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Home » Sport » Pro Vercelli, l’arbitro impone alla calciatrice di togliere l’hijab. Lei rifiuta, partita sospesa

Pro Vercelli, l’arbitro impone alla calciatrice di togliere l’hijab. Lei rifiuta, partita sospesa

Durante il match contro l'Accademia Torino, il direttore di gara impone a M., 16 anni, di rimuovere il velo. La società chiede chiarimenti. Condanna da parte dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia: "Atteggiamento islamofobo"

Luca Marchetti
27 Febbraio 2022
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M. ha sedici anni. Gioca nel campionato Under 19 di calcio femminile nella squadra Pro Vercelli. Come sempre, durante le partite, indossa l’hijab. Ma nel match contro l’Accademia Torino, l’arbitro le impone di togliersi il velo. Lei rifiuta, e mentre i dirigenti della squadra chiedono chiarimenti visto che indossare il velo è consentito in tutte le categorie, l’arbitro di gara sospende la partita. A raccontare la vicenda è la stessa società di calcio.

Ad una giocatrice della Pro Vercelli è stato intimato di togliere l’hijab. Al suo rifiuto l’arbitro ha sospeso la partita

Lo sgomento della società e la sospensione della partita

Il risultato della partita, prima che M. entrasse in campo, era fermo sul 2-2. L’allenatore decide di effettuare un cambio e al minuto 85, poco prima della fine del match, fa entrare M., che come sempre indossa l’hijab. L’arbitro ferma subito il gioco e impone alla ragazza di togliersi il velo. Lei rifiuta, la squadra immediatamente si infuria e chiede chiarimenti al direttore di gara. Intervengono anche i dirigenti della società. Ma niente, l’arbitro fischia la fine della partita: sospesa.

In un comunicato, la società Pro Vercelli fa sapere come sono andati i fatti: “Dopo essere entrata intorno al minuto 85 indossando l’hijab (pur avendo sempre giocato con il velo durante tutto il campionato) – fa sapere la società sportiva – veniva intimato dal direttore di gara di togliere immediatamente il copricapo. Dopo lo sgomento e lo stupore iniziale, alle richieste di chiarimento da parte di tutte le calciatrici e dei nostri dirigenti, Domenico Limardi e Laura Sartirana, l’arbitro ha deciso di fischiare la fine dell’incontro“.

Il sostegno delle compagne di squadra: “Quanto accaduto non deve passare inosservato”

La vicenda ha creato grande indignazione nella società calcistica. La dirigente Laura Sartirana ha condiviso su Instagram una storia, la foto della squadra femminile della Pro Vercelli. “Very proud of you girls!” (Molto orgogliosa di voi, ragazze!), scrive la dirigente, che aggiunge: “Il vostro rispetto, la vostra lealtà, la vostra solidarietà sono una speranza per un futuro migliore“.

Un’altra ragazza della squadra ha condiviso una storia, riportando quanto accaduto durante la partita. “Io trovo semplicemente che sia qualcosa – commenta la calciatrice – che non debba assolutamente passare inosservato: in primo luogo l’incompetenza del direttore di gara, in secondo luogo il suo comportamento discriminatorio. Spero vivamente che certi episodi non si ripetano mai più”.

La squadra femminile della Pro Vercelli

M. non ha commentato la vicenda, ha solo riportato le storie della compagna di squadra e della dirigente. Nella sua bio su Instagram scrive: “Fcprovercelli1892…più di ogni altra cosa”.

La condanna dell’Unione comunità islamiche italiana

Continua a far parlare il caso della calciatrice della Pro Vercelli che è scesa in campo, domenica 27 febbraio, nella partita contro l’Accademia Torino e si è rifiutata di togliersi l’hijab come intimatole – senza ragione – dal direttore di gara. A seguito del suo rifiuto la partita è stata sospesa, ma la ragazza ha subito ricevuto sostegno da parte delle altre giocatrici e della dirigenza della società. La richiesta dell’arbitro ha destato scalpore soprattutto perché inspiegabile, dato che M. aveva giocato fino ad allora tutte le altre partite di campionato indossando il velo islamico.

“Un episodio da stigmatizzare” secondo l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, che esprime la propria vicinanza alla giovane, vittima “di un vero e proprio atteggiamento islamofobo. Lo sport dovrebbe insegnare a chi lo pratica e a coloro i quali sono chiamati a disciplinarlo valori come il rispetto della diversità, all’inclusione, alla solidarietà trasformando in ricchezza le specificità dei singoli”.

