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Home » Sport » Sport è uguale per tutti e calcio come strumento di integrazione: questo è Insuperabili!

Sport è uguale per tutti e calcio come strumento di integrazione: questo è Insuperabili!

Il progetto, nato nel 2012, vanta 17 sedi in Italia, oltre 650 atleti iscritti e da un anno coopera con EcoEridania, azienda leader nei servizi di smaltimento di rifiuti

Edoardo Martini
15 Dicembre 2022
La squadra di 'Insuperabili'

La squadra di 'Insuperabili'

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“Insuperabile”. Così Rkomi definisce un amore adrenalinico, che può essere raggiunto o accostato solamente se si viaggia velocemente e non sempre ci si riesce. Quella che sicuramente è riuscita è invece la nascita di Insuperabili, che non ha solo un’assonanza con il titolo della canzone ma che rispecchia anche l’amore verso qualcuno. Si tratta di enti promotori di Scuole Calcio rivolte a ragazzi con disabilità cognitiva, relazionale, affettiva emotiva, comportamentale, fisica, motoria e sensoriale. Insomma, di tutti i tipi. Il progetto nasce a Torino nel settembre del 2012, prendendo ispirazione dal modello inglese Football For Disabled, e in questo momento si compone di diciassette sedi Insuperabili in tutta Italia, per un totale di oltre 650 atleti. Il 15 dicembre si svolge la conferenza stampa a Genova per tirare le somme del primo anno della Fondazione EcoEridania Insuperabili, nata appunto insieme all’azienda leader nei servizi di raccolta, trasporto, stoccaggio e smaltimento di rifiuti di origine sanitaria e industriale nel nostro Paese. E chi ce ne poteva parlare meglio se non Davide Leonardi, fondatore di Insuperabili, e Andrea Giustini, presidente di EcoEridania, che hanno deciso di raccontare a Luce! il sodalizio all’insegna del sociale.

“Provarci con tutto me stesso” lo stile di vita di Insuperabili che può servire a tutti nel mondo dello sport

Leonardi, partiamo dal principio: com’è nata l’idea di Insuperabili?
“In realtà un po’ per caso e un po’ per una necessità che ho percepito nel mondo dello sport. Mentre mettevamo a punto un metodo di allenamento calcistico per ragazzi insieme ad Attila Malfatti, ancora oggi al nostro fianco anche se è stato allenatore dello Spartak Mosca e adesso del Vicenza, e ad Ezio Grosso, vera anima di Insuperabili, scoccò l’idea: la cognata di Attila è una ragazza con sindrome di Down che veniva, ogni volta che ci trovavamo in campo, per provare esercizi e tecniche. Ci è sorto il dubbio: e se mettessimo appunto un metodo, strutturato, per insegnare calcio a ragazzi con disabilità? E poi ne venne un altro: ma una realtà di questo tipo esiste? La risposta a quest’ultimo fu semplice da trovare: no. O almeno, non nel modo in cui la concepivamo noi. Ad Insuperabili noi non creiamo solo uno spazio per permettere ai ragazzi disabili di giocare, ma vogliamo fornire loro gli strumenti giusti e il modo in cui utilizzarli. Parliamo di esercizi e modelli di allenamento mirati, di infrastrutture, di attrezzature. Vogliamo fare in modo che si divertano e che possano fare sport in modo sano e competitivo, come ogni altra persona al mondo che si sia approcciata al calcio”.

Andrea Giustini, presidente di EcoEridania, insieme a personaggi dello sport tra cui il testimonial di Insuperabili, Giorgio Chiellini

Ad un anno dall’avvio della cooperazione con la Fondazione EcoEridania, siete soddisfatti dell’impatto avuto?
“È stato un anno bello e impegnativo. Come ci aspettavamo sarebbe stato. Sento che il progetto è cresciuto in questi 365 giorni, vuoi per l’impatto di una realtà come EcoEridania o vuoi per il peso del sentirsi più responsabilizzati ad un livello più ampio. Probabilmente sono entrambe le componenti che hanno spronato il management, lo staff e i ragazzi che poi sono scesi in campo. La strada è quella giusta e lo sostengo con ancora più forza un anno dopo la partenza di questo sodalizio. E non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il futuro”.

