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Home » Sport » Wimbledon, un passo avanti per la parità: niente più appellativi ‘signorina’ e ‘signora’

Wimbledon, un passo avanti per la parità: niente più appellativi ‘signorina’ e ‘signora’

Gli organizzatori del famoso torneo tennistico inglese hanno deciso di abolire le qualifiche che, fino ad oggi identificavano le giocatrici femminili in base al loro stato civile

Edoardo Martini
28 Maggio 2022
Simona-Halep-e-Serena-Williams-Wimbledon-2019

Simona Halep e Serena Williams, Wimbledon 2019

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L’All England Lawn Tennis Club ha deciso di cambiare l’albo d’onore di Wimbledon per il torneo del mese prossimo, rimuovendo le qualifiche ‘signorina’ e ‘signora’ nell’elenco dei vincitori del torneo. Il ‘titolo’ per gli uomini già era stato tolto ma era ancora in vigore prima dei nomi delle campionesse femminili. Secondo il Times, gli organizzatori del celebre torneo avevano già deciso nel 2019 di non annunciare più i nomi dei giocatori preceduti dallo stato civile. Inoltre non sarà più utilizzato il nome da sposate per le campionesse che hanno vinto a Wimbledon. In fondo non è certo la fede al dito ad aver permesso loro di raggiungere la gloria!

Ash Barty accanto al tabellone d’onore dopo la vittoria del singolare femminile dell’anno scorso, dove è elencata come Miss A. Barty

La svolta verso la modernità e la parità

Il cambiamento nell’albo d’oro fa parte di una spinta a modernizzare ulteriormente il torneo. Sin dall’inizio, nel lontano 1877, i nomi femminili e maschili nell’albo d’onore sono stati infatti presentati in modo diverso. Se i campioni maschili sono registrati solo come prima iniziale e il loro cognome, il che significa che il campione dell’anno scorso, Novak Djokovic, è stato presentato come “N Djokovic”, le campionesse femminili, invece, sono sempre state indicate con il loro titolo incluso. Ad esempio, Venus Williams, la cinque volte vincitrice del torneo, veniva presentata ogni volta come Miss V. Williams.

Novak Djokovic indica il suo nome nella lista dei vincitori di Wimbledon

Un cambiamento per le campionesse sposate

A Wimbledon cambia anche il modo in cui verranno registrate le campionesse sposate: non più identificate con le iniziali dei cognomi dei loro mariti ma esclusivamente con quello anagrafico. Dopo aver sposato John Lloyd, Chris Evert è stata aagiunta nelle bacheche degli onori per il suo trionfo nel 1981 come la signora JM Lloyd. Sia prima del suo matrimonio che dopo il loro divorzio nel 1987, il suo nome è stato inciso come Miss CM Evert mentre la versione originale del 1981 non è stata modificata. Ma d’ora in poi verrà chiamata CM Evert per tutte e tre le sue vittorie. Anche Billie Jean King, sei volte campionessa di singolare femminile e leggendaria pioniera dell’uguaglianza, non è stata risparmiata. È sempre stata elencata nelle bacheche d’onore di Wimbledon come la signora LW King,  nonostante il suo divorzio da Larry King nel 1987. Allo stesso modo, Evonne Goolagong Cawley è stata elencata nelle bacheche d’onore dell’All England Club come la signora R. Cawley per la sua vittoria nel campionato 1980.

Gli errori degli arbitri 

Nel 2018, il New York Times ha attirato l’attenzione sulla pratica degli arbitri che identificano i giocatori maschi e femmine in modo diverso. Un anno dopo, nel 2019, Wimbledon ha deciso di porre fine alla politica degli arbitri che identificavano le giocatrici femminili con i loro titoli mentre chiamavano solo i cognomi dei giocatori maschi. In precedenza, in effetti, Serena Williams si è sentita più volte chiamare “Mrs Williams“, mentre Roger Federer veniva semplicemente chiamato “Federer“. Insomma una discriminazione basata sul genere che non dava il giusto risalto a leggende di questo sport (tanto maschili che femminili!) e che, d’ora in poi, speriamo tutti sia solo un lontano ricordo.

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Instagram

  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
L'All England Lawn Tennis Club ha deciso di cambiare l'albo d'onore di Wimbledon per il torneo del mese prossimo, rimuovendo le qualifiche ‘signorina’ e ‘signora’ nell’elenco dei vincitori del torneo. Il 'titolo' per gli uomini già era stato tolto ma era ancora in vigore prima dei nomi delle campionesse femminili. Secondo il Times, gli organizzatori del celebre torneo avevano già deciso nel 2019 di non annunciare più i nomi dei giocatori preceduti dallo stato civile. Inoltre non sarà più utilizzato il nome da sposate per le campionesse che hanno vinto a Wimbledon. In fondo non è certo la fede al dito ad aver permesso loro di raggiungere la gloria!
Ash Barty accanto al tabellone d'onore dopo la vittoria del singolare femminile dell'anno scorso, dove è elencata come Miss A. Barty

La svolta verso la modernità e la parità

Il cambiamento nell'albo d'oro fa parte di una spinta a modernizzare ulteriormente il torneo. Sin dall'inizio, nel lontano 1877, i nomi femminili e maschili nell'albo d'onore sono stati infatti presentati in modo diverso. Se i campioni maschili sono registrati solo come prima iniziale e il loro cognome, il che significa che il campione dell'anno scorso, Novak Djokovic, è stato presentato come "N Djokovic", le campionesse femminili, invece, sono sempre state indicate con il loro titolo incluso. Ad esempio, Venus Williams, la cinque volte vincitrice del torneo, veniva presentata ogni volta come Miss V. Williams.
Novak Djokovic indica il suo nome nella lista dei vincitori di Wimbledon

Un cambiamento per le campionesse sposate

A Wimbledon cambia anche il modo in cui verranno registrate le campionesse sposate: non più identificate con le iniziali dei cognomi dei loro mariti ma esclusivamente con quello anagrafico. Dopo aver sposato John Lloyd, Chris Evert è stata aagiunta nelle bacheche degli onori per il suo trionfo nel 1981 come la signora JM Lloyd. Sia prima del suo matrimonio che dopo il loro divorzio nel 1987, il suo nome è stato inciso come Miss CM Evert mentre la versione originale del 1981 non è stata modificata. Ma d'ora in poi verrà chiamata CM Evert per tutte e tre le sue vittorie. Anche Billie Jean King, sei volte campionessa di singolare femminile e leggendaria pioniera dell'uguaglianza, non è stata risparmiata. È sempre stata elencata nelle bacheche d'onore di Wimbledon come la signora LW King,  nonostante il suo divorzio da Larry King nel 1987. Allo stesso modo, Evonne Goolagong Cawley è stata elencata nelle bacheche d'onore dell'All England Club come la signora R. Cawley per la sua vittoria nel campionato 1980.

Gli errori degli arbitri 

Nel 2018, il New York Times ha attirato l'attenzione sulla pratica degli arbitri che identificano i giocatori maschi e femmine in modo diverso. Un anno dopo, nel 2019, Wimbledon ha deciso di porre fine alla politica degli arbitri che identificavano le giocatrici femminili con i loro titoli mentre chiamavano solo i cognomi dei giocatori maschi. In precedenza, in effetti, Serena Williams si è sentita più volte chiamare "Mrs Williams", mentre Roger Federer veniva semplicemente chiamato "Federer". Insomma una discriminazione basata sul genere che non dava il giusto risalto a leggende di questo sport (tanto maschili che femminili!) e che, d'ora in poi, speriamo tutti sia solo un lontano ricordo.
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