“È vergognoso che nel nostro Paese avvengano ancora discriminazioni, ciò che è successo a M. è inaccettabile e non può passare inosservato”  commenta Nadia Bouzekri, vice presidente dell’U.CO.I.I. Che, nella nota, si augura che non si ripetano più episodi simili. “Chiediamo alla Federazione degli Arbitri del Piemonte di prendere provvedimenti nei confronti direttore di gara affinché possa riflettere sul suo gesto che, senza dubbio, ha ferito la sensibilità di M., delle sue compagne di squadra e di tutta la nostra comunità”.

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🗣 Non è una diminutio?

“Assolutamente no, chef in realtà significa capo, in cucina è colui che comanda, come il capo cuoco, appunto, o il capo partita. Ormai lo chef ha assunto i connotati di un personaggio mitologico, proprio in virtù dei tanti show cooking proposti. Un’arma a doppio taglio”.

🗣 In che senso?

“Sono tantissimi i giovani che sognano di indossare una giacca da cuoco, ma fra quello che si vede fare in Tv e la fatica vera che richiede la cucina, c’è una differenza abissale”.

🗣 Vuol dire che avere l’ambizione non sempre corrisponde all’effettiva voglia di fare?

“Un po’ è così. Le nuove generazioni hanno un’idea precisa della qualità della vita, la fatica e gli orari della cucina non vanno bene per tutti”.

🗣 Dall’alto delle sue tre stelle Michelin, cosa consiglia agli aspiranti chef?

L
  • Un assistente di volo speciale ha viaggiato da Londra Heathrow a Los Angeles sorprendendo i passeggeri a bordo.

@lewiscapaldi ha presentato il suo nuovo singolo “Wish You The Best” con uno show ad alta quota, servendo snack e bevande. 

#lucenews #lewiscapaldi #wishyouthebest
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All’Eurocamera è stato infatti approvato un emendamento al testo della Risoluzione sullo Stato di diritto che condanna la circolare perché porterebbe “alla discriminazione non solo delle coppie dello stesso sesso, ma anche e soprattutto dei loro figli”, e invita anche Roma "a revocare immediatamente la decisione”. Un invito che il governo non ha intenzione di seguire, e che è stato criticato dal centrodestra e salutato positivamente dalle opposizioni, unite questa volta sia in Italia che a Bruxelles. 

✍ Ma com’è la legislazione attuale in Italia su questi temi?

L
M. ha sedici anni. Gioca nel campionato Under 19 di calcio femminile nella squadra Pro Vercelli. Come sempre, durante le partite, indossa l'hijab. Ma nel match contro l'Accademia Torino, l'arbitro le impone di togliersi il velo. Lei rifiuta, e mentre i dirigenti della squadra chiedono chiarimenti visto che indossare il velo è consentito in tutte le categorie, l'arbitro di gara sospende la partita. A raccontare la vicenda è la stessa società di calcio.
Ad una giocatrice della Pro Vercelli è stato intimato di togliere l'hijab. Al suo rifiuto l'arbitro ha sospeso la partita

Lo sgomento della società e la sospensione della partita

Il risultato della partita, prima che M. entrasse in campo, era fermo sul 2-2. L'allenatore decide di effettuare un cambio e al minuto 85, poco prima della fine del match, fa entrare M., che come sempre indossa l'hijab. L'arbitro ferma subito il gioco e impone alla ragazza di togliersi il velo. Lei rifiuta, la squadra immediatamente si infuria e chiede chiarimenti al direttore di gara. Intervengono anche i dirigenti della società. Ma niente, l'arbitro fischia la fine della partita: sospesa. In un comunicato, la società Pro Vercelli fa sapere come sono andati i fatti: "Dopo essere entrata intorno al minuto 85 indossando l'hijab (pur avendo sempre giocato con il velo durante tutto il campionato) - fa sapere la società sportiva - veniva intimato dal direttore di gara di togliere immediatamente il copricapo. Dopo lo sgomento e lo stupore iniziale, alle richieste di chiarimento da parte di tutte le calciatrici e dei nostri dirigenti, Domenico Limardi e Laura Sartirana, l'arbitro ha deciso di fischiare la fine dell'incontro".

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