Giustini come mai avete deciso di creare questa Fondazione?
“La Fondazione EcoEridania nasce dopo 11 anni di beneficienza che il nostro gruppo porta avanti grazie alle donazioni dei dipendenti. Infatti tutti loro ogni anno destinano una parte della loro tredicesima ai progetti solidali che il Gruppo decide di sostenere. Così, nel 2021, grazie ai grandi risultati ottenuti e ai 2,5 milioni di euro di donazioni abbiamo deciso di crescere ancora e diventare Fondazione”.

Qual è l’obiettivo principale di EcoEridania?
“Gruppo EcoEridania è leader in Italia e in Europa nella gestione di rifiuti speciali di origine sanitaria, da qualche anno ci siamo affacciati anche ai rifiuti di origine industriale, business che stiamo perseguendo con ottimi risultati. Nel futuro immediato stiamo investendo nell’acquisizione di società specializzate nel recupero di rifiuti e di prodotti da rifiuto“.

“Ad Insuperabili noi non creiamo solo uno spazio per permettere ai ragazzi disabili di giocare, ma vogliamo fornire loro gli strumenti giusti e il modo in cui utilizzarli”, tutta la determinazione del fondatore di ‘Insuperabili’ Davide Leonardi

Com’è cambiato negli anni il vostro lavoro?
“Da società monotematica (solo sanitari) oggi gestiamo la totalità dei rifiuti speciali pericolosi e non prodotti in Italia”.

Insieme state ottenendo grandissimi risultati. Quali sono i prossimi traguardi della Fondazione?
“L’obiettivo più importante al momento è quello di riuscire a realizzare Casa di Insuperabili, la casa della nostra Fondazione. Sarà un centro sportivo gestito da persone con disabilità ma aperto a tutta la cittadinanza e farà esplodere il concetto di inclusività. Rappresenterà un acceleratore incredibile per tutti i nostri progetti oltre che per reperire fondi che ci permetteranno di sostenere tante altre realtà del Terzo Settore“.

 

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet

"Insuperabile". Così Rkomi definisce un amore adrenalinico, che può essere raggiunto o accostato solamente se si viaggia velocemente e non sempre ci si riesce. Quella che sicuramente è riuscita è invece la nascita di Insuperabili, che non ha solo un’assonanza con il titolo della canzone ma che rispecchia anche l'amore verso qualcuno. Si tratta di enti promotori di Scuole Calcio rivolte a ragazzi con disabilità cognitiva, relazionale, affettiva emotiva, comportamentale, fisica, motoria e sensoriale. Insomma, di tutti i tipi. Il progetto nasce a Torino nel settembre del 2012, prendendo ispirazione dal modello inglese Football For Disabled, e in questo momento si compone di diciassette sedi Insuperabili in tutta Italia, per un totale di oltre 650 atleti. Il 15 dicembre si svolge la conferenza stampa a Genova per tirare le somme del primo anno della Fondazione EcoEridania Insuperabili, nata appunto insieme all'azienda leader nei servizi di raccolta, trasporto, stoccaggio e smaltimento di rifiuti di origine sanitaria e industriale nel nostro Paese. E chi ce ne poteva parlare meglio se non Davide Leonardi, fondatore di Insuperabili, e Andrea Giustini, presidente di EcoEridania, che hanno deciso di raccontare a Luce! il sodalizio all'insegna del sociale.

"Provarci con tutto me stesso" lo stile di vita di Insuperabili che può servire a tutti nel mondo dello sport

Leonardi, partiamo dal principio: com'è nata l’idea di Insuperabili? "In realtà un po' per caso e un po' per una necessità che ho percepito nel mondo dello sport. Mentre mettevamo a punto un metodo di allenamento calcistico per ragazzi insieme ad Attila Malfatti, ancora oggi al nostro fianco anche se è stato allenatore dello Spartak Mosca e adesso del Vicenza, e ad Ezio Grosso, vera anima di Insuperabili, scoccò l’idea: la cognata di Attila è una ragazza con sindrome di Down che veniva, ogni volta che ci trovavamo in campo, per provare esercizi e tecniche. Ci è sorto il dubbio: e se mettessimo appunto un metodo, strutturato, per insegnare calcio a ragazzi con disabilità? E poi ne venne un altro: ma una realtà di questo tipo esiste? La risposta a quest’ultimo fu semplice da trovare: no. O almeno, non nel modo in cui la concepivamo noi. Ad Insuperabili noi non creiamo solo uno spazio per permettere ai ragazzi disabili di giocare, ma vogliamo fornire loro gli strumenti giusti e il modo in cui utilizzarli. Parliamo di esercizi e modelli di allenamento mirati, di infrastrutture, di attrezzature. Vogliamo fare in modo che si divertano e che possano fare sport in modo sano e competitivo, come ogni altra persona al mondo che si sia approcciata al calcio".

Andrea Giustini, presidente di EcoEridania, insieme a personaggi dello sport tra cui il testimonial di Insuperabili, Giorgio Chiellini

Ad un anno dall'avvio della cooperazione con la Fondazione EcoEridania, siete soddisfatti dell’impatto avuto? "È stato un anno bello e impegnativo. Come ci aspettavamo sarebbe stato. Sento che il progetto è cresciuto in questi 365 giorni, vuoi per l’impatto di una realtà come EcoEridania o vuoi per il peso del sentirsi più responsabilizzati ad un livello più ampio. Probabilmente sono entrambe le componenti che hanno spronato il management, lo staff e i ragazzi che poi sono scesi in campo. La strada è quella giusta e lo sostengo con ancora più forza un anno dopo la partenza di questo sodalizio. E non vedo l’ora di scoprire cosa ci riserverà il futuro".

Giustini come mai avete deciso di creare questa Fondazione? "La Fondazione EcoEridania nasce dopo 11 anni di beneficienza che il nostro gruppo porta avanti grazie alle donazioni dei dipendenti. Infatti tutti loro ogni anno destinano una parte della loro tredicesima ai progetti solidali che il Gruppo decide di sostenere. Così, nel 2021, grazie ai grandi risultati ottenuti e ai 2,5 milioni di euro di donazioni abbiamo deciso di crescere ancora e diventare Fondazione".

Qual è l’obiettivo principale di EcoEridania? "Gruppo EcoEridania è leader in Italia e in Europa nella gestione di rifiuti speciali di origine sanitaria, da qualche anno ci siamo affacciati anche ai rifiuti di origine industriale, business che stiamo perseguendo con ottimi risultati. Nel futuro immediato stiamo investendo nell’acquisizione di società specializzate nel recupero di rifiuti e di prodotti da rifiuto".

"Ad Insuperabili noi non creiamo solo uno spazio per permettere ai ragazzi disabili di giocare, ma vogliamo fornire loro gli strumenti giusti e il modo in cui utilizzarli", tutta la determinazione del fondatore di 'Insuperabili' Davide Leonardi

Com'è cambiato negli anni il vostro lavoro? "Da società monotematica (solo sanitari) oggi gestiamo la totalità dei rifiuti speciali pericolosi e non prodotti in Italia".

Insieme state ottenendo grandissimi risultati. Quali sono i prossimi traguardi della Fondazione? "L'obiettivo più importante al momento è quello di riuscire a realizzare Casa di Insuperabili, la casa della nostra Fondazione. Sarà un centro sportivo gestito da persone con disabilità ma aperto a tutta la cittadinanza e farà esplodere il concetto di inclusività. Rappresenterà un acceleratore incredibile per tutti i nostri progetti oltre che per reperire fondi che ci permetteranno di sostenere tante altre realtà del Terzo Settore".

 
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