito, non ho mai giocato a calcio in tutta la mia vita – afferma Raffaela Pennino -. Questa non solo è una sfida personale, ma una sfida contro chi crede ed è convinto che noi curvy sappiamo solo fare sport da tavola!!! Il nostro motto è ‘Curvy sì, ma in salute!’. Dimostreremo di essere sportive anche noi”. E Alessandra Peluso, che invece la passione per il pallone l’ha sempre avuta, aggiunge: “Cosa non ultima, è un ottimo modo per rimettersi in forma in bellissima compagnia”.

Nazionale calcio femminile curvy
La Nazionale calcio femminile curvy (DIRE)

Un nuovo modo di vedersi

“Il progetto della squadra di calcio curvy è qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato prima. Io e le mie compagne di squadra vogliamo urlare a gran voce che essere curvy racchiude un mondo meraviglioso” dichiara la romana-brianzola Roberta Nerone. C’è poi chi, con il proprio corpo, ha ‘fatto a botte’ per molto tempo, fino a che non lo ha ‘scoperto meglio’ proprio attraverso lo sport. “Il rapporto con il mio corpo non lo definirei facile – racconta infatti Flavia Gentiluomo -. Quando ero piccola me ne vergognavo e invidiano le altre ragazze, che dalla mia prospettiva, erano perfette, mentre io ero goffa, grassa e nanerottola. Così mi sono buttata sullo sport (arti marziali) – aggiunge la ragazza di Cinisello Balsamo – con la speranza di modificarlo rendendolo ‘migliore’, ma inaspettatamente ho imparato a conoscerlo, ad apprezzarne le qualità a prescindere dalla forma: non sono bassa sono compatta, non sono grassa sono massiccia, non sono sgraziata sono dirompente. Così il mio corpo è divertano la mia corazza – continua – il mio compagno di viaggio, il mio biglietto da visita. Lo sport mi ha aiutata a capire molto di me e spero che questo progetto, che per me è un’occasione per rimettermi in gioco e cimentarmi nell’esperienza di una squadra, possa aiutare altri a fare lo stesso”. quel fisico che molti, da fuori, vedono come ‘problematico, come un peso – non solo di fatto -, come qualcosa di sbagliato, per queste straordinarie dieci calciatrici in erba è diventato un valore di cui farsi vanto.
“Per me far parte della nazione italiana curvy, significa far passare al mondo, che non siamo diverse da nessuno. Che siamo in forma nel nostro corpo, fiere di avere le nostre forme. Ma soprattutto, far capire al mondo, che anche le donne, come gli uomini, possono correre davanti ad un pallone con costanza e determinazione” conclude Barbara Barbati Biondo.

 

Potrebbe interessarti anche

L'onorevole Elena Bonetti
Economia

“Parità che genera”: le imprese inclusive fatturano il 23% in più

22 Marzo 2023
L'associazione Femminile Maschile Neutro presenta una diffida contro il linguaggio discriminatorio nella documentazione amministrativa
Attualità

“Chi non si nomina non esiste”: via le discriminazioni dai documenti

16 Marzo 2023
Truvada è il farmaco per la PrEP, profilassi pre-esposizione
Scienze e culture

L’Aifa potrebbe rendere gratuita la PrEP: di che si tratta

21 Marzo 2023

Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Lo sport è per tutti e tutte: per essere campioni non esiste uno standard fisso di aspetto, ma talento, allenamento e tenacia possono portare chiunque al successo. Ed è da questo principio che nasce la Nazionale italiana curvy di calcio. Dieci donne da tutta Italia impegnate sul campo e fuori dallo stadio, per abbattere i pregiudizi ma anche per sostenere iniziative benefiche e di solidarietà che possano aiutare chi vive situazioni di disagio ma non per questo deve sentirsi messo in un angolo.

La nazionale 'curvy'

La nazionale di calcio femminile curvy
La nazionale di calcio femminile curvy è stata fondata da Francesca Angelo e Moreno Buccianti (DIRE)
Tra le calciatrici ci sono Francesca Angelo di Corsico (Milano); Barbara Braghin di Porto Viro (Rovigo); Maria Gallo di Napoli; Julieta Harrow di Torino; Silvana Carlone di Milano; Debora Jessica Tufano di San Giuliano Milanese (Milano); Alessandra Peluso di Cesano Maderno (Monza Brianza); Raffaela Pennino di Maranello (Modena); Roberta Nerone di Roma ma vive in Brianza; Flavia Gentiluomo di Cinisello Balsamo (Milano); Barbara Barbati Biondo di Milano. Una squadra appena nata, fondata dalla stessa Francesca Angelo insieme a Moreno Buccianti, mister e ideatore della Selecao internazionale Sacerdoti calcio e della Nazionale italiana Suore calcio, che punta ad un obiettivo molto semplice: sfatare gli stereotipi sulle donne in carne che non si prenderebbero cura di sé. E queste calciatrici, bellissime e grintose, dimostrano l'esatto contrario.

