Valeria Pappalardo: “L'impossibile è solo ciò che non si prova”

L'atleta, che da 25 anni convive con la sclerosi multipla, fa parte del programma “ThinkAbility" di Europ Assistance che sostiene 13 para-atleti. L’abbiamo intervistata in occasione dell’iniziativa con i figli dei dipendenti della società

di GIULIANA LORENZO
24 maggio 2025
Valeria Pappalardo

Valeria Pappalardo

Nello sport basta un attimo, un centesimo di secondo e le cose possono cambiare. Lo stesso accade nella vita ed è successo a Valeria Pappalardo, quando a 25 anni (classe 1967) ha scoperto di avere la sclerosi multipla. Solo 25 anni dopo ha riabbracciato lo sport e oggi continua con un sogno paralimpico da raggiungere: Los Angeles 2028.

L’attività fisica è diventata anche uno strumento di condivisione e un modo per mostrare che non ci sono ostacoli invalicabili. La siciliana, nata a Catania, è sostenuta da Europ Assistance Italia, che l’aiuta per l’attività fisioterapica. Non solo. Il gruppo, nel 2024, ha lanciato il programma “ThinkAbility”, sostenendo 13 para-atleti (per l'Italia è stata scelta proprio la Pappalardo) provenienti da tutto il mondo per diffondere la cultura dell’inclusione. Il progetto ha lo scopo di abbattere qualsiasi tipo di stereotipo sulla disabilità, incoraggiando il maggior numero possibile di persone ad adottare una visione nuova e inclusiva, ispirandosi ai percorsi dei 13 para-atleti.

Una parte del team ThinkAbility
Una parte del team ThinkAbility

Ha scoperto di avere la sclerosi multipla a 25 anni, come ha gestito questa notizia e la sua disabilità?

“La diagnosi è arrivata nel ‘93, mi ero appena laureata, i sintomi c'erano già prima, però nessuno riusciva a capire. Poi è arrivato il responso, lo chiamo macigno, perché ha sconvolto tutta la mia esistenza. A quel tempo non si sapeva nulla della sclerosi multipla. Il timore era che avrebbe avuto un andamento quanto più nefasto possibile. Pian piano, ho imparato a rapportarmici e a capire che tutto quello che succedeva difficilmente era un tracollo improvviso. Avevo dei periodici episodi che per fortuna poi, sebbene non del tutto, rientravano con le terapie, con il cortisone, lentamente sono andata avanti. La sclerosi multipla ha cambiato la parte sportiva. Mi era stato detto che l'unica cosa che dovevo fare era riposarmi, non fare attività fisica. Mi sono spaventata, giocavo a tennis e all'improvviso, proprio perché ho avuto un peggioramento, mi si è annebbiata la vista, non ho visto più la pallina, ho avuto paura e mi sono fermata. E questo per 25 anni. Nel frattempo, mi sono trasferita dalla Sicilia alla Toscana”.

Alla fine lo sport è rientrato nella sua vita…

La gioia di Valeria Pappalardo
La gioia di Valeria Pappalardo

“In Toscana, la mia fisiatra mi ha proposto di cominciare a utilizzare la carrozzina, per contrastare la fatica e ridurre al massimo l'attività fisica “inutile”, il cui risultato era solo un aumento della fatica. In coincidenza, con l’innesto della carrozzina, ho cominciato a considerare lo sport paralimpico. Mentalmente, fino a quel momento, non mi sentivo potenzialmente parte di quel mondo, vedevo la maggior parte degli atleti in carrozzina, non ci pensavo. Poi, ho ripreso e ho iniziato ex novo con la scherma: è cambiata del tutto la mia vita, ho riacquisito più fiducia in me stessa. Lo sport ci aiuta, dà disciplina e serve a capire che certi traguardi possono essere raggiunti. Quello che magari prima immaginavi di non poter fare, come tenere una spada e gareggiare con altri è diventato realtà”.

Poi ha scelto di fare nuoto, come è avvenuto il passaggio?

