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Home » Sport » Pararcobaleno, apre la palestra per rinascere e diventare campioni vita nel ricordo Simone Borgheresi

Pararcobaleno, apre la palestra per rinascere e diventare campioni vita nel ricordo Simone Borgheresi

Attraverso il tiro con l’arco la struttura offre la possibilità di seguire un percorso riabilitativo a lungo termine per coloro che hanno subito lesioni spinali

Maurizio Costanzo
25 Settembre 2022
Il "Pararcobaleno", palestra dove rinascere e diventare Campioni di Vita nel nome di Simone Borgheresi

Il "Pararcobaleno", palestra dove rinascere e diventare Campioni di Vita nel nome di Simone Borgheresi

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Il Pararcobaleno è realtà, dimostrazione concreta che da un dolore può nascere la speranza di una vita nuova. Inaugurata, il 24 settembre, a Firenze nei bellissimi spazi di via Lunga, la struttura riabilitativa “Pararcobaleno” è stata fortemente voluta dall’associazione “Simone Borgheresi – Campioni di Vita” e dalla sua presidente Simona Spini. “L’apertura delle attività del nostro centro riabilitativo è la concretizzazione di un sogno – spiega la presidente Spini – quello condiviso da me e da mio marito Simone Borgheresi, campione nazionale di tiro con l’arco, ma soprattutto ‘Campione di vita’, che amava spendersi per il prossimo generando meravigliose occasioni di inclusione e solidarietà”.

La chirurga fiorentina Simona Spini abbraccia il suo compagno, lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi
La chirurga fiorentina Simona Spini abbraccia il suo compagno, lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi

Primo nel suo genere a livello nazionale, da questo momento in poi il centro “Pararcobaleno” offrirà ai pazienti che hanno subìto lesioni spinali e che avranno affrontato una prima riabilitazione post operatoria nel Centro Spinale di Careggi, la possibilità di seguire un percorso riabilitativo a lungo termine. Un impegno fondamentale e un ruolo determinante nel trovare e adeguare lo spazio lo hanno avuto il Comune di Firenze e l’assessore allo sport, Cosimo Guccione. “Sono diverse le motivazioni che mi hanno portato a realizzare questo progetto – spiega Simona Spini -. Sono un medico chirurgo, a volte mi scontro con un territorio povero, in cui chiediamo continuamente al Governo di fare di più per i nostri pazienti. Ma a volte forse dovremmo metterci un po’ in gioco per arricchire personalmente l’offerta esistente. Il mio ruolo di medico continua nella vita quotidiana, anche quando esco dall’ospedale, e anche portando avanti attività non propriamente istituzionali. Altra motivazione forte: il progetto è nato in tandem tra me e mio marito, poi lui è stato chiamato in un’altra dimensione. Ma io ho voluto portarlo avanti, in memoria di una persona estremamente generosa, che voleva donarsi agli altri. Tutte le persone che lo hanno conosciuto dicevano di lui che era sorridente, gentile e generoso. Si meritava di portare avanti e completare questo progetto”.

Lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi
Lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi

“Lo sport rientra a pieno titolo nel percorso riabilitativo promosso dal Gruppo Sportivo Centro Spinale Careggi Onlus – spiega Piero Amati, coordinatore delle attività sportive nel Centro Spinale di Careggi -, insieme ovviamente alle terapie farmacologiche. Siamo una equipe multi disciplinare. Non tutti i pazienti sono idonei all’attività sportiva, ma se il medico e il fisioterapista danno parere favorevole, viene proposto un percorso sportivo paragonabile ad un’attività ludica e aggregativa, certo non agonistica. Stiamo parlando di persone che vivono il dramma del diventare paraplegici o tetraplegici e lo sport può essere una medicina per la mente e per il ritorno alla socialità. Come associazione siamo collegati con il territorio, attraverso collaborazioni come quella con l’Aps Simone Borgherese, che offre ai nostri pazienti la possibilità di continuare l’esperienza provata in reparto, entrando a fare parte di un’associazione sportiva riconosciuta dalla Federazione. Un aspetto molto bello è che la palestra ‘Pararcobaleno’ accoglie tutti, dalle persone in carrozzina ai normodotati, che possono condividere uno spazio realmente inclusivo”.

Tante le persone che nel momento dell’inaugurazione hanno voluto rendere omaggio alla memoria di Simone Borgheresi. Al taglio del nastro era presente l’assessore allo Sport del Comune di Firenze, Cosimo Guccione: “Sono felice di inaugurare questa attività che si svolgerà presso il ‘Pararcobaleno’, che va così ad arricchire l’offerta sportiva di tipo riabilitativo e inclusivo con il tiro con l’arco. Mancava questa specificità, per questo la struttura è unica nel suo genere a Firenze. Uno strumento in più per la riabilitazione e l’inclusione di persone con disabilità. Una bella opportunità resa possibile dalla passione di tanti volontari e soprattutto di Simona Spini che ringrazio. Per cimentarsi in questa disciplina non occorre un’eccessiva prestanza fisica, e questo lo rende uno sport inclusivo per eccellenza. Il gesto atletico ha bisogno però di una necessaria concentrazione, e questi due fattori si prestano molto bene al percorso riabilitativo, ad esempio dopo un certo tipo di trauma. Il tiro con l’arco è uno sport i cui benefici rappresentano un fattore determinante nell’attività di recupero”.

Il "Pararcobaleno" di Firenze dove rinascere e diventare Campioni di vita
Il “Pararcobaleno” di Firenze dove rinascere e diventare Campioni di vita

In occasione dell’inaugurazione sono state presentate le attività del centro, anche attraverso una dimostrazione pratica di tiro con l’arco, e i primi soci sostenitori del progetto hanno avuto la possibilità di iscriversi all’Associazione “Simone Borgheresi – Campioni di Vita”, versando una quota di 25 euro. È stato anche premiato come esempio di ‘campioni di vita’ Tropos nella persona di Leonardo Lombardi.

“Il Pararcobaleno – spiega il vicepresidente dell’Aps, Giuseppe Marascia – è una realtà innovativa perché andiamo ad aiutare i ragazzi che hanno avuto un incidente e subito grossi danni a livello midollare. Il tiro con l’arco ha la possibilità di mettere questi ragazzi di nuovo in gioco e, cosa importantissima, alla pari dei normodotati. Che sia uno sport inclusivo per eccellenza lo dimostra il fatto che riesce a far sfidare ragazzi normodotati e persone con disabilità nella stessa gara. Parlo per esperienza personale: col nostro gruppo di lavoro, sono presidente dell’Associazione sportiva dilettantistica ‘Frecce Azzurre’, quest’anno abbiamo centrato un titolo italiano a squadre, era un campionato nazionale, e nella gara due ragazzi con disabilità e un ragazzo normodotato sono arrivati primi”. Aggiunge Marascia: “Sono stato nominato vicepresidente dell’Aps per volontà di Simona Spini e del ‘fratellone’ – è così che ci chiamavamo – Simone Borgheresi, col quale avevamo già progettato qualcosa del genere. Sono otto anni che seguo ragazzi con disabilità, che vanno dalla paraplegia alla tetraplegia, alla cecità completa. Come fanno a tirare i ragazzi che non vedono? Grazie a un mirino tattile. Ma l’aspetto principale è portare queste persone fuori dalle mura domestiche. C’è stato un tempo e ci sono nazioni nelle quali, per non farsi vedere, queste persone escono di notte. Da noi invece questo non accade più fortunatamente, anzi si studiano sempre nuove possibilità per mettere questi ragazzi con disabilità nelle condizioni di vivere una nuova vita”. Il pensiero va inevitabilmente a Simone, e con la voce rotta dall’emozione Giuseppe ci racconta: “Un suo ricordo? Era un vulcano di idee. Stavamo a volte anche ore al telefono facendo progetti, che la sorte ha purtroppo interrotto. Ma per me il suo ricordo è sempre vivo. È stato lui a presentarmi Daniele Cassiani, che ha centrato due record mondiali”.

Daniele Cassiani ha avuto una grave disabilità post natale: Simone Borghesi lo ha seguito personalmente
Daniele Cassiani ha avuto una grave disabilità post natale: Simone Borghesi lo ha seguito personalmente

Marascia è allenatore di tiro con l’arco, colonnello dell’aeronautica in pensione e ha un laboratorio dove, insieme a un altro tecnico, inventano e costruiscono ausili per aiutare i ragazzi con gravi difficoltà motorie, o articolari, di flessione delle dita, o che non hanno la presa, solo per fare alcuni esempi. Questi ausili, frutto del loro lavoro preziosissimo, li mettono nella possibilità di poter tirare con l’arco. “Quello che mi preme sottolineare – conclude – è che prima vedevamo dei ragazzi con disabilità che si cimentavano nello sport, mentre oggi vediamo uomini e donne sulla linea di tiro con l’arco che ci insegnano a essere caparbi, che non bisogna mollare mai, e che c’è sempre una possibilità di una nuova vita”.

