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Home » Sport » “Sei un frocio!” l’autoinsulto omofobo (con scuse) del tennista Fognini. Zan: “Retaggio culturale, non dia colpa al caldo”

“Sei un frocio!” l’autoinsulto omofobo (con scuse) del tennista Fognini. Zan: “Retaggio culturale, non dia colpa al caldo”

IL tennista azzurro si è lasciato andare all'offensiva espressione rivolta a se stesso durante il match perduto contro Medvedev, numero 2 del mondo. A mente fredda, ha chiesto perdono: "Il caldo dà alla testa"

Federico Martini
29 Luglio 2021
epa09372354 Fabio Fognini, of Italy reacts during his men's singles third round tennis match against Daniil Medvedev, of the Russian Olympic Committee, at the Tokyo 2020 Olympic Games, at the Ariake Tennis Park, in Tokyo, Japan, 28 July 2021.  EPA/RUNGROJ YONGRIT

epa09372354 Fabio Fognini, of Italy reacts during his men's singles third round tennis match against Daniil Medvedev, of the Russian Olympic Committee, at the Tokyo 2020 Olympic Games, at the Ariake Tennis Park, in Tokyo, Japan, 28 July 2021. EPA/RUNGROJ YONGRIT

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Infuriato per una serie di colpi a vuoto, si era autoinsultato gridando due volte di seguito «sei un frocio!», indirizzato a se stesso. Poi, riacquistata la tranquillità, Fabio Fognini, tennista italiano  eliminato ieri dal russo Medevedev negli ottavi del torneo di singolare a Tokyo 2020 – si è scusato con la comunità LGBT.

Fabio Fognini, la rabbia per un errore commesso nel match con Medvedev

Tensione, caldo, frustrazione: questi i motivi alla base del brutto sfogo di Fognini, che nello stesso sfortunato match ha lanciato per due volte la racchetta e ha discusso animatamente con il giudice di sedia Ramos per una seconda di servizio di Medvedev non chiamata fuori. Inchiodato dai video che hanno fatto il giro dei social e che lo riprendevano mentre gridava l’insulto omofobo contro se stesso aggiungendo «le devi tirare sopra la rete», Fognini, nella notte di Tokyo, ha utilizzato gli stessi social per scusarsi con la comunità LGBT, che difende i diritti di gay, lesbiche, bisex e transgender: «il caldo dà alla testa! Nel match di oggi ho usato un’espressione davvero stupida verso me stesso. Ovviamente non volevo offendere la sensibilità di nessuno. Amo la comunità LGBT e mi scuso per la sciocchezza che mi è uscita. Ora vado in branda perché a Tokyo è notte, vi abbraccio». Il tutto scritto su uno sfondo arcobaleno.

Dura la risposta di Alessandro Zan, promotore del disegno di legge per inasprire le pene nei confronti dei responsabili di atti e comportamenti di omotransbifobia: “Bene che si sia scusato, più che colpa del caldo è colpa di un retaggio culturale che dimostra come ci sia ancora molta strada da fare e il vocabolario è importantissimo. Nello sport sentiamo troppe volte odio, razzismo e omofobia. Ed è con il lavoro nelle scuole e dentro se stessi che si può provare a superarlo”.

 

Fabio Fognini un’altra espressine di rabbia

Il riferimento al caldo da parte di Fognini, se non è certo da accampare come scusante per il suo gesto non è tuttavia peregrino: le temperature elevatissime hanno costretto gli organizzatori a posticipare gli incontri in programma dalle 11 alle 15 locali: l’intenzione è quella di “agire nell’interesse della salute dei giocatori”, i quali nei giorni scorsi hanno sofferto le condizioni meteo estreme: ultimo il russo Daniil Medvedev, che ieri ha eliminato Fabio Fognini accusando durante il match problemi respiratori.

Medvedev si accascia durante il match con Fognini

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Infuriato per una serie di colpi a vuoto, si era autoinsultato gridando due volte di seguito «sei un frocio!», indirizzato a se stesso. Poi, riacquistata la tranquillità, Fabio Fognini, tennista italiano  eliminato ieri dal russo Medevedev negli ottavi del torneo di singolare a Tokyo 2020 - si è scusato con la comunità LGBT.
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Il riferimento al caldo da parte di Fognini, se non è certo da accampare come scusante per il suo gesto non è tuttavia peregrino: le temperature elevatissime hanno costretto gli organizzatori a posticipare gli incontri in programma dalle 11 alle 15 locali: l’intenzione è quella di “agire nell’interesse della salute dei giocatori”, i quali nei giorni scorsi hanno sofferto le condizioni meteo estreme: ultimo il russo Daniil Medvedev, che ieri ha eliminato Fabio Fognini accusando durante il match problemi respiratori.
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