Dalle diversità nasce il confronto e dal confronto nascono le competenze. È questo uno dei mantra di società come Mundys, Capo Gruppo che opera a livello internazionale nell’ambito delle infrastrutture e della mobilità sostenibile e integrata. Un mantra condiviso anche dalle sue asset companies come (Adr) Aeroporti di Roma che gestisce gli scali di Fiumicino e Ciampino e dove il cambiamento per un ambiente di lavoro più inclusivo è palpabile.
"È un processo lungo e tortuoso, ma è iniziato e questo è ciò che conta" dice Ines Draoui, 31 anni, ingegnera civile laureata al Politecnico di Torino. Arrivata in Italia dalla Tunisia nel 2014 per motivi di studio, lavora in ADR Infrastrutture da quasi due anni.
"Ho lasciato la mia terra per un'esigenza personale, di formazione - racconta – prima ancora che di raggiungimento di obiettivi professionali”. La crescita in campo lavorativo è arrivata dopo un processo di integrazione per niente facile e scontato.
Dal 2014 in Italia per motivi di studio
"Appena arrivata in Italia ho dovuto affrontare vari scogli, linguistici e culturali. Spesso il mio approccio è stato imposto anche dall'interlocutore che avevo davanti: non tutti sono sempre stati gentili con me, non conoscevo nessuno e non avevo padronanza dell’italiano. Ho lavorato tanto su me stessa per adattarmi a questo nuovo ambiente, cercando di non snaturarmi, ma aggiustando le mie abitudini e convinzioni.
Lo scoglio più grande è stato senza dubbio la lingua, ma ho capito subito che se avessi voluto far parte della società che avevo scelto, avrei dovuto impararla in fretta. E così è stato, anche grazie ai miei colleghi di università".
Eppure, questo non è stato l'unico ostacolo. Possiamo dirlo.
"Ho trovato una chiusura che non mi aspettavo"
"Mi sento fortunata perché provengo da una famiglia abbastanza aperta che mi ha lasciata sempre molto libera nelle mie scelte. Venendo qui, non ho avuto uno shock culturale e, una volta superato lo step linguistico, è stato tutto più semplice. Certo, i problemi non sono mancati: diverse persone hanno avuto nei miei confronti un atteggiamento di diffidenza, per via della distanza culturale. Mi sono vista rifiutare un affitto, per esempio, solo perché tunisina.
All'inizio rimanevo male di fronte a questo tipo di chiusura inaspettata, ma col tempo ho imparato a farci i conti, comprendendo che non tutti hanno lo stesso approccio quindi ho iniziato ad accettare le differenze.
L'esperienza prima di Adr
Con gli anni, la barriera culturale e linguistica ha iniziato a ridursi notevolmente. "Ad oggi avverto sempre meno diffidenza o, forse, sono io che non ci faccio più caso. Da quando sono in Aeroporti di Roma ho una sfera lavorativa e personale molto più sana e stabile. Ma ADR è un'isola felice, non è sempre stato così nel contesto lavorativo. In passato ho avuto esperienze lavorative difficili senza possibilità di crescita professionale".
L'elemento penalizzante, per Ines Draoui, non è sempre stata solo la sua origine, ma anche il suo essere donna.
Poche donne sul cantiere
"In ADR ricopro un ruolo molto operativo, quello di assistente al direttore di cantiere. È quello che ho sempre voluto fare, fin dagli studi. Rimane, ancora oggi, un settore con un'alta presenza maschile. In passato mi sono trovata ad essere una delle poche donne sul campo. Piano piano stiamo dimostrando che è sì un lavoro difficile, che richiede energie e forza di carattere, ma che queste non sono caratteristiche che appartengono solo agli uomini.
Quello che conta sono le competenze, a prescindere dal genere. Far comprendere questo, al di fuori del contesto in cui lavoro attualmente, è una battaglia ancora lunga, ma che vale la pena intraprendere. Vedo già che qualcosa sta cambiando e ci stiamo avvicinando all'obiettivo. Sarò soddisfatta quando vedrò una capo cantiere donna".
Lavorare in ADR, oltre al fatto che fa quello che ha sempre voluto fare nella vita, le dà tanto. E si capisce subito dalla visione poetica e romantica e dalla luce che esprimono i suoi occhi parlando dell'aeroporto.
La magia che si respira in aeroporto
"Sono sempre stata affascinata dagli aeroporti, luoghi pieni di persone di passaggio e di volti che celano un mistero continuo. Tutti con una storia che mi piacerebbe conoscere. Nel mio piccolo cerco di rendere questo loro viaggiare da un luogo ad un altro, una bella esperienza.
Pensare che qualcuno, magari assorto nei suoi pensieri, si possa fermare in un punto bello e pulito dell'aeroporto per prendersi una pausa dimenticando i pensieri negativi, mi rende felice. Mi piace sapere che un passeggero abbia trascorso un’esperienza piacevole di viaggio.
Ogni volta che consegniamo un'area ristrutturata, ci mimetizziamo tra le persone e, come dei bambini entusiasti, ci piace vedere nei loro occhi e sui loro volti l'effetto che il nuovo ambiente ha su di loro. Sono solo un piccolo pezzo di un grande puzzle. Ogni giorno provo a dare il mio piccolo contributo per rendere memorabile un momento della vita dei nostri passeggeri”.