Le persone
transgender sono ancora oggi
discriminate. È un dato di fatto: nella società di oggi la transizione (o meglio ancora l'affermazione) di genere è qualcosa che fa storcere il naso ai più. Ma avviene anche sul posto
lavoro? Sembra proprio di si. Il lavoro è una parte fondamentale della vita delle persone, basti banalmente pensare alle ore della giornata trascorse nell'ambiente lavorativo; è inoltre un diritto sancito dall'articolo 4 della nostra Costituzione e infine, ultima nota, ma sicuramente non per importanza, permette di avere uno stipendio. Per queste si moltiplicano le difficoltà quando si interfacciano al mondo del lavoro, dalla candidatura ad un colloquio, alla paura di essere isolate e prese in giro quando già con un impiego stabile e comunicano la propria scelta personale. Fino ad arrivare allo stigma per eccellenza: "
trans e prostituzione".
Il colloquio lavorativo di una persona transgender
Durente i colloqui potrebbero essere fatte domande scomode o poco professionali legate alla loro identità di genere
Un tipico
colloquio di lavoro di una persona trans si svolge più o meno così: se quest'ultima non viene identificata come tale per via del suo
aspetto fisico e del suo look, lo sarà quando dovrà mostrare i propri
documenti; in quel momento chi si occupa del recruitment si accorgerà che
il genere non coincide con quello della persona che ha davanti. L'iniziale imbarazzo può in certi casi sfociare in veri e propri
commenti discriminatori e potrebbero addirittura essere fatte domande scomode e inopportune sul perché la persona abbia deciso di cambiare sesso. La/il transgender probabilmente si sentirà a disagio e inizierà a domandarsi se verrà giudicata sulla base delle sue competenze, esperienze lavorative pregresse, studi, oppure sulla base della sua scelta personale. Il colloquio probabilmente si concluderà con il classico "le faremo sapere" che spesso si traduce in una mancata assunzione. Questo ipotetico colloquio non è purtroppo lontano dalla realtà, molti transgender raccontano di
esperienze negative in casi come questo e alcuni sostengono che ad assunzione avvenuta, quando chi ha deciso scopre l'identità di genere del candidato, torna sui suoi passi, nascondendosi dietro a scuse poco convincenti.
Transizione di genere quando si ha già un lavoro
Com'è la situazione invece per le persone che decidono di cambiare sesso quando hanno già un lavoro? Qua possono presentarsi due casi: quello del
dirigente e quello del
sottoposto. Nel primo caso, chi si trova all'apice della gerarchia aziendale non viene discriminato, o almeno molto meno, per la sua scelta personale. Nel secondo caso invece, quello del dipendente, quest'ultimo può essere
deriso e subire commenti offensivi da parte dei colleghi. Inoltre le persone trans sono spesso attenzionate dai superiori e il minimo errore può essere ingigantito e usato come pretesto per licenziarli. Infine, sentirsi costantemente sotto pressione e "osservati" non aiuta a vivere serenamente sul posto di lavoro. Nella peggiore delle ipotesi queste situazioni umilianti portano a maturare la scelta di lasciare l'impiego. Cosa succede a questo punto? I casi sono diversi e anche le scelte sono estremamente personali, ma purtroppo le cronache raccontano di gesti estremi (come quello di
Cloe Bianco) o di ricorso alla prostituzione come mezzo di sostentamento. Ripetiamo, si tratta di casi estremi, che però vanno ad alimentare un già ben radicato
pregiudizio verso queste persone, che troppo spesso vengono stigmatizzate e discriminate solo per la loro identità
.
Bandiera transgender
Cosa possono fare le aziende per cambiare questa realtà?
Come abbiamo visto è necessario fare passi avanti sulla strada dell
'inclusività delle persone transgender
a livello lavorativo. Come può un' azienda concretamente combattere lo stigma e le discriminazioni? Innanzitutto può consentire alle persone in transizione il
cambio di genere e nome nei documenti interni senza attendere la fine del percorso e la
modifica anagrafica (per la quale, tra l'altro ci vogliono molti anni). Una cosa niente affatto scontata è consentire ai lavoratori e lavoratrici di indossare l'abbigliamento che ritengono più consono al loro genere e prevedere servizi igienici e
toilette genderless. E ancora realizzare
attività formative per dirigenti e dipendenti sui temi legati all'identità di genere o comunque alla diversità. Nelle attività di promozione della propria azienda, sui siti o nelle newsletter ad esempio,
evitando di utilizzare immagini stereotipate che possano in qualche modo discriminare le persone transgender
a favore di quelle inclusive.