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Home » Sport » Texas, il governatore vuole proibire agli atleti transgender di partecipare alle gare universitarie

Texas, il governatore vuole proibire agli atleti transgender di partecipare alle gare universitarie

Abbot annuncia che il suo governo "vieterà alle persone biologicamente maschili di competere con le donne". E porta l'esempio di Lia Thomas

Marianna Grazi
16 Febbraio 2023
Lia Thomas

Lia Thomas

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Non c’è pace per gli atleti transgender. L’ultima novità arriva dal Texas dove il governatore Greg Abbot vuole bandire la loro partecipazione alle gare universitarie nazionali. “Nella prossima seduta (del Congresso)- ha dichiarato durante un incontro con i giovani conservatori a Dallas – approveremo una legge che vieterà alle persone biologicamente maschili di competere con le donne negli sport universitari”. Il repubblicano aveva già imposto nel 2021 un divieto simile, da applicare ai giovanissimi transgender nelle competizioni delle scuole pubbliche, dall’asilo al liceo. Adesso tocca invece ai college: due legislatori texani hanno presentato una proposta di legge per vietare alle donne trans di gareggiare contro le donne biologiche.

Il governatore del Texas Greg abbot contro la partecipazione degli atleti trans alle gare universitarie femminili

Come il Texas, altri diciassette Stati hanno approvato leggi e restrizioni per gli atleti che hanno cambiato sesso e che gareggiano in sport al di fuori del loro sesso biologico. Tuttavia, la maggior parte di queste misure è stata impugnata in tribunale (è il caso dello Utah) e ci si può aspettare una sfida giudiziaria simile anche nel Lone Star State guidato da Abbot. Nel suo discorso, il governatore ha fatto riferimento a Lia Thomas, la nuotatrice dell’Università della Pennsylvania che ha partecipato ai campionati nazionali di nuoto femminile NCAA. A 22 anni, ancora in transizione di genere da maschio biologico a donna, ha scatenato un dibattito a livello nazionale. Thomas è nata a Austin, Texas, e non ha mai avuto il supporto delle compagne di squadra, alcune delle quali hanno sostenuto che avesse un “ingiusto vantaggio biologico”. “Abbiamo lottato per il diritto delle donne ad avere successo in questo mondo, solo che ora questo diritto è stato soppiantato dall’ideologia secondo cui gli uomini saranno autorizzati a competere contro le donne”, ha detto Abbott. La nuotatrice ha vinto titoli universitari e infranto record, risultati che hanno provocato una valanga di polemiche. In realtà per partecipare alle competizioni, Thomas ha dovuto sottoporsi a test e cure per abbassare il livello del suo testosterone e rientrare nei limiti imposti dalla NCAA, oltre a dover affrontare pressioni psicologiche da parte delle altre studentesse e delle avversarie.

“Sports are an important part of the lives of many young people. They teach young people about teamwork, persistence, and sportsmanship,” said Ricardo Martinez, CEO of Equality Texas. @lmcgaughy @dallasnews https://t.co/OCTptoIwSl

— Equality Texas (@EqualityTexas) February 13, 2023

Nel 2021, un altro stato a guida repubblicana, la Florida, ha approvato il “Fairness in Women’s Sports Act“, che vieta a chi è nato biologicamente maschio di competere contro le donne negli sport delle scuole pubbliche e universitari. In Florida per iscriversi a un evento sportivo si deve infatti mostrare il proprio certificato di nascita. È possibile che anche il Texas segua questa linea. Intanto il gruppo texano di attivisti Lgbtq+ Equality Texas ha scritto su Twitter che “questo tipo di legislazione abbandonerebbe gli atleti trans e li lascerebbe senza un modo per esprimersi nello sport”. Una giovane atleta trans del Paese, Elliot, ha dichiarato in risposta al progetto “It Gets Better” che “queste leggi non ‘proteggono le ragazze’. Fanno loro del male, perché le ragazze transgender sono ragazze. La scienza insegna che le persone transgender valgono (tanto quanto le altre) e che è giusto che sia così. Lasciateci fare sport”.

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Non c'è pace per gli atleti transgender. L'ultima novità arriva dal Texas dove il governatore Greg Abbot vuole bandire la loro partecipazione alle gare universitarie nazionali. "Nella prossima seduta (del Congresso)- ha dichiarato durante un incontro con i giovani conservatori a Dallas - approveremo una legge che vieterà alle persone biologicamente maschili di competere con le donne negli sport universitari". Il repubblicano aveva già imposto nel 2021 un divieto simile, da applicare ai giovanissimi transgender nelle competizioni delle scuole pubbliche, dall'asilo al liceo. Adesso tocca invece ai college: due legislatori texani hanno presentato una proposta di legge per vietare alle donne trans di gareggiare contro le donne biologiche.
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“Sports are an important part of the lives of many young people. They teach young people about teamwork, persistence, and sportsmanship,” said Ricardo Martinez, CEO of Equality Texas. @lmcgaughy @dallasnews https://t.co/OCTptoIwSl

— Equality Texas (@EqualityTexas) February 13, 2023
Nel 2021, un altro stato a guida repubblicana, la Florida, ha approvato il "Fairness in Women's Sports Act", che vieta a chi è nato biologicamente maschio di competere contro le donne negli sport delle scuole pubbliche e universitari. In Florida per iscriversi a un evento sportivo si deve infatti mostrare il proprio certificato di nascita. È possibile che anche il Texas segua questa linea. Intanto il gruppo texano di attivisti Lgbtq+ Equality Texas ha scritto su Twitter che "questo tipo di legislazione abbandonerebbe gli atleti trans e li lascerebbe senza un modo per esprimersi nello sport". Una giovane atleta trans del Paese, Elliot, ha dichiarato in risposta al progetto "It Gets Better" che "queste leggi non 'proteggono le ragazze'. Fanno loro del male, perché le ragazze transgender sono ragazze. La scienza insegna che le persone transgender valgono (tanto quanto le altre) e che è giusto che sia così. Lasciateci fare sport".
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