I Campioni di Vita nella struttura riabilitativa Pararcobaleno

“L’Aps dedicata alla memoria del Caporal maggiore dei Vigili del Fuoco Simone Borgheresi – commenta la presidente Spini – rappresenta una novità assoluta sul nostro territorio, perché si propone di offrire attività volte al recupero fisico, psicologico e sociale delle persone medullolese dimesse dal Centro Spinale di Careggi, grazie a istruttori nazionali di tiro con l’arco che mettono la propria competenza a servizio della causa. Fino a oggi, i pazienti dimessi dall’ospedale avevano dinanzi a sé due opzioni: pagarsi privatamente una riabilitazione efficace, oppure chiudersi in casa perdendo gradualmente molte delle competenze che, invece, potrebbero essere mantenute, oltre al non secondario aspetto della socialità”.

Il tiro con l’arco è lo sport inclusivo per eccellenza “perché – prosegue Spini – ciascun atleta può partecipare indistintamente a competizioni paralimpiche e non, e perché i team possono essere composti indistintamente da uomini e donne. Si tratta inoltre di una disciplina sportiva riconosciuta come riabilitativa per i portatori di lesioni spinali. Alla nostra Aps, comunque, non interessano le competizioni: non cerchiamo campioni agonistici, ma campioni di vita, ossia persone che abbiano voglia di riprendersi dopo aver subito un difficile “lutto nel proprio corpo”, attraverso un percorso di riabilitazione del corpo e della mente, con l’obiettivo di ritrovare la fiducia in se stessi e ottenere soddisfazione dai miglioramenti quotidiani”.

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Una vera e propria montagna di letame è stata infatti scaricata questa mattina al grattacielo della Regione Piemonte, insieme a tanti fiori lasciati sopra. 

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🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
  • Utero in affitto e adozioni per gli omosessuali. Sono temi caldissimi. Intanti il Parlamento europeo censura il governo italiano per la recente circolare del ministro Piantedosi che ha bloccato le registrazioni all’anagrafe dei figli di coppie gay, effettuate da alcuni sindaci. 

