Una sacerdotessa indiana specializzata in unioni LGBTQ+ è una vera rarità per il mondo dei matrimoni, ma Sushma Dwivedi ha deciso di abbracciare le esigenze questa comunità, in modo che nessuno possa più essere trascurato. L’idea è nata nel 2013 quando, durante le celebrazioni del suo matrimonio, è emerso che il fratello trans di suo marito non avrebbe mai potuto sposarsi perché nessun sacerdote indiano avrebbe mai accettato di celebrare le nozze: “Questa storia mi ha spaccato il cuore. – racconta Sushma- Ho capito che dovevo fare qualcosa, ma non ero ancora sicura di cosa”.
Così è arrivato l’avvicinamento alla “Universal Life Church", una religione aconfessionale fondata nel 1962 da Kirby J Hensley la cui unica dottrina è “fa’ quello che ritieni giusto”. Una volta riconosciuta dall’ordine, Sushma è stata autorizzata a celebrare matrimoni:
“Tutto è cominciato nel maggio 2016, quando stavo per partorire il mio primo figlio. L’anestesista, mentre mi stava facendo un’epidurale, provava a distrarmi raccontandomi che stavano cercando il cappellano per unire una coppia sul mio stesso piano: volevano essere sposati prima che il bambino vedesse la luce, erano andati a ritirare la licenza matrimoniale ma, in quel preciso momento, il bimbo ha deciso che era arrivato il momento di nascere. Dissi loro che se non avessero trovato nessuno, avrei potuto celebrare io il matrimonio. Inizialmente non mi presero sul serio, ma dopo dieci minuti la donna incinta si presentò chiedendomi se potessi officiare. Quella fu la prima unione che celebrai” Da quel momento Sushma non si è più fermata. Ha ufficiato 33 matrimoni di cui più della metà per coppie dello stesso sesso. La sua funzione ha punti di rottura e di continuità con il tradizionale matrimonio Indù: Secondo le usanze, una cerimonia indiana può durare anche tre o quattro ore. Quella di Sushma non dura più di 40 minuti. “Si inizia con una preghiera e un’offerta per Ganesh- dice la 40 enne cresciuta in Canada- dopodiché la coppia deve girare intorno al fuoco sacro. Ogni giro corrisponde ad un impegno che i due si stanno prendendo.” Anche in questo settore però, purtroppo, non mancano le discriminazioni. Infatti è capitato che durante una cerimonia Sushma fosse attaccata verbalmente da alcuni ospiti, in quanto le donne secondo le tradizioni induiste non potrebbero celebrare unioni: “In quel momento ho capito quanto tempo serva e quanta strada ci sia ancora da fare per abbattere certi stereotipi”. Sushma però ha la forza e la determinazione necessarie per continuare in questa sua battaglia, perché ognuno dovrebbe essere libero di sposare chi ama, indipendentemente dal sesso del partner.