Odio omofobo per il Summer Pride, insulti sul web: “Siete spazzatura”. In due finiscono a processo

Diffamazione e incitazione alla discriminazione: donna di 75 anni e uomo di 58 denunciati dall’Arcigay. Entrambi avevano attaccato su Facebook il presidente dell’associazione riminese Marco Tonti

di LORENZO MUCCIOLI
9 gennaio 2025

Rimini, 9 gennaio 2025 – Avevano definito gli organizzatori del Rimini Summer Pride “dei sadici” e “immondizia”, arrivando persino ad affermare di “capire” le ragioni di Adolf Hitler. Nel 2017, una pioggia di insulti omofobi si era riversata sull’Arcigay di Rimini e sul suo presidente Marco Tonti, alla vigilia della seconda edizione del Pride, il grande corteo per i diritti delle persone Lgbtq+ che, a fine luglio, aveva richiamato sul lungomare quasi 20mila persone.

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Nel 2017, una pioggia di insulti omofobi si era riversata sull’Arcigay di Rimini e sul suo presidente Marco Tonti

Una giornata di festa per l’intera città, che però non era andata giù ad una donna riccionese di 75 anni e ad un riminese di 58 anni, che si erano fiondati su Facebook per sfogare il loro risentimento con dei messaggi dai contenuti velenosi e dalla chiara ispirazione omofoba. La donna aveva contattato direttamente Tonti inviando un messaggio vocale attraverso la chat di “messanger”, mentre il 58enne aveva condiviso un post. Entrambi sono ora a processo e devono rispondere di due distinte ipotesi di reato: da un lato quella di diffamazione, dall’altro lato - e questo potrebbe segnare un precedente importante per la giurisprudenza - quella di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Il processo nasce da una denuncia presentata dall’Arcigay e dal suo presidente, che si sono costituiti parte civile per il tramite dell’avvocato Christian Guidi. E’ stato proprio quest’ultimo ad avanzare opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura, determinando così l’imputazione coatta per i due indagati.  

Secondo il legale dell’Arcigay, le offese condivise sui social costituirebbero un’evidente violazione della ex “legge Mancino”, che vieta ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Viene richiamata inoltre una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo, secondo la quale “non è necessario dimostrare che vi è stato un attuale richiamo alla violenza e al crimine, ma è sufficiente, perché possa dirsi integrato un incitamento all’odio, l’insultare, il ridicolizzare, l’ingiuriare. La parte civile ha chiesto un risarcimento di 30mila euro per ciascun imputato. L’inizio del processo, dopo l’udienza preliminare del 10 ottobre scorso, è atteso per oggi. “In attesa che la giustizia faccia il suo corso - dice il presidente di Arcigay, Marco Tonti - è bene sottolineare un principio, ovvero che anche i commenti e insulti pubblicati nello spazio virtuale di Facebook hanno il loro peso e possono determinare conseguenze dal punto di vista penale. Il Summer Pride è ormai un evento riconosciuto a livello internazionale, anche se negli anni come organizzatori abbiamo dovuto sopportare attacchi di ogni tipo. Attacchi che, in assenza di una legge specifica che punisca i crimini omofobi, sono tornati negli ultimi, purtroppo, a moltiplicarsi, nell’indifferenza dell’attuale Governo”.