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Home » Sport » Il campione di tuffi Tom Daley contro la FINA per il divieto alle atlete trans: “Sono furioso”

Il campione di tuffi Tom Daley contro la FINA per il divieto alle atlete trans: “Sono furioso”

Il tuffatore, apertamente gay, ha espresso tutta la sua rabbia possibile contro la decisione di escludere le nuotatrici transgender dalle competizioni femminili

Edoardo Martini
27 Giugno 2022
Tom Daley

Tom Daley

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Tom Daley, celebre tuffatore britannico, oro olimpico a Tokyo così come medaglia d’oro ai Mondiali di Roma del 2009 e di Budapest del 2017, ha attaccato la Federazione internazionale di nuoto per la decisione di escludere le nuotatrici transgender (celebre il caso di Lia Thomas) dalle gare femminili.

Tom Daley, oro olimpico a Tokio e medaglia d’oro ai mondiali di Roma e Budapest

“Sono furioso”: la dichiarazione del campione

Daley, che si è dichiarato gay nel 2013, ha parlato venerdì ai British LGBT Awards, dove è stato nominato ‘Personaggio sportivo dell’anno‘ dopo aver vinto l’oro nella gara di tuffi sincronizzati dal trampolino di 10 metri alle Olimpiadi di Tokyo. I diritti delle persone transgender sono diventati un importante argomento di conversazione, poiché lo sport cerca di bilanciare l’inclusione e garantire che non vi siano vantaggi ingiusti. Proprio per questo motivo il nuotatore ha deciso di non tacere. “Ero furioso“, ha detto dopo la decisione della FINA di impedire alle nuotatrici trans di partecipare alle gare femminili.

La FINA ha anche affermato che creerà un gruppo di lavoro per stabilire una categoria “aperta” per gli atleti transgender, come giustificazione della sua nuova politica, che riguarda eventi di nuoto, immersioni, pallanuoto, nuoto artistico, immersioni subacquee e nuoto in acque libere.

“Non è bello dire alle persone queer di non poter competere o di non poter fare qualcosa che amano semplicemente per quello che sono”, ha dichiarato il 28enne.

L’atleta furioso contro la decisione della Fina di escludere le nuotatrici trans dalle gare femminili

“Date alle persone trans l’opportunità di fare la loro parte”: la richiesta del campione olimpico

“È un argomento per cui mi sento molto forte. Date alle persone trans l’opportunità di fare la loro parte“, ha concluso così il campione olimpico provando a lanciare un messaggio di speranza.

World Athletics e FIFA sono tra i numerosi organismi che stanno rivedendo le loro linee guida sul coinvolgimento del governo in seguito alla sentenza della FINA, che è la più severa di qualsiasi organismo sportivo olimpico.

Sebbene la FINA e scienziati di spicco sono stati coinvolti nel gruppo di lavoro che ha stabilito le regole, i sostenitori dell’inclusione transgender affermano che non sono state ancora condotte ricerche sufficienti sull’impatto della transizione sulle prestazioni fisiche.

L’ex nuotatrice britannica Sharron Davies ha twittato il suo sostegno alla decisione della FINA. “Sono orgogliosa del mio sport… per fare scienza, chiedete agli atleti/allenatori e difendete lo sport giusto per le donne. Il nuoto accoglierà sempre tutti, non importa come ti identifichi, ma l’equità è la pietra angolare dello sport”.

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#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Tom Daley, celebre tuffatore britannico, oro olimpico a Tokyo così come medaglia d’oro ai Mondiali di Roma del 2009 e di Budapest del 2017, ha attaccato la Federazione internazionale di nuoto per la decisione di escludere le nuotatrici transgender (celebre il caso di Lia Thomas) dalle gare femminili.
Tom Daley, oro olimpico a Tokio e medaglia d'oro ai mondiali di Roma e Budapest

"Sono furioso": la dichiarazione del campione

Daley, che si è dichiarato gay nel 2013, ha parlato venerdì ai British LGBT Awards, dove è stato nominato 'Personaggio sportivo dell'anno' dopo aver vinto l'oro nella gara di tuffi sincronizzati dal trampolino di 10 metri alle Olimpiadi di Tokyo. I diritti delle persone transgender sono diventati un importante argomento di conversazione, poiché lo sport cerca di bilanciare l'inclusione e garantire che non vi siano vantaggi ingiusti. Proprio per questo motivo il nuotatore ha deciso di non tacere. "Ero furioso", ha detto dopo la decisione della FINA di impedire alle nuotatrici trans di partecipare alle gare femminili. La FINA ha anche affermato che creerà un gruppo di lavoro per stabilire una categoria "aperta" per gli atleti transgender, come giustificazione della sua nuova politica, che riguarda eventi di nuoto, immersioni, pallanuoto, nuoto artistico, immersioni subacquee e nuoto in acque libere. "Non è bello dire alle persone queer di non poter competere o di non poter fare qualcosa che amano semplicemente per quello che sono", ha dichiarato il 28enne.
L'atleta furioso contro la decisione della Fina di escludere le nuotatrici trans dalle gare femminili

"Date alle persone trans l'opportunità di fare la loro parte": la richiesta del campione olimpico

"È un argomento per cui mi sento molto forte. Date alle persone trans l'opportunità di fare la loro parte", ha concluso così il campione olimpico provando a lanciare un messaggio di speranza. World Athletics e FIFA sono tra i numerosi organismi che stanno rivedendo le loro linee guida sul coinvolgimento del governo in seguito alla sentenza della FINA, che è la più severa di qualsiasi organismo sportivo olimpico. Sebbene la FINA e scienziati di spicco sono stati coinvolti nel gruppo di lavoro che ha stabilito le regole, i sostenitori dell'inclusione transgender affermano che non sono state ancora condotte ricerche sufficienti sull'impatto della transizione sulle prestazioni fisiche. L’ex nuotatrice britannica Sharron Davies ha twittato il suo sostegno alla decisione della FINA. “Sono orgogliosa del mio sport… per fare scienza, chiedete agli atleti/allenatori e difendete lo sport giusto per le donne. Il nuoto accoglierà sempre tutti, non importa come ti identifichi, ma l’equità è la pietra angolare dello sport”.
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