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Home » HP Trio » Alla Camera passa la mozione per la cittadinanza italiana allo studente egiziano Patrick Zaki

Alla Camera passa la mozione per la cittadinanza italiana allo studente egiziano Patrick Zaki

Lo studente dell’Università di Bologna è detenuto in Egitto dal febbraio del 2020 con motivazioni politiche. Mercoledì l'Aula ha approvato all'unanimità (con l'astensione di Fratelli d'Italia) la richiesta di farlo diventare cittadino italiano

Marianna Grazi
8 Luglio 2021
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Patrick Zaki potrebbe diventare cittadino italiano. La Camera ha approvato all’unanimità, con 358 voti favorevoli e l’astensione dei 30 deputati Fratelli d’Italia, la mozione che chiede al governo di conferire la cittadinanza italiana allo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto nel suo paese d’origine dal 7 febbraio 2020. Il testo, inoltre, esorta l’esecutivo di “continuare a monitorare lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione”.

Il voto segue un’altra mozione approvata dall’altro ramo del Parlamento italiano ad aprile, che poneva la stessa richiesta, con l’obiettivo di fornire al trentenne maggiori garanzie legali e fare pressione sull’Egitto per ottenerne la scarcerazione. Tuttavia le due proposte non sono vincolanti per il governo, che avrà libertà di decisione su quali iniziative intraprendere, e se intraprenderne. Nonostante, infatti, più volte ci siano stati proclami per la sua liberazione da parte dei nostri politici, per ora l’attività ‘concreta’ in favore di Patrik è stata poco incisiva e non ha portato a progressi significativi.

Arrestato all’aeroporto del Cairo, mentre stava rientrando a casa durante una pausa dagli studi, da quel momento sono passati oltre 500 giorni, senza la possibilità per Zaki di andare a processo e difendersi insieme al suo avvocato. Secondo le autorità egiziane lo studente rischia fino a 25 anni di carcere per alcuni post pubblicati sulla sua pagina Facebook, che vengono considerati “incitazione alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”.

Nel testo della mozione approvata a Montecitorio si legge che la cittadinanza “rappresenterebbe un fortissimo segnale sia per l’Egitto che per gli alleati europei che sostengono la liberazione di Zaki e permetterebbe all’Italia e all’Europa di poter esercitare una pressione sul Cairo“. Grande soddisfazione da parte di Amnesty Italia dopo il passaggio in Aula, che su Twitter scrive si tratta di “una giornata molto importante per il Parlamento italiano”.

La mozione accoglie anche la mobilitazione di 300mila cittadini che hanno sottoscritto la petizione dell’associazione “Station to Station” per la sua scarcerazione. Sono più di 1000 invece, i comuni italiani che hanno già concesso la cittadinanza onoraria a Patrick. La mobilitazione dell’opinione pubblica è stata ed è tuttora notevole, come quella di numerosi esponenti politici nazionali e locali, delle autorità europee e di associazioni per i diritti umani. Ma i governi italiani che si sono succeduti nell’ultimo anno e mezzo si sono mossi in maniera estremamente cauta sulla questione. Forse il Governo sta valutando quanto un intervento più deciso graverebbe sugli interessi economici e sulle relazioni commerciali con l’Egitto. Ma ci sarebbero comunque numerosi strumenti di pressione a disposizione – senza che si incrinino necessariamente i rapporti tra i Paesi – per cercare di convincere il governo egiziano al rilascio di Zaki. Perché la vita di un cittadino italiano (o quasi) vale più di qualsiasi scambio.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Patrick Zaki potrebbe diventare cittadino italiano. La Camera ha approvato all'unanimità, con 358 voti favorevoli e l'astensione dei 30 deputati Fratelli d'Italia, la mozione che chiede al governo di conferire la cittadinanza italiana allo studente egiziano dell'Università di Bologna detenuto nel suo paese d'origine dal 7 febbraio 2020. Il testo, inoltre, esorta l'esecutivo di "continuare a monitorare lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione". Il voto segue un'altra mozione approvata dall'altro ramo del Parlamento italiano ad aprile, che poneva la stessa richiesta, con l’obiettivo di fornire al trentenne maggiori garanzie legali e fare pressione sull’Egitto per ottenerne la scarcerazione. Tuttavia le due proposte non sono vincolanti per il governo, che avrà libertà di decisione su quali iniziative intraprendere, e se intraprenderne. Nonostante, infatti, più volte ci siano stati proclami per la sua liberazione da parte dei nostri politici, per ora l'attività 'concreta' in favore di Patrik è stata poco incisiva e non ha portato a progressi significativi. Arrestato all'aeroporto del Cairo, mentre stava rientrando a casa durante una pausa dagli studi, da quel momento sono passati oltre 500 giorni, senza la possibilità per Zaki di andare a processo e difendersi insieme al suo avvocato. Secondo le autorità egiziane lo studente rischia fino a 25 anni di carcere per alcuni post pubblicati sulla sua pagina Facebook, che vengono considerati "incitazione alla protesta" e "istigazione a crimini terroristici". Nel testo della mozione approvata a Montecitorio si legge che la cittadinanza "rappresenterebbe un fortissimo segnale sia per l'Egitto che per gli alleati europei che sostengono la liberazione di Zaki e permetterebbe all'Italia e all'Europa di poter esercitare una pressione sul Cairo". Grande soddisfazione da parte di Amnesty Italia dopo il passaggio in Aula, che su Twitter scrive si tratta di "una giornata molto importante per il Parlamento italiano". La mozione accoglie anche la mobilitazione di 300mila cittadini che hanno sottoscritto la petizione dell'associazione "Station to Station" per la sua scarcerazione. Sono più di 1000 invece, i comuni italiani che hanno già concesso la cittadinanza onoraria a Patrick. La mobilitazione dell’opinione pubblica è stata ed è tuttora notevole, come quella di numerosi esponenti politici nazionali e locali, delle autorità europee e di associazioni per i diritti umani. Ma i governi italiani che si sono succeduti nell'ultimo anno e mezzo si sono mossi in maniera estremamente cauta sulla questione. Forse il Governo sta valutando quanto un intervento più deciso graverebbe sugli interessi economici e sulle relazioni commerciali con l'Egitto. Ma ci sarebbero comunque numerosi strumenti di pressione a disposizione - senza che si incrinino necessariamente i rapporti tra i Paesi - per cercare di convincere il governo egiziano al rilascio di Zaki. Perché la vita di un cittadino italiano (o quasi) vale più di qualsiasi scambio.
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