Rinascere in carcere si può: "Guerrieri di compassione in supporto dei detenuti"

L'impegno di Liberation Prison Project Italia all'interno in 15 istituti penitenziari italiani: operatori formati ad hoc ispirati alla filosofia buddhista ma del tutto laici

di MAURIZIO COSTANZO -
23 luglio 2023
'Le voci dal carcere' è una delle tante rubriche del blog di LPP (foto tratta dal profilo Facebook)

'Le voci dal carcere' è una delle tante rubriche del blog di LPP (foto tratta dal profilo Facebook)

Rinascere in carcere si può: percorsi di consapevolezza per persone detenute. Anche nei luoghi di detenzione è possibile lavorare sul piano dell’introspezione e della trasformazione di sé, realizzando il principio rieducativo dell’articolo 27 della Costituzione. Per questi sono attivi percorsi di consapevolezza per detenuti e personale in 15 carceri italiane, realizzati grazie ai fondi 8xmille dell’Unione Buddhista Italiana. I percorsi sono condotti da operatori formati ad hoc, ispirati alla filosofia buddhista ma del tutto laici. Sviluppo personale e di conoscenza di sé: l’associazione Liberation Prison Project (LPP) Italia offre percorsi di consapevolezza all’interno delle prigioni principalmente alle persone detenute, ma anche al personale (come educatori e agenti di polizia penitenziaria), a ex-detenuti e familiari.

Cos'è e cosa fa Liberation Prison Project Italia

Un’attività realizzata grazie ai fondi 8xmille dell’Unione Buddhista Italiana e basata sulla convinzione che anche nei luoghi di detenzione è possibile lavorare sul piano dell’introspezione e della trasformazione di sé, sul proprio “essere umano”. LPP nasce nel 1996 negli Stati Uniti per iniziativa di una monaca buddhista e si ispira alla filosofia buddhista quale straordinario mezzo di studio della mente, ma i percorsi - di gruppo e individuali - sono del tutto laici e riguardano l’allenamento alla consapevolezza, ovvero la centratura della mente nel “qui e ora”, l’ascolto di se stessi, con presenza non giudicante.
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Il monaco volante simbolo di Liberation Prison Project Italia

I percorsi di LPP sono attivi in Italia dal 2009 e oggi sono presenti in 15 istituti penitenziari (Milano-Bollate, Monza, Torino, Pavia, Lodi, Padova, Modena, Pisa, Volterra, Livorno, Velletri, Trani, Alghero, Palermo, Treviso). La diffusione del progetto è in continua crescita anche per l’anno 2023. LPP cura con attenzione il contatto con ogni nuovo penitenziario per conoscere caratteristiche ed esigenze contingenti, e stabilisce una relazione forte con i funzionari giuridico-pedagogici.

Gli operatori

Gli operatori che entrano in carcere e conducono i percorsi di consapevolezza devono seguire un iter formativo che favorisce l’acquisizione di elementi teorici e pratici per operare nelle prigioni (in relazione con la direzione penitenziaria, la popolazione detenuta, i funzionari e gli agenti di polizia penitenziaria). Oggi gli operatori attivi sono in tutto 22, e tengono gruppi settimanali composti da 10-15 persone.
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Lara Gatto, presidente di Liberation Prison Project Italia

“Gli operatori devono addestrarsi molto ed essere motivati, perché non è un confronto facile; devono essere prima di tutto ‘autentici’ ed esercitare una forma di comprensione ma senza dimenticare le vittime dei reati. Gli operatori, insomma, sono dei guerrieri di compassione”, commenta Lara Gatto, presidente di Liberation Prison Project Italia, che continua spiegando come LPP accolga qualunque persona detenuta mostri interesse per il percorso. “È una proposta adatta a tutti perché fondata su aspetti che caratterizzano ogni essere umano; non importa l’estrazione sociale, la provenienza geografica, culturale o religiosa”, sottolinea. Il percorso va inoltre nella direzione dell’articolo 27 della Costituzione: “Le pene devono tendere alla rieducazione del condannato” e ha tra gli obiettivi quello di contribuire a generare ambienti più pacifici, dentro e fuori dal carcere.

I progetti

È dal 2016 che l’Unione Buddhista Italiana sostiene progetti umanitari e sociali in Italia e all’estero, grazie ai fondi 8xmille che, attraverso la dichiarazione dei redditi, si può destinare a una confessione religiosa o allo Stato. Nel 2022 sono stati più di 150 i progetti umanitari sostenuti dall’Unione Buddhista e 40mila i beneficiari raggiunti. Ciascun progetto è selezionato in coerenza con l’idea, che sta alla base del pensiero buddhista, dell’interdipendenza e del prendersi cura, perché ogni essere senziente, umano o animale che sia, è interconnesso e quando ci si prende cura di qualcuno si agisce a favore dell’intera collettività.
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"Le voci dal carcere" è una delle tante rubriche del blog di LPP

L’Unione Buddhista predilige piccole realtà non profit che sviluppano progetti concreti sul territorio rivolti alle categorie più fragili, con particolare attenzione ai diritti umani, al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo di una cultura della sostenibilità umana, sociale ed economica. Si tratta di progetti non confessionali a favore della pluralità e della responsabilità sociale, dove l’Unione Buddhista porta un aiuto concreto supportando le reti territoriali esistenti.

Carcere, rinascere si può

Tra gli esempi nel 2023: la produzione di salsa di pomodoro caporalato-free nel leccese; la liberazione dalle reti illegali da pesca che provocano la morte di preziose specie marine nell’arcipelago delle Eolie; i percorsi di meditazione in carcere, da Milano a Palermo, per acquisire consapevolezza e agevolare il reinserimento sociale. E ancora gli sportelli di ascolto, cura e cittadinanza attiva presenti in diversi quartieri di Torino; il rifugio in provincia di Rimini dove centinaia di cani, gatti e capre sono accolti e curati; il laboratorio tessile di prodotti artigianali creati dalle donne migranti accolte nel piccolo borgo calabrese di Camini.
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Gli operatori attivi sono in tutto 22, e tengono gruppi settimanali composti da 10-15 persone

L’impatto delle attività finanziate con l’8xmille è evidenziato nell’Impact Report 2022, il primo rapporto di sostenibilità realizzato da una confessione religiosa in Italia. Stilato sulla base degli indicatori dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il rapporto è uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini, utile per pianificare le future azioni di sostegno. L’Unione Buddhista Italiana nasce nel 1985 come associazione che raggruppa i vari centri buddhisti presenti in Italia, proponendosi come rappresentante unico dell’insieme del movimento buddhista, nel rispetto di tutte le tradizioni storiche. Dai 9 centri buddhisti iniziali, il numero è cresciuto oggi a 64. L’Unione Buddhista Italiana contribuisce alla diffusione degli insegnamenti e delle pratiche della dottrina buddhista, sviluppa la collaborazione tra le diverse scuole, favorisce il dialogo con le altre comunità religiose e le istituzioni, l’Unione Buddhista Europea (di cui fa parte dal 1987) e la Federazione mondiale dei buddhisti. Il buddhismo rappresentato dall’Unione Buddhista Italiana si connota per un forte spirito di apertura e dialogo verso le altre religioni, a partire da quella cattolica.