Ritrovarsi. Ricucire. Tessere una tela che colmi i buchi, mettendo una toppa, laddove qualcuno aveva strappato il tessuto. Tra il cucito e le relazioni umane c’è uno speciale filo conduttore, fatto di contatti ed intrecci. Che sanano. E’ quello che deve aver pensato l’attivista afrocolombiana Virgelina Chará che, mentre il conflitto armato colombiano ancora insanguina il paese nonostante gli accordi di pace tra il governo e le Farc-Ep del 2016, porta avanti un progetto per promuovere la riconciliazione e la memoria delle vittime attraverso il cucito, nell’intento di rispondere alla necessità di verità e giustizia.
Quasi 70 anni, un viso segnato dalle traversie di un Paese difficile eppure solare nella sua espressione pacata, Virgelina, leader riconosciuta del movimento per la pace e i diritti umani, candidata al premio Nobel per la Pace nel 2005, è oggi la figura più visibile dell’Unión de Costureros (Unione dei Sarti), associazione nata nel 2014, che ha creato uno spazio accogliente - all'interno della Casa della Pace di Bogotà - dove le vittime, soprattutto donne, possono raccontare le loro storie e tramandare la memoria di quanto è successo. “Cucire significa riparare un paese rotto dal conflitto, generando consapevolezza e conoscenza allo stesso tempo, e dicendo alla Colombia che vogliamo la verità” dice Virgelina Chará. Che ha imparato a cucire e ricucire negli anni anche la sua vita. Nata nel 1953 a Suárez (dipartimento del Cauca), madre di sette figli, Chará è stata per due volte obbligata con la forza a lasciare la sua casa e più volte ha dovuto far fronte a minacce e intimidazioni. Nel 1985 il primo episodio: da Suarez dovette riparare a Santiago de Cali, quartiere di Aguablanca, dove vive maggior parte delle persone sfollate a causa della violenza. Nel 2000 però Chará fu stata costretta a cambiare nuovamente residenza, trasferendosi a Bogotà, dopo aver denunciato dei gruppi criminali che, con il beneplacito di alcuni membri dell’esercito, si dedicavano al reclutamento di giovani nel suo quartiere. Le minacce e le intimidazioni alla sua persona sono tuttavia continuate, senza tuttavia piegare la resistenza e la ferrea volontà di Chará.
Sotto la sua guida, l’Unione dei Sarti ha già realizzato iniziative di forte impatto, come la copertura con enormi pezzi di stoffa cuciti a mano del Memoriale ubicato nel Centro Memoria, Pace e Riconciliazione (settembre 2018) e del Castello delle Arti nel 2021. Ora il nuovo e ambizioso progetto è quello di un copertura con tele della memoria (arropamiento con telas de la memorias) del Palazzo di Giustizia di Bogotá. Un atto comunitario e simbolico che sarà celebrato 37 anni dopo che la guerriglia M-19 occupò con la forza l’edificio, provocando un conflitto che portò all’incendio del palazzo e alla morte di oltre 100 persone. In tutto si tratta di 166.000 mq di tela ricamata dai cosiddetti “sarti e sarte itineranti” provenienti da tutto il mondo a rivestire il Palazzo di Giustizia. Un’impresa titanica, dai costi ingenti che saranno sostenuti grazie alla vendita di prodotti acquistabili nei vari punti di riunione dell’Unione dei Sarti in tutto il paese: vestiti, bambole e accessori realizzati a mano. Intanto, come a testimoniare simbolicamente il frutto delle lotte di Chará, a seguito delle ultime elezioni del 19 giugno, a sedere sulla sedia della vicepresidenza sarà Francia Marquéz. Starà a lei, oltre che al nuovo presidente, Gustavo Petro, accogliere questa richiesta di riconciliazione, verità e giustizia che arriva da migliaia di donne e uomini, attivisti, attiviste e leader comunitari che hanno messo su tela il loro sentire e la loro memoria.