“Con il ministro Piantedosi stiamo ragionando sulla realizzazione di un secondo Cpr a Milano”. L’annuncio arriva dal sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, che in una nota interviene dopo la chiusura, ieri, dell’inchiesta sul caso del Centro di permanenza rimpatri di via Corelli da parte della Procura del capoluogo lombardo.
La fine dell’inchiesta sul Cpr di via Corelli
La struttura, il 13 dicembre scorso, era stata di fatto commissariata, col sequestro del ramo d'azienda della Martinina srl, società con sede a Salerno che gestiva il centro. Le indagini avevano fatto emergere, ai primi di dicembre con un'ispezione della Gdf, le condizioni “disumane” e “infernali” in cui vivevano i migranti, tra “cibo pieno di vermi”, assenza di mediatori culturali e linguistici, l'uso costante di “psicofarmaci”, letti e bagni fatiscenti, solo per citare alcuni fatti riscontrati nell'inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria e coordinata dai pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri.
Adesso, quindi, si va verso la richiesta di rinvio a giudizio per i due amministratori della srl, Alessandro Forlenza e Consiglia Caruso. Per il primo, inoltre, dall’avviso di conclusione indagini emergono una serie di altre imputazioni per turbativa perché, scrivono i pubblici ministeri, “quale amministratore di fatto di Engel Italia srl e Martinina srl” avrebbe presentato “documentazione contraffatta” partecipando ad altre “gare d'appalto” sulla gestione di centri di accoglienza per stranieri richiedenti asilo, tra Milano, Salerno, Brindisi e Taranto.
L’ipotesi secondo Centro a Milano
Il Cpr di Milano, intanto, dopo la convalida del sequestro il 21 dicembre scorso, è gestito da un amministratore giudiziario, il commercialista Giovanni Falconieri.
Nella nota diffusa oggi dal ministero degli Interni, però, arriva il commento del sottosegretario Molteni sul caso. “Al di là della polemica che ha voluto sollevare in maniera del tutto strumentale, il sindaco Sala ha finalmente compreso un punto fondamentale: la necessità di procedere con i rimpatri degli immigrati irregolari pericolosi”: ecco il punto caldo, quello su cui ruota da anni – o da decenni – la retorica della destra. I migranti irregolari, quando non si possono respingere in mare o ai confini, vanno rimpatriati, senza se e senza ma.
“Ebbene, vogliamo dare una buona notizia al sindaco e ai cittadini milanesi che hanno a cuore la sicurezza della città. Con il ministro Piantedosi stiamo ragionando sulla realizzazione di un secondo Cpr a Milano – spiega il sottosegretario – una struttura di adeguate dimensioni per rimpatriare i tanti migranti irregolari problematici che in particolare gravitano nelle aree delle stazioni. Una struttura che dovrà trattenere soggetti altamente pericolosi (il che ricorda molto le gabbie, le carceri o i lager, ndr) come l'immigrato che ha tentato di uccidere un poliziotto, un criminale che era gravato da decreto di espulsione ma non era trattenuto in un Cpr per mancanza di posti disponibili”.
“Se il sindaco Sala vuole rafforzare la sicurezza della città, con fatti concreti e non solo a parole, collabori con noi per la realizzazione della struttura al fine di favorire quei rimpatri che lui stesso ora invoca – chiosa Nicola Molteni –. Se il sindaco ci darà una mano a ripristinare la piena agibilità del Cpr di via Corelli, danneggiato dagli stranieri trattenuti – accusa –, e alla realizzazione in tempi brevi del secondo Cpr a cui stiamo lavorando al Viminale potremo insieme garantire un rafforzamento delle condizioni di sicurezza della città”.
La rete No ai Cpr rilancia la protesta
Se non è una forma di ghettizzazione questa… In un post sui social, il gruppo di attivisti che si batte per l’abolizione di questi centri, accoglie la proposta di un secondo Cpr a Milano commentando così: “Del come e perché sviluppino problemi psichici persone costrette alla clandestinità da una legge che non consente alternative e che sul comune di Milano non trovano nessuna assistenza medica né sociale, nessuno parla: ogni scusa è buona per spingere sull'acceleratore della repressione”.
Domani intanto a Milano, vicino a via Corelli si svolgera la manifestazione in musica (classica) proprio per ribadire ancora una volta la contrarietà a questo tipo di strutture di vera e propria detenzione e tortura.