Miriam Longo a Le Iene: “Vi siete mai chiesti cosa significhi non sentirsi padroni del proprio corpo?”

La 23enne, Cavaliere della Repubblica, si batte da anni per raccogliere fondi per la ricerca sulla fibrosi cistica di cui soffre. Sulle classi separate dice: “Non ce n’è bisogno, ci fanno già sentire inadeguati”

8 maggio 2024
Miriam Colombo a Le Iene

Miriam Colombo a Le Iene

Miriam Colombo, 23enne di Ospedaletti (Imperia), è stata ospite della puntata di martedì 7 maggio a Le Iene. Al programma di Italia Uno la studentessa dell’Università di Genova, Cavaliere della Repubblica nel 2023 “per l'impegno, la passione, l'entusiasmo nel sensibilizzare le persone a donare a favore della ricerca e della cura della fibrosi cistica”, è stata protagonista di un monologo sulla malattia, la disabilità e l’inclusione che ancora stenta a prendere piede in Italia. 

“Ma come? Non sembri malata. Se ti trucchi ed esci di casa vuol dire che stai bene. Voi non avete idea dei miei ‘dietro le quinte’, che per apparire così in forma, così bella, passo almeno 5 ore al giorno a fare aerosol e sedute di fisioterapia respiratoria, a ingoiare 40 pastiglie e mesi attaccata ai macchinari”, esordisce Colombo nel suo intervento.

Non potete o non volete vederlo quel dolore che mi piega in due, il peso della malattia, la sofferenza che nemmeno il trucco e un bel vestito cancellano” continua, spiegando poi che le malattie di cui soffre, ovvero la fibrosi cistica, il diabete e l’artrite, “sono invisibili e così oltre a combatterle devo pure convincere la società che sono malata”.

Già perché non basta avere una – in questo caso tre – diagnosi, non basta doversi sottoporre a continue cure e assumere decine di medicine ogni giorno solo per avere una vita il più possibile simile a quella di tutte le altre persone. No, Miriam come migliaia di persone come lei che soffrono di patologie invisibili ad occhio nudo, deve anche fare i conti coi giudizi della gente: “‘Beh però sei ingrassata dall’ultima volta, quindi non stai male’. Pazienza se sono gonfia di farmaci per alleviare i miei sintomi. ‘Cavoli sei dimagrita, devi mangiare!’. Pazienza se sto talmente male da non tenere nemmeno l’acqua”.

“Vi siete mai chiesti cosa significhi non sentirsi padroni del proprio corpo? Cosa si provi nel guardarsi allo specchio e non riconoscersi? Ho chiesto se potessi seguire le lezioni universitarie online: ‘Signorina la Did è vietata, è una richiesta assurda’. Ho chiesto che mi venisse concesso più tempo per svolgere un esame come da regolamento, ma il professore ha detto ad alta voce: ‘Signorina, lei ha già la 104, altri privilegi non glieli concedo’.

Ecco, da poco qualcuno ha parlato di classi separate per chi è portatore di una disabilità – chiosa facendo riferimento alle parole generale Vannacci – ma non c’è bisogno di una classe separata per farci sentire inadeguati, siamo già un peso, siamo già esclusi. Perché per molti, in fondo, quelli come me l’inclusione non se la meritano”.