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Home » Sport » Qatar 2022, Frappart per Costa Rica-Germania: sarà la prima donna ad arbitrare ai Mondiali

Qatar 2022, Frappart per Costa Rica-Germania: sarà la prima donna ad arbitrare ai Mondiali

La direttrice di gara francese aveva già esordito in quest'edizione come assistente del primo ufficiale di gara di Messico-Polonia

Edoardo Martini
30 Novembre 2022
L'arbitro francese, Stephanie Frappart

L'arbitro francese, Stephanie Frappart

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Se c’è una partita che resterà nella storia dei Mondiali di calcio in Qatar quella sicuramente sarà Costa Rica-Germania. E non per il risultato ma perché ad arbitrarla sarà Stephanie Frappart, prima donna a dirigere una partita di calcio ai Mondiali. La francese è una delle tre arbitro donna del gruppo dei 36 direttori di gara e finora nessuna era stata ancora scelta come arbitro. Tutte e tre, invece, avevano svolto il ruolo di quarto uomo.

This Thursday, an all-female refereeing trio will take charge of a men’s @FIFAWorldCup match for the first time.

Stéphanie Frappart will be joined by assistants Neuza Back and Karen Diaz in overseeing @fedefutbolcrc against @DFB_Team.

History in the making! 🙌 pic.twitter.com/KusT7SOUn9

— FIFA.com (@FIFAcom) November 29, 2022

“E’ un segnale forte da parte della Fifa avere donne arbitro”

La designazione arriva dopo oltre metà delle partite del Mondiale giocate e a due anni (quasi) esatti dalla prima in Champions maschile: Frappart sarà assistita da due donne come guardalinee, ovvero la brasiliana Neuza Back e la messicana Karen Diaz Medina. Dopo l’annuncio dei fischietti selezionati per il torneo, Frappart, aveva commento così: “È un segnale forte da parte della Fifa avere donne arbitri in Qatar. Non sono una portavoce femminista, ma se questo può far accadere le cose…”, dicendosi consapevole di “giocare un ruolo” come un modello per un’intera generazione di future donne arbitro”.

E non poteva mancare l’investitura dell’ex arbitro e dirigente arbitrale, Paolo Casarin: “Trovo la designazione della Frappart per la sfida Costa Rica-Germania una decisione giusta e meritata, ha fatto una lunga e importante carriera dimostrando già nelle Coppe europee di essere capace di arbitrare. Frappart ha dimostrato carattere e qualità, non c’è niente di strano che una volta portata ai Mondiali possa dirigere una partita. Ricordo che è stata la prima in Europa ad arbitrare partite di coppa; è giusto che sia lei ad aprire la strada alle donne.”

Per la 38enne la direzione della partita ai mondiali è la chiusura completa di un’ascesa cominciata all’età di 13 anni quando diresse la sua prima partita. Negli anni è diventata direttrice nel dipartimento amministrativo della Fsgt, federazione sport-tempo libero di Parigi, per poi iniziare la sua scalata nel calcio. Prima in Ligue 2 (2014) poi il passaggio in Ligue 1 maschile (2019), nella Supercoppa Europea (agosto 2019), nella Champions League (dicembre 2020) e nella finale della Coupe de France (maggio). Ora l’ultimo passo, che sicuramente (speriamo) non sarà l’ultimo.

Il ministro dello sport inglese con la fascia OneLove, Andrew Stuart, durante l’inno prima di Galles-Inghilterra. Fonte: BBC

Parità ma non per tutti: la protesta del ministro dello sport inglese

Intanto, continua la protesta in Qatar contro la politica repressiva e violenta verso la comunità LGBTQ+. Questa volta a farlo è stato il ministro dello sport britannico, Andrew Stuart, che, durante Galles- Inghilterra, ha indossato la fascia OneLove. Il ministro, apertamente gay, prima della partita ha parlato della situazione in Qatar: “Nella posizione che rivesto, come ministro dello sport, sento di dover rappresentare tutti e dire alla Fifa di dare un’occhiata a questi problemi. Ci sono molti fan là fuori che vogliono venire a sostenere le loro squadre, ma non possono.” Nonostante questo, il politico ha concluso mettendo in evidenza anche gli aspetti positivi: “Ci sono state alcune cose molto positive come ad esempio le strutture fantastiche che i qatarioti hanno messo a disposizione per i fan disabili. Noi inglesi potremmo aver imparato alcune lezioni da questa situazione.”

 

 

 

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Se c'è una partita che resterà nella storia dei Mondiali di calcio in Qatar quella sicuramente sarà Costa Rica-Germania. E non per il risultato ma perché ad arbitrarla sarà Stephanie Frappart, prima donna a dirigere una partita di calcio ai Mondiali. La francese è una delle tre arbitro donna del gruppo dei 36 direttori di gara e finora nessuna era stata ancora scelta come arbitro. Tutte e tre, invece, avevano svolto il ruolo di quarto uomo.

This Thursday, an all-female refereeing trio will take charge of a men’s @FIFAWorldCup match for the first time.

Stéphanie Frappart will be joined by assistants Neuza Back and Karen Diaz in overseeing @fedefutbolcrc against @DFB_Team. History in the making! 🙌 pic.twitter.com/KusT7SOUn9 — FIFA.com (@FIFAcom) November 29, 2022

"E' un segnale forte da parte della Fifa avere donne arbitro"

La designazione arriva dopo oltre metà delle partite del Mondiale giocate e a due anni (quasi) esatti dalla prima in Champions maschile: Frappart sarà assistita da due donne come guardalinee, ovvero la brasiliana Neuza Back e la messicana Karen Diaz Medina. Dopo l'annuncio dei fischietti selezionati per il torneo, Frappart, aveva commento così: "È un segnale forte da parte della Fifa avere donne arbitri in Qatar. Non sono una portavoce femminista, ma se questo può far accadere le cose...", dicendosi consapevole di "giocare un ruolo" come un modello per un'intera generazione di future donne arbitro". E non poteva mancare l'investitura dell’ex arbitro e dirigente arbitrale, Paolo Casarin: "Trovo la designazione della Frappart per la sfida Costa Rica-Germania una decisione giusta e meritata, ha fatto una lunga e importante carriera dimostrando già nelle Coppe europee di essere capace di arbitrare. Frappart ha dimostrato carattere e qualità, non c’è niente di strano che una volta portata ai Mondiali possa dirigere una partita. Ricordo che è stata la prima in Europa ad arbitrare partite di coppa; è giusto che sia lei ad aprire la strada alle donne." Per la 38enne la direzione della partita ai mondiali è la chiusura completa di un'ascesa cominciata all'età di 13 anni quando diresse la sua prima partita. Negli anni è diventata direttrice nel dipartimento amministrativo della Fsgt, federazione sport-tempo libero di Parigi, per poi iniziare la sua scalata nel calcio. Prima in Ligue 2 (2014) poi il passaggio in Ligue 1 maschile (2019), nella Supercoppa Europea (agosto 2019), nella Champions League (dicembre 2020) e nella finale della Coupe de France (maggio). Ora l'ultimo passo, che sicuramente (speriamo) non sarà l'ultimo.
Il ministro dello sport inglese con la fascia OneLove, Andrew Stuart, durante l'inno prima di Galles-Inghilterra. Fonte: BBC

Parità ma non per tutti: la protesta del ministro dello sport inglese

Intanto, continua la protesta in Qatar contro la politica repressiva e violenta verso la comunità LGBTQ+. Questa volta a farlo è stato il ministro dello sport britannico, Andrew Stuart, che, durante Galles- Inghilterra, ha indossato la fascia OneLove. Il ministro, apertamente gay, prima della partita ha parlato della situazione in Qatar: "Nella posizione che rivesto, come ministro dello sport, sento di dover rappresentare tutti e dire alla Fifa di dare un'occhiata a questi problemi. Ci sono molti fan là fuori che vogliono venire a sostenere le loro squadre, ma non possono." Nonostante questo, il politico ha concluso mettendo in evidenza anche gli aspetti positivi: "Ci sono state alcune cose molto positive come ad esempio le strutture fantastiche che i qatarioti hanno messo a disposizione per i fan disabili. Noi inglesi potremmo aver imparato alcune lezioni da questa situazione."        
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