"Curvy sì ma in salute"

“Sappiamo benissimo che dare una ‘etichetta’ è un principio sbagliato, spesso discriminante, ma mettendo in campo la Nazionale curvy vogliamo raggiungere obiettivi che sono diametralmente opposti a questo concetto - spiegano i promotori dell’iniziativa all'agenzia DIRE-. Frequentemente si associa una fisicità 'generosa' ad abitudini di vita sbagliata, come ad esempio può essere l’immagine junk food che viene legata ad un corpo in carne. Sfatare il mito errato legato alle donne formose da una parte ci permetterà di dimostrare che anche noi ‘curvy’ amiamo il mondo dello sport, delle sane abitudini e ci prendiamo cura di noi stesse spinte dall’unico desiderio di migliorare sempre di più”. Angelo rincara la dose, da fondatrice e componente della squadra: “Finalmente con questo meraviglioso progetto sfatiamo che le curvy non amano lo sport e non amano curarsi di loro! - afferma - Anzi dimostreremo con la grinta, sfatando anche questo stereotipo, che possiamo sempre migliorare. Curvy sì ma in salute”.

Una sfida con se stesse

C'è chi non ha mai giocato a calcio, chi addirittura non ha mai praticato uno sport. Ma ciò che accomuna queste dieci donne è la voglia di mettersi in gioco, di migliorarsi, di amarsi e prendersi cura del proprio corpo. “Sono una donna curvy, mi piace il mio corpo perché me lo sono conquistato dopo l’intervento di chirurgia bariatrica - spiega Barbara Braghin -. Far parte della Nazionale italiana curvy è un’altra conquista perché non sono mai stata una sportiva. Ma visto che nel mio percorso di vita c’è questa opportunità l’ho colta al volo. Non mi voglio perdere nulla, voglio assaporare la vita in tutte le sfaccettature e grazie a questa nazionale sto scoprendo nuovi mondi. È tutto bellissimo e anche noi donne curvy”.Il divertimento, rincorrendo un pallone lungo il campo di gioco, è assicurato. Perché si sa, anche se manca la preparazione è la squadra che fa la differenza. E se l'obiettivo è comune a tutte sarà più facile fare gol. “Mi sono innamorata del progetto sin da subito, non ho mai giocato a calcio in tutta la mia vita - afferma Raffaela Pennino -. Questa non solo è una sfida personale, ma una sfida contro chi crede ed è convinto che noi curvy sappiamo solo fare sport da tavola!!! Il nostro motto è ‘Curvy sì, ma in salute!’. Dimostreremo di essere sportive anche noi”. E Alessandra Peluso, che invece la passione per il pallone l'ha sempre avuta, aggiunge: “Cosa non ultima, è un ottimo modo per rimettersi in forma in bellissima compagnia”.
Nazionale calcio femminile curvy
La Nazionale calcio femminile curvy (DIRE)

Un nuovo modo di vedersi

“Il progetto della squadra di calcio curvy è qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato prima. Io e le mie compagne di squadra vogliamo urlare a gran voce che essere curvy racchiude un mondo meraviglioso” dichiara la romana-brianzola Roberta Nerone. C'è poi chi, con il proprio corpo, ha 'fatto a botte' per molto tempo, fino a che non lo ha 'scoperto meglio' proprio attraverso lo sport. “Il rapporto con il mio corpo non lo definirei facile - racconta infatti Flavia Gentiluomo -. Quando ero piccola me ne vergognavo e invidiano le altre ragazze, che dalla mia prospettiva, erano perfette, mentre io ero goffa, grassa e nanerottola. Così mi sono buttata sullo sport (arti marziali) - aggiunge la ragazza di Cinisello Balsamo - con la speranza di modificarlo rendendolo ‘migliore’, ma inaspettatamente ho imparato a conoscerlo, ad apprezzarne le qualità a prescindere dalla forma: non sono bassa sono compatta, non sono grassa sono massiccia, non sono sgraziata sono dirompente. Così il mio corpo è divertano la mia corazza - continua - il mio compagno di viaggio, il mio biglietto da visita. Lo sport mi ha aiutata a capire molto di me e spero che questo progetto, che per me è un’occasione per rimettermi in gioco e cimentarmi nell’esperienza di una squadra, possa aiutare altri a fare lo stesso”. quel fisico che molti, da fuori, vedono come 'problematico, come un peso - non solo di fatto -, come qualcosa di sbagliato, per queste straordinarie dieci calciatrici in erba è diventato un valore di cui farsi vanto. “Per me far parte della nazione italiana curvy, significa far passare al mondo, che non siamo diverse da nessuno. Che siamo in forma nel nostro corpo, fiere di avere le nostre forme. Ma soprattutto, far capire al mondo, che anche le donne, come gli uomini, possono correre davanti ad un pallone con costanza e determinazione” conclude Barbara Barbati Biondo.  
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto