Per la prima volta la Nazionale Italiana di rugby femminile darà un contratto (e uno stipendio) alle sue giocatrici. È l’ennesima prova che anche il mondo dello sport sta cambiando, che lo spettacolo dello sport non è esclusiva degli uomini, che i diritti delle atlete vanno tutelati. Dopo la bella notizia del record di spettatori a una partita di calcio femminile (91.553 tifosi hanno assistito a Barcellona-Real Madrid) e dopo la prima volta in assoluto di una coach donna in una partita della Major League Baseball, adesso è il Rugby femminile italiano ad accendere i riflettori su quanto anche il mondo dello sport possa (e debba) essere inclusivo e senza più barriere di alcun tipo.
La Nazionale Italiana di rugby femminile andrà il prossimo autunno a giocare la nona edizione della Coppa del Mondo in Nuova Zelanda. Sarà un periodo molto impegnativo per le Azzurre. Il girone infatti è molto complicato, la nostra squadra dovrà infatti affrontare Stati Uniti, Canada e Giappone. Anche per questo motivo la Federazione Italiana Rugby (FIR) ha deciso di stipendiare le atlete italiane con dei contratti centralizzati. L’investimento previsto dalla Fir è di oltre 350.000 euro.
The @Federugby have announced that 25 members of the Italian squad have been given a centralised contract ahead of the Rugby World Cup in the autumn.
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— TikTok Women’s Six Nations (@Womens6Nations) April 13, 2022
Le rugbiste italiane non sono professioniste
Al momento, le giocatrici della Nazionale Italiana di rugby non sono considerate professioniste. E la decisione della Federazione di concedere loro un contratto annuale di collaborazione sportiva non determina la loro ‘promozione’ al professionismo. L’Italia infatti è ancora molto lontana dai Paesi come la Francia, l’Inghilterra e l’Irlanda che hanno reso (in parte, non completamente) professioniste le loro atlete. Solo alcune rugbiste di questi Paesi infatti sono considerate professioniste. Non tutte, ma è sempre un traguardo che le atlete italiane ancora vedono con il binocolo.
Quanto saranno pagate le Azzurre
Comunque, contrattualizzare le Azzurre è già un enorme passo avanti. Ancora oggi infatti le atlete sono costrette a dedicare il loro tempo libero al rugby (nonostante giochino in Nazionale). Le giocatrici o studiano o fanno altri lavori, in quanto la loro attività sportiva non prevede una adeguata retribuzione economica. Fino ad oggi infatti le rugbiste ricevevano al massimo borse di studio o rimborsi-spese. Con i contratti stabiliti dalla Fir – spiega il Post – le Azzurre riceveranno ora uno stipendio mensile di circa 1.000 euro.
Quali rugbiste italiane riceveranno il contratto
Sono 25 le Azzurre che riceveranno il contratto di collaborazione sportiva su base annuale: Ilaria Arrighetti, Sara Barattin, Melissa Bettoni, Giordana Duca, Giada Franco, Manuela Furlan, Lucia Gai, Elisa Giordano, Isabella Locatelli, Veronica Madia, Maria Magatti, Aura Muzzo, Vittoria Ostuni-Minuzzi, Beatrice Rigoni, Michela Sillari, Sofia Stefan, Silvia Turani. Borse di Studio: Alyssa D’Incà, Valeria Fedrighi, Gaia Maris, Sara Seye, Francesca Sgorbini, Sara Tounesi, Vittoria Vecchini, Beatrice Veronese.
La capitana Furlan: “Un importante punto di svolta”
La capitana della Nazionale Italiana femminile di rugby, Manuela Furlan ha così commentato la svolta della Fir: “Lasciare la maglia in un luogo migliore di quello in cui la si è trovata è il desiderio e l’obiettivo di qualunque giocatrice o giocatore – ha detto la capitana -. Questo accordo segna un primo, importante punto di svolta per il futuro della nostra Nazionale Femminile e, per me e le altre veterane del gruppo, rappresenta il miglior lascito possibile alle prossime generazioni di Azzurre, la testimonianza della volontà di ognuna di noi di contribuire in modo tangibile a un rugby in grado di offrire sempre più le stesse opportunità alle atlete e agli atleti. Questo traguardo è stato raggiunto grazie al supporto costante di Fir e Gira”.