“È arrivato con il periodo della pandemia. Ho fatto scherma del 2017 al 2020, con l'ultima gara ottobre 2019. A febbraio 2020 è iniziato il mio lungo lockdown, da soggetto fragile è durato 5 mesi. In quel periodo, mi sono allenata, ho condiviso sui social quotidianamente degli esercizi, come messaggio, soprattutto, almeno inizialmente, alle persone con sclerosi multipla e poi a chiunque avesse una disabilità. Volevo far vedere di essere tornata: si può fare, non è vero che una disabilità sia la fine di qualcosa. È un cambiamento. Durante la pandemia mi allenavo ogni giorno, condividevo tutto quello che facevo. Poi, dentro casa e fuori ho costruito una palestrina, ho costruito un manichino con cui facevo gli assalti. Quando ho ripreso a uscire, ero stanca, avevo voglia di cambiare perché, come dico sempre, la scherma ‘ti fa in due’. Era piena estate e ho detto: provo ad andare in piscina perché anche il nuoto è un qualcosa che non avevo più fatto, non mi sentivo padrona nel mio corpo e avevo paura di farlo. Dopo un mese e un corso, visto che sono competitiva nell’anima, ho chiesto all'istruttrice se ci fosse una piscina dove si facesse nuoto paralimpico ed è iniziata tutta l'avventura. Ho cominciato a ottobre e dopo otto mesi ho fatto la prima gara e sono riuscita a qualificarmi per i primi campionati estivi a Napoli”.

È stata coinvolta poi nel progetto “ThinkAbility” e ha incontrato nella piscina di Buccinasco i ragazzi figli dei dipendenti, che cosa fate?

“L’incontro si chiama “Nuota con Valeria” e l’abbiamo già fatto l’anno scorso con i dipendenti. È stata un'esperienza incredibile, un po' per tutti, perché eravamo in vasca insieme, anche con il mio allenatore. Loro si sono messi alla prova e hanno sperimentato le difficoltà che ha un nuotatore con una disabilità. Hanno nuotato, ad esempio, con un solo braccio, con una sola gamba o con gli occhi chiusi: hanno potuto vivere sulla propria pelle cosa significhi avere una limitazione e come si possono superare certe barriere. In seguito, abbiamo fatto un incontro finale ed erano tutti entusiasti, si sentivano stanchissimi ma dopo aver vissuto, in qualche modo, la vita di un'altra persona. Quest'anno l'incontro è avvenuto con figli di alcuni dipendenti di età tra gli 11 e 18 anni, con una parte introduttiva e una operativa in cui abbiamo sperimentato cosa significhi per me nuotare. Con la sclerosi multipla ho sempre delle "variazioni": magari oggi nuoto in un modo, domani in un altro”.

Qual è la cosa che più la rende fiera di questi incontri? 

“Sicuramente, l’idea di trasmettere che non esistono limiti invalicabili. Il mio motto è che l'impossibile è solo ciò che non si prova. Avere una difficoltà non significa non riuscire. Questa è mia idea ed è ciò che è alla base del progetto internazionale “ThinkAbility” che vuole che gli atleti trasmettano la loro determinazione, cambia la percezione della disabilità. L’iniziativa abbraccia sia l'interno che l'esterno di Europ Assistance e quindi l'obiettivo è cambiare la percezione sia all'interno tra i dipendenti che poi nella comunicazione all'esterno".

E a proposito di limiti da valicare, il sogno è Los Angeles 2028…

“Sì, avevo già in mente di provarci a Parigi ma non ce l’ho fatta... per me prepararsi significa dare il massimo. Attualmente, mi alleno cinque giorni a settimana, faccio attività in palestra, tre giorni faccio nuoto e tutto ovviamente associato alla fisioterapia. Non sono in Nazionale ma vorrei entrarci per raggiungere un bel sogno”.  

Oltre lo sport cosa fa nella vita?

“Lavoro per la sanità pubblica toscana, però anche per via di questa attività con Europ Assistance ho deciso di iscrivermi a un master a Pisa. È in comunicazione professionale internazionale, dovevo fare un tirocinio e la scelta dell'azienda è stata scontata. Stiamo portando avanti questo progetto e il gruppo fa della comunicazione uno strumento fondamentale per trasmettere certi valori. Dal mese di aprile fino a novembre, una nuova sfida da portare avanti e collaborerò nell’area ESG, sostenibilità e governance”.