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Home » Sport » Offese razziste a tre giocatori del Napoli. Koulibaly: “I responsabili per sempre fuori dagli stadi”

Offese razziste a tre giocatori del Napoli. Koulibaly: “I responsabili per sempre fuori dagli stadi”

Insulti per il colore della pelle anche a Osimhen e Anguissa. La Fiorentina, nel cui stadio sono avvenuti gli episodi, chiede scusa, anche la Procura federale apre un fascicolo per colpire i responsabili

Federico Martini
4 Ottobre 2021
Il post su Instagram di Kalidou Koulibaly, 4 ottobre 2021. INTSAGRAM KOULIBALY ++ATTENZIONE LA FOTO NO PUO' ESSERE RIRPRODOTTA O PUBBLICATA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE CUI SI RINVIA++

Il post su Instagram di Kalidou Koulibaly, 4 ottobre 2021. INTSAGRAM KOULIBALY ++ATTENZIONE LA FOTO NO PUO' ESSERE RIRPRODOTTA O PUBBLICATA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE CUI SI RINVIA++

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“Scimmia di m…“ Mi hanno chiamato così. Questi soggetti non c’entrano con lo sport. Vanno identificati e tenuti fuori dagli stadi: per sempre”. Così il difensore del Napoli, Kalidou Koulibaly, su Instagram, in seguito agli insulti razzisti rivolti al suo indirizzo allo stadio ‘Artemio Franchi’ di Firenze, al termine del match che il Napoli capolista ha vinto per 2-1 sulla Fiorentina. Analoghi epiteti sono stati rivolti nei confronti di Victor Osimhen, di origini nigeriane e Frank Zambo Anguissa, camerunense, entrambi giocatori del Napoli. Koulibaly, di orogini senegalesi, aveva già diffuso su Twitter in più lingue la notizia degli insulti ricevuti a Firenze: “Scimmia di m… Putain de singe. Fucking monkey. Mi hanno chiamato cosi’“ (vedi foto in copertina).

L’episodio a quanto riferito da Dazn sarebbe avvenuto durante l’intervista che il giocatore napoletano ha rilasciato all’emittente a fine partita e le offese sarebbero giunte dalla curva Fiesole. Agli improperi, Osimhen avrebbe reagito sorridendo, mentre Koulibaly si è rivolto a chi lo offendeva gridando: “Vieni qui a dirmelo in faccia“.
La Procura Federale, acquisiti i referti degli ispettori e ascoltato il calciatore, ha aperto un fascicolo e annunciato l’acquisizione di atti presso la Questura di Firenze, mentre la Fiorentina calcio si è “fermamente dissociata dai cori e le offese razziste giunte dagli spalti del Franchi all’indirizzo di alcuni giocatori avversari“. Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone, a fine partita è andato a chiedere scusa a Kouibaly esprimendo la vicinanza della società e ribadendo “che per noi queste cose sono inaccettabili“.

Prima e durante il match c’è stato qualche coro di discriminazione territoriale, come purtroppo accade frequentemente nelle occasioni in cui il Napoli gioca in trasferta. Alla vigilia il presidente viola Rocco Commisso si era raccomandato affinché non si ripetesse quando avvenuto qualche settimana a Bergamo, durante la partita con l’Atalanta, quando una parte del pubblico aveva lanciato insulti razzisti a Vlahovic, centravanti della Fiorentina di origini serbe.

Osimhen , fra i destinatari delle offese provenienti dagli spalti di Firenze ha scritto su Instagram un messaggio il cui contenuto è: “Parla coi tuoi figli, i genitori facciano capire loro quanto sia disgustoso odiare un individuo per il colore della pelle“. Da Renzi a Nardella, e dal mondo politico messaggi di condanna per il comportmento razzista di parte del pubblico. Dal sindaco di Firenze la frase che “chi ha offeso i calciatori del Napoli allo stadio non rappresenta la città e non rappresenta la Fiorentina. Negli stadi non c’è posto per l’ignoranza e la stupidità”. Sui propri canali social il sindaco aggiunge: “Il razzismo non vive a Firenze”.
“Non ci deve essere spazio per il razzismo. Continuiamo a combattere uniti, a sostegno dell’uguaglianza sociale e dell’inclusione”, ha scritto il Milan nel suo profilo Twitter. Di episodi “gravi e inaccettabili“ parla Umberto Calcagno, presidente di Assocalciatori affermando che i responsabili “non sono tifosi, non sono veri appassionati di calcio e vanno individuati ed espulsi per sempre dai nostri stadi“.

Ai responsabili delle offese, un invito alla riflessione: “Se proprio non si trova di meglio che rivolgersi ai giocatori avversari ‘colpevoli’ solo di aver battuto la squadra di casa,  non esiste altro argomento che colpirli per il colore della loro pelle? Un piccolo sforzo e una tifoseria che ha dato esempi di straordinaria e rispettosa creatività come quella fiorentina potrebbe esprimersi in modo ben più originale che omologarsi al razzismo purtroppo dilagante in ogni stadio con le medesime espressioni, i medesimi gesti, i medesimi e scontati slogan. Ma forse è un invito inutile: chi offende per il colore della pelle ha il razzismo ben impiantato nel  cuore  e nella testa. Alle autorità civili e calcistiche il compito di punirlo severamente, alla tifoseria corretta (e ampiamente maggioritaria) quello di isolare gli idioti

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
“Scimmia di m...“ Mi hanno chiamato così. Questi soggetti non c’entrano con lo sport. Vanno identificati e tenuti fuori dagli stadi: per sempre”. Così il difensore del Napoli, Kalidou Koulibaly, su Instagram, in seguito agli insulti razzisti rivolti al suo indirizzo allo stadio ‘Artemio Franchi’ di Firenze, al termine del match che il Napoli capolista ha vinto per 2-1 sulla Fiorentina. Analoghi epiteti sono stati rivolti nei confronti di Victor Osimhen, di origini nigeriane e Frank Zambo Anguissa, camerunense, entrambi giocatori del Napoli. Koulibaly, di orogini senegalesi, aveva già diffuso su Twitter in più lingue la notizia degli insulti ricevuti a Firenze: “Scimmia di m... Putain de singe. Fucking monkey. Mi hanno chiamato cosi’“ (vedi foto in copertina). L’episodio a quanto riferito da Dazn sarebbe avvenuto durante l’intervista che il giocatore napoletano ha rilasciato all’emittente a fine partita e le offese sarebbero giunte dalla curva Fiesole. Agli improperi, Osimhen avrebbe reagito sorridendo, mentre Koulibaly si è rivolto a chi lo offendeva gridando: “Vieni qui a dirmelo in faccia“. La Procura Federale, acquisiti i referti degli ispettori e ascoltato il calciatore, ha aperto un fascicolo e annunciato l’acquisizione di atti presso la Questura di Firenze, mentre la Fiorentina calcio si è “fermamente dissociata dai cori e le offese razziste giunte dagli spalti del Franchi all’indirizzo di alcuni giocatori avversari“. Il direttore generale della Fiorentina Joe Barone, a fine partita è andato a chiedere scusa a Kouibaly esprimendo la vicinanza della società e ribadendo “che per noi queste cose sono inaccettabili“. Prima e durante il match c’è stato qualche coro di discriminazione territoriale, come purtroppo accade frequentemente nelle occasioni in cui il Napoli gioca in trasferta. Alla vigilia il presidente viola Rocco Commisso si era raccomandato affinché non si ripetesse quando avvenuto qualche settimana a Bergamo, durante la partita con l’Atalanta, quando una parte del pubblico aveva lanciato insulti razzisti a Vlahovic, centravanti della Fiorentina di origini serbe. Osimhen , fra i destinatari delle offese provenienti dagli spalti di Firenze ha scritto su Instagram un messaggio il cui contenuto è: “Parla coi tuoi figli, i genitori facciano capire loro quanto sia disgustoso odiare un individuo per il colore della pelle“. Da Renzi a Nardella, e dal mondo politico messaggi di condanna per il comportmento razzista di parte del pubblico. Dal sindaco di Firenze la frase che “chi ha offeso i calciatori del Napoli allo stadio non rappresenta la città e non rappresenta la Fiorentina. Negli stadi non c’è posto per l’ignoranza e la stupidità”. Sui propri canali social il sindaco aggiunge: “Il razzismo non vive a Firenze”. “Non ci deve essere spazio per il razzismo. Continuiamo a combattere uniti, a sostegno dell’uguaglianza sociale e dell’inclusione”, ha scritto il Milan nel suo profilo Twitter. Di episodi “gravi e inaccettabili“ parla Umberto Calcagno, presidente di Assocalciatori affermando che i responsabili “non sono tifosi, non sono veri appassionati di calcio e vanno individuati ed espulsi per sempre dai nostri stadi“. Ai responsabili delle offese, un invito alla riflessione: "Se proprio non si trova di meglio che rivolgersi ai giocatori avversari 'colpevoli' solo di aver battuto la squadra di casa,  non esiste altro argomento che colpirli per il colore della loro pelle? Un piccolo sforzo e una tifoseria che ha dato esempi di straordinaria e rispettosa creatività come quella fiorentina potrebbe esprimersi in modo ben più originale che omologarsi al razzismo purtroppo dilagante in ogni stadio con le medesime espressioni, i medesimi gesti, i medesimi e scontati slogan. Ma forse è un invito inutile: chi offende per il colore della pelle ha il razzismo ben impiantato nel  cuore  e nella testa. Alle autorità civili e calcistiche il compito di punirlo severamente, alla tifoseria corretta (e ampiamente maggioritaria) quello di isolare gli idioti
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