In un’annata storica per la democrazia, con oltre quattro miliardi di persone chiamate - più o meno democraticamente - alle urne in tutto il mondo, le elezioni presidenziali statunitensi si stanno ritagliando di giorno in giorno uno spazio sempre più rilevante nei telegiornali di ogni paese. Fin dalla ricandidatura di un Donald Trump sottoposto a processo, per arrivare all’attentato di questo mese e al ritiro di Joe Biden, le news che arrivano da oltreoceano stanno tenendo sempre più persone incollate agli schermi per rimanere informati su sondaggi e ulteriori colpi di scena.
Ma in una tornata elettorale descritta per mesi dai sondaggisti come l’anno zero del conservatorismo, l’Europa ha scelto, nella maggior parte dei casi, di mantenere ben salda la linea liberal progressista. Un pronostico che, per mesi, non ha visto dello stesso parere gli elettori e le elettrici americane, intimoriti dalle condizioni di salute di Biden. Allo stesso modo, l’attentato verificatosi in Pennsylvania ai danni di Trump sembrava aver scatenato un’inarrestabile onda di consensi verso il tycoon, presentato come un martire ferito, ma ancora in vita.
Kamala Harris, il jolly che potrebbe sconfiggere Trump
Ma con l’improvviso ritiro di Joe Biden, qualcosa è cambiato. Ormai manca solo l’ufficialità, ma il numero di endorsement ricevuti sembra proiettare l’attuale vice presidente degli Stati Uniti d’America in piena corsa per le presidenziali di novembre. Kamala Harris, nelle primissime ore dopo il ritiro della candidatura di Biden, è stata investita da un’ondata di supporto (e di donazioni) senza precedenti, che le è valsa un nuovo record relativo alla cifra più alta mai raccolta in 24 ore per una campagna elettorale.
Occorre precisare, però, che la sua non è una candidatura di mera opposizione rispetto a Trump. Kamala Harris, infatti, intraprenderà fin dai prossimi giorni - con elevata probabilità - una campagna elettorale basata su progressismo, diritti civili e sociali.
Il programma elettorale: diritto all’aborto e stop alle armi
Forte della sua esperienza come procuratrice generale in California, la Harris è diventata fin dalla sua elezione un vessillo per la popolazione nera e asiatica soprattutto in funzione delle sue origini, nonché un simbolo per la popolazione femminile. Un fatto, quest’ultimo, testimoniato dall’attenzione che la futura candidata dell’asinello presta da sempre a tematiche quali ii diritti riproduttivi e la genitorialità, con particolare attenzione all’aborto.
Nei giorni scorsi, infatti, una sua visita in Minnesota ad una clinica di Planned Parenthood, organizzazione no profit per la salute sessuale e riproduttiva nella quale si attua anche la procedura di aborto, ha riscritto la storia delle campagne elettorali statunitensi. Nessun candidato, fino ad ora, vi si era mai recato personalmente in visita. Solo Barack Obama, nel corso del suo secondo mandato, aveva affrontato a distanza la tematica.
La volontà di Kamala Harris, infatti, è quella di favorire il ripristino della sentenza Roe v. Wade, recentemente abrogata dalla Corte costituzionale dopo la nomina di una giuria a maggioranza repubblicana per mano dell’ex presidente Trump. Il diritto all’aborto, in seguito all’abrogazione della sentenza, non è più garantito costituzionalmente, consentendo agli stati conservatori di ripristinare imponenti giri di vite sulle possibilità di accesso alla procedura.
Ma l’attenzione della futura candidata verrà rivolta anche al mercato delle armi: stop alla vendita di armi d’assalto, maggiori controlli sugli acquirenti e leggi “red flag” contro le persone ritenute socialmente pericolose. Ad oggi, in molti stati americani, i fucili d’assalto sono facilmente acquistabili e, con dei kit stampabili a casa, convertibili in fucili in grado di sparare raffiche che, in teoria, dovrebbero rimanere prerogativa militare.
Il supporto dello spettacolo e della comunità Lgbt
Come anticipato, Kamala Harris è stata investita fin da subito da un elevato supporto popolare, ma anche dalla vