Marta da Torino, dove si gode qualche giorno di pausa, racconta il suo percorso difficile ma bellissimo. Marta Vespi, 23enne pontederese, si è appena laureata in Disco (Discipline dello spettacolo e della comunicazione) a Pisa con una tesi su un film indiano dedicato alla dislessia che, quando aveva 10 anni, è stata diagnosticata anche a lei. E' una delle oltre 660 persone che sono state seguite nell'anno accademico 2022-2023 dallo sportello universitario pisano che si occupa di Dsa, disturbi specifici dell'apprendimento. C'è anche una dottoranda fra loro.
A tu per tu con Marta Vespi
E ora? “Mi piacerebbe conseguire la magistrale o frequentare un master a Firenze o Roma. Sto cercando di capire che cosa mi aiuterà di più nel mio lavoro”. Che cosa vorrebbe fare? “La macchinista cinematografica”. La sua tesi è incentrata proprio su un film. “Volevo trovare qualcosa che mi rappresentasse e rappresentasse il mio percorso”. E il suo percorso universitario è cominciato davvero in salita, in pieno Covid. “Il primo vero anno di università è stato il terzo: prima non conoscevo nessuno. Poi ho trovato e apprezzato tante colleghe”. Ha scelto proprio l’ambito della comunicazione. “Il mio professore Maurizio Ambrosini sostiene che “Stelle sulla terra“, una pellicola che racconta una storia inventata, di produzione indiana, comunichi meglio l’argomento rispetto ai tanti docufilm che sono settoriali e per addetti ai lavori. C'è poco sull'argomento”.
Quando ha scoperto di essere dislessica? "In quinta elementare: di solito la diagnosi arriva tra la prima e la seconda, lo si capisce per il ritardo nella lettura che si supera grazie al lavoro di logopedista e psichiatra. E con lo studio assistito e i corsi di potenziamento ho finito in tempo gli anni della scuola dell’obbligo”. Deve ringraziare anche la sua forza di volontà. “Due volte a settimana avevo due ore di incontro all’Asl di Fornacette sui test necessari per studiare”. Non è semplice a quell'età. “No. Poi ho capito che che mi stavano aiutando. E allora ho cambiato prospettiva”.
La sua famiglia?
"Erano titubanti perché temevano una mia delusione, ma sono arrivata fino in fondo". E il giudizio degli altri? “La preadolescenza è già complicata di per sé, figuriamoci con la dislessia che ha influito su tutto. Ma alle superiori avere bravi professori mi ha agevolata”. Che cosa non viene accettato? “Per alcuni le mappe concettuali che utilizziamo come sostegno sono un semplice copiare oppure ci viene contestato di avere privilegi che altri non hanno. Purtroppo lo pensano anche alcuni docenti”. C’è ancora molta ignoranza. “Ci si limita a dire ’quel bimbo non sa leggere’. Noi abbiamo un rallentamento nella codifica della parola: è un disturbo del neuro sviluppo con diverse connessioni delle sinapsi. Il dislessico lo sa gli altri no”. Il suo messaggio a persone con il suo stesso disturbo? “Non mollate, è difficile, ho dato un esame tre volte, ma alla fine succede a tutti, quando però si riesce si hanno tante soddisfazioni”.