Scrivere a mano diventerà desueto? E in quanto tempo? Con quali conseguenze pratiche ma anche culturali? Per la prima volta siamo davvero di fronte ad un interrogativo che solo qualche anno fa ci sarebbe apparso folle. E invece, stando agli ultimi studi, sono sempre di più le persone nel mondo che non sanno scrivere. Nel senso classico del termine.
Secondo infatti ’Osservatorio carta, penna e digitale' della Fondazione Einaudi, negli ultimi dieci anni in Italia abbiamo assistito ad un aumento del 163% dei casi di disgrafia, un disturbo specifico dell’apprendimento legato alla scrittura, si manifesta in difficoltà a scrivere in modo leggibile o fluido.
Mentre in Inghilterra uno studio del National Literacy Trust su 76.000 bambini ha evidenziato che solo il 10% scrive a mano ogni giorno contro il 50% di appena un decennio fa.
Che la scrittura a mano stia pian piano lasciando campo a nuove forme di annotazione e a nuovi supporti, è esperienza quotidiana di tutti noi, a causa della crescente diffusione della tecnologia digitale, con smartphone, tablet e computer, che hanno indotto una sempre minore familiarità con carta e penna. Una trasformazione del comportamento umano che non sarà insignificante sul piano delle nostre abilità. E che è destinata a trasformare profondamente la nostra stessa antropologia.
Secondo tutti gli studi oggi a nostra disposizione infatti, scrivere a mano stimola il cervello in modo più complesso rispetto alla digitazione su una tastiera, coinvolgendo memoria, attenzione e capacità di elaborazione concettuale. Inoltre la scrittura manuale migliora la comprensione del testo e la capacità di personalizzare le informazioni, favorendo una maggiore concentrazione e creatività.
Le persone che studiano in formato cartaceo tendono ad avere risultati migliori nella comprensione di ciò che leggono rispetto a coloro che utilizzano formati elettronici. E questo perché Il processo di scrittura coinvolge una serie di aspetti cognitivi e fisici che possono aiutare a rafforzare la memoria e la comprensione delle informazioni.
Non a caso sono diversi gli organismi che si stanno ponendo il problema di come affrontare e possibilmente frenare questa deriva che sta portando all'abbandono della scrittura manuale.
In Italia è stato creato recentemente un intergruppo parlamentare che propone di istituire la “Settimana nazionale della scrittura a mano” e di candidare la calligrafia come patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO, come accaduto a fine del 2021 all'arte di scrivere in maniera esteticamente ricercata usando l’alfabeto arabo, pratica artistica, diffusa in Arabia Saudita, Algeria, Bahrain, Egitto, Giordania, Iraq, Kuwait, Libia, Mauritania, Marocco, Oman, Palestina, Sudan, Tunisia, Emirati Arabi e Yemen, e che utilizza le ventotto lettere dell’alfabeto arabo, scritte in corsivo da destra a sinistra per esprimere armonia, grazia e bellezza.
La proposta di legge per l'istituzione della settimana nazionale della scrittura a mano, di iniziativa parlamentare, è stata assegnata in sede referente il 21 febbraio 2023 alla Commissione Cultura, “in considerazione” viene detto “dell'importanza della scrittura a mano nel preservare parte della storia della lingua italiana, tenuto conto del valore della calligrafia e della scrittura per lo sviluppo delle capacità cognitive e creative e stante il valore storico della calligrafia nella storia italiana ed occidentale e il suo valore storico come elemento di rappresentanza della cultura italiana, nonché dato il valore della scrittura nel ridurre e contrastare l'analfabetismo”.
In Inghilterra invece la presidente della National Handwriting Association, Mellissa Prunty, ha richiesto che la scrittura a mano sia insegnata anche nelle scuole secondarie, per arginare la perdita di questa importante abilità.
La scrittura a mano non è solo un esercizio tecnico, ma un mezzo per esprimere sé stessi e consolidare competenze fondamentali. Riscoprirne il valore potrebbe rappresentare una risposta concreta a un problema che riguarda il futuro delle giovani generazioni.
Riusciranno questi tentativi ad invertire la tendenza all'abbandono della scrittura a mano? Vedremo. Oggi scrivere a mano è considerato troppo lento e troppo faticoso, rispetto alla digitazione sulla tastiera. Tanto che qualche anno fa Minna Harmanen, presidente della Finish National Board of Education, ha affermato “gli studenti oggi non hanno tempo a sufficienza per imparare a scrivere in modo veloce in corsivo, per questo non pensiamo sia utile per loro. Poi non è facile da scrivere per i bambini e per i professori da leggere. Mentre la scrittura su computer è molto più chiara ed è qualcosa che il mondo del mercato richiede“ .
Una frase che ha una sua evidenza innegabile. Ma è proprio vero che i nostri bambini hanno bisogno di questo? La lentezza favorisce una maggiore riflessione sulle parole e sui pensieri, rendendoci migliori, più creativi, ci mette di fronte a maggiori difficoltà e ci esercita a superarle, facendoci acquisire abilità non secondarie. Insomma, il dibattito è aperto. Vedremo dove ci porterà.