All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
Il Pararcobaleno è realtà, dimostrazione concreta che da un dolore può nascere la speranza di una vita nuova. Inaugurata, il 24 settembre, a Firenze nei bellissimi spazi di via Lunga, la struttura riabilitativa “Pararcobaleno” è stata fortemente voluta dall'associazione "Simone Borgheresi – Campioni di Vita" e dalla sua presidente Simona Spini. “L'apertura delle attività del nostro centro riabilitativo è la concretizzazione di un sogno - spiega la presidente Spini - quello condiviso da me e da mio marito Simone Borgheresi, campione nazionale di tiro con l'arco, ma soprattutto 'Campione di vita', che amava spendersi per il prossimo generando meravigliose occasioni di inclusione e solidarietà”.
La chirurga fiorentina Simona Spini abbraccia il suo compagno, lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi
La chirurga fiorentina Simona Spini abbraccia il suo compagno, lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi
Primo nel suo genere a livello nazionale, da questo momento in poi il centro "Pararcobaleno" offrirà ai pazienti che hanno subìto lesioni spinali e che avranno affrontato una prima riabilitazione post operatoria nel Centro Spinale di Careggi, la possibilità di seguire un percorso riabilitativo a lungo termine. Un impegno fondamentale e un ruolo determinante nel trovare e adeguare lo spazio lo hanno avuto il Comune di Firenze e l’assessore allo sport, Cosimo Guccione. “Sono diverse le motivazioni che mi hanno portato a realizzare questo progetto – spiega Simona Spini -. Sono un medico chirurgo, a volte mi scontro con un territorio povero, in cui chiediamo continuamente al Governo di fare di più per i nostri pazienti. Ma a volte forse dovremmo metterci un po' in gioco per arricchire personalmente l'offerta esistente. Il mio ruolo di medico continua nella vita quotidiana, anche quando esco dall'ospedale, e anche portando avanti attività non propriamente istituzionali. Altra motivazione forte: il progetto è nato in tandem tra me e mio marito, poi lui è stato chiamato in un'altra dimensione. Ma io ho voluto portarlo avanti, in memoria di una persona estremamente generosa, che voleva donarsi agli altri. Tutte le persone che lo hanno conosciuto dicevano di lui che era sorridente, gentile e generoso. Si meritava di portare avanti e completare questo progetto”.
Lo scomparso campione di tiro con l’arco, Simone Borgheresi
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Il "Pararcobaleno" di Firenze dove rinascere e diventare Campioni di vita
Il "Pararcobaleno" di Firenze dove rinascere e diventare Campioni di vita
In occasione dell'inaugurazione sono state presentate le attività del centro, anche attraverso una dimostrazione pratica di tiro con l'arco, e i primi soci sostenitori del progetto hanno avuto la possibilità di iscriversi all'Associazione "Simone Borgheresi – Campioni di Vita", versando una quota di 25 euro. È stato anche premiato come esempio di ‘campioni di vita’ Tropos nella persona di Leonardo Lombardi. “Il Pararcobaleno – spiega il vicepresidente dell’Aps, Giuseppe Marascia - è una realtà innovativa perché andiamo ad aiutare i ragazzi che hanno avuto un incidente e subito grossi danni a livello midollare. Il tiro con l’arco ha la possibilità di mettere questi ragazzi di nuovo in gioco e, cosa importantissima, alla pari dei normodotati. Che sia uno sport inclusivo per eccellenza lo dimostra il fatto che riesce a far sfidare ragazzi normodotati e persone con disabilità nella stessa gara. Parlo per esperienza personale: col nostro gruppo di lavoro, sono presidente dell’Associazione sportiva dilettantistica ‘Frecce Azzurre’, quest’anno abbiamo centrato un titolo italiano a squadre, era un campionato nazionale, e nella gara due ragazzi con disabilità e un ragazzo normodotato sono arrivati primi”. Aggiunge Marascia: “Sono stato nominato vicepresidente dell’Aps per volontà di Simona Spini e del ‘fratellone’ – è così che ci chiamavamo - Simone Borgheresi, col quale avevamo già progettato qualcosa del genere. Sono otto anni che seguo ragazzi con disabilità, che vanno dalla paraplegia alla tetraplegia, alla cecità completa. Come fanno a tirare i ragazzi che non vedono? Grazie a un mirino tattile. Ma l’aspetto principale è portare queste persone fuori dalle mura domestiche. C’è stato un tempo e ci sono nazioni nelle quali, per non farsi vedere, queste persone escono di notte. Da noi invece questo non accade più fortunatamente, anzi si studiano sempre nuove possibilità per mettere questi ragazzi con disabilità nelle condizioni di vivere una nuova vita”. Il pensiero va inevitabilmente a Simone, e con la voce rotta dall’emozione Giuseppe ci racconta: “Un suo ricordo? Era un vulcano di idee. Stavamo a volte anche ore al telefono facendo progetti, che la sorte ha purtroppo interrotto. Ma per me il suo ricordo è sempre vivo. È stato lui a presentarmi Daniele Cassiani, che ha centrato due record mondiali”.
Daniele Cassiani ha avuto una grave disabilità post natale: Simone Borghesi lo ha seguito personalmente
Daniele Cassiani ha avuto una grave disabilità post natale: Simone Borghesi lo ha seguito personalmente
Marascia è allenatore di tiro con l’arco, colonnello dell’aeronautica in pensione e ha un laboratorio dove, insieme a un altro tecnico, inventano e costruiscono ausili per aiutare i ragazzi con gravi difficoltà motorie, o articolari, di flessione delle dita, o che non hanno la presa, solo per fare alcuni esempi. Questi ausili, frutto del loro lavoro preziosissimo, li mettono nella possibilità di poter tirare con l’arco. “Quello che mi preme sottolineare – conclude – è che prima vedevamo dei ragazzi con disabilità che si cimentavano nello sport, mentre oggi vediamo uomini e donne sulla linea di tiro con l’arco che ci insegnano a essere caparbi, che non bisogna mollare mai, e che c’è sempre una possibilità di una nuova vita”.
I Campioni di Vita nella struttura riabilitativa Pararcobaleno
“L'Aps dedicata alla memoria del Caporal maggiore dei Vigili del Fuoco Simone Borgheresi - commenta la presidente Spini - rappresenta una novità assoluta sul nostro territorio, perché si propone di offrire attività volte al recupero fisico, psicologico e sociale delle persone medullolese dimesse dal Centro Spinale di Careggi, grazie a istruttori nazionali di tiro con l'arco che mettono la propria competenza a servizio della causa. Fino a oggi, i pazienti dimessi dall'ospedale avevano dinanzi a sé due opzioni: pagarsi privatamente una riabilitazione efficace, oppure chiudersi in casa perdendo gradualmente molte delle competenze che, invece, potrebbero essere mantenute, oltre al non secondario aspetto della socialità". Il tiro con l'arco è lo sport inclusivo per eccellenza "perché - prosegue Spini - ciascun atleta può partecipare indistintamente a competizioni paralimpiche e non, e perché i team possono essere composti indistintamente da uomini e donne. Si tratta inoltre di una disciplina sportiva riconosciuta come riabilitativa per i portatori di lesioni spinali. Alla nostra Aps, comunque, non interessano le competizioni: non cerchiamo campioni agonistici, ma campioni di vita, ossia persone che abbiano voglia di riprendersi dopo aver subito un difficile “lutto nel proprio corpo”, attraverso un percorso di riabilitazione del corpo e della mente, con l'obiettivo di ritrovare la fiducia in se stessi e ottenere soddisfazione dai miglioramenti quotidiani”.
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