Trenta amministratori e amministratrici delegati di grandi aziende italiane e internazionali, che da sole rappresentano oltre
mille miliardi di fatturato, firmano fra il 18 e il 19 ottobre al Politecnico di Milano lo “
Zero Gender Gap”, impegnandosi ad
accelerare la parità di genere all’interno delle proprie aziende. Il patto, elaborato dal
Women's Forum con il supporto di McKinsey & Company, fra gli altri è stato sottoscritto da
Snam, Enel, Johnson & Johnson, Gucci, McKinsey & Company, Bnl, Illy caffè, Olayan Financing Company, Unicredit, Axa e Generali.
Alessandra Perrazzelli Elena Bonetti Emma Marcegaglia Chiara Corazza e Paola Angeletti
“Sono orgogliosa del fatto che sotto la presidenza italiana del G20 e in un momento storico cruciale come questo i ceo di così importanti aziende abbiano aderito a un impegno così significativo e concreto per il raggiungimento della parità di genere e l'
empowerment femminile”, ha dichiarato la ministra per le Pari Opportunità,
Elena Bonetti. “Nel Family Act è prevista la
riforma complessiva dei congedi parentali e si prevede fino a tre mesi di congedo di paternità con un aumento graduale, ma l'importante è parificare la responsabilità anche maschile. Questo rimuove un
gap in entrata nel mondo del lavoro.
Oggi per un'azienda costa di più assumere una donna e questo costo
va rimosso”. Un passo importante, ma non l’ultimo. Come spiega la rappresentante speciale per il G7 e IL G20 del
Women's Forum for the Economy & Society,
Chiara Corazza: "Il nostro obiettivo è realizzare una
She Covery for all, una ripresa inclusiva e sostenibile che metta il ruolo delle donne al centro dell'Agenda del G20. Per questo presenteremo
10 proposte operative ai grandi del pianeta riuniti a ottobre a Roma. E per questo stiamo coinvolgendo i
vertici delle maggiori imprese nazionali e internazionali, affinché diventino i nostri “
Ceo Champions”, “Campioni dell'eguaglianza di genere impegnandosi a firmare un Patto per lo
Zero Gender Gap”.
"Donna ai vertici di Intesa San Paolo? Per ora no"
Il presidente di Intesa San Paolo,
Gian Maria
Gros-Pietro dichiara che “nel gruppo si è deciso di
aumentare il numero di donne", dipendenti e manager, e quello che è importante ora è saper "
attrarre giovani donne" anche perché "la
valorizzazione delle persone, delle loro
diversità e le
politiche di inclusione sono essenziali per le imprese. Un alto tasso di diversità - di genere, età, origine - apporta un più ampio spettro di punti di vista, opinioni ed esperienze, e maggior valore nelle decisioni". E a chi gli domanda se il gruppo pensa a una donna alla guida di Intesa San Paolo, risponde: “Non presto perché
abbiamo un amministratore delegato che è bravissimo".
Alessandra Perrazzelli
"Tuttavia", assicura il presidente, “anche nella finanza il
soffitto di cristallo comincia a perforarsi". Esempio?
Elena Gotini, che è stata nominata amministratore delegato di
Bnl. "Poco alla volta ci si arriva", sottolinea. Secondo Gros-Pietro, "il mondo della finanza sta cambiando: basta pensare ad
Alessandra Perrazzelli in
Bankitalia e non è l'unica donna nel management dell'istituto. Non dimentichiamo poi che il presidente della Bce e del Fondo monetario internazionale sono due donne". Insomma: "le cose stanno cambiando, nello
Stem, nella finanza". Da Intesa Sanpaolo parla anche
Paola Angeletti, chief operating officer del gruppo: "Abbiamo aderito perché
un’azione collettiva è certamente benvenuta e necessaria per innescare un cambiamento culturale diffuso”. “Ci guida - spiega - una
policy di diversity & inclusion approvata dal cda con una specifica sezione dedicata ad impegni crescenti relativi all’equità di genere, finalizzati a garantire eque opportunità nei processi di assunzione, promozione a ruoli di responsabilità, nomine alla dirigenza e nel piano di successione per i ruoli apicali. In Intesa Sanpaolo la popolazione aziendale è da tempo
equilibrata per
presenza maschile e femminile. Il personale
direttivo femminile (dirigenti e quadri direttivi), in crescita, si attesta intorno al
40%. Assumeremo
3.500 giovani entro il 2024”.
Snam: 30% dirigenti rosa
Paola Angeletti
Fra le aziende che hanno aderito al patto,
Snam. "Nell’ultimo anno la popolazione femminile in azienda è aumentata del
23%, circa la
metà dei nostri
top executive è donna ed entro il 2023 avremo quasi il
30% di donne in posizioni
dirigenziali", afferma
Marco Alverà, amministratore delegato di Snam. «Sostieniamo con convinzione e con azioni concrete gli obiettivi di parità di genere portati avanti dal Women’s Forum nell’ambito del G20 e abbiamo inserito
permanentemente nel nostro statuto il tema dell’equilibrio di genere negli organi sociali", aggiunge Alverà alla firma di Zero gender gap.
Marcegaglia: "Fisco light per chi assume donne"
"Le donne sono state fortemente penalizzate dalla
pandemia, hanno
perso molti più posti di lavoro degli uomini soprattutto perché erano impegnate in settori che sono stati molto colpiti, come il
retail, i
negozi, gli impieghi a
tempo determinato, il
turismo, i
servizi: le donne hanno perso molto più lavoro e sono risultate
più deboli" nei confronti dell’impatto sociale del virus. Lo afferma
Emma Marcegaglia, amministratore delegato dell’omonimo gruppo con il
fratello Antonio. È venuto il momento di £chiedere anche che ci siano
politiche da parte del governo, come
decontribuzioni fiscali per le aziende che assumono le donne, aiutare le donne a tornare al lavoro dopo la
maternità, investire in
asili e in congedi parentali: ci sono una serie di azioni di cui si parla da molti anni, la novità è che adesso tutti diciamo che ora è il momento di agire", aggiunge l’ex presidente di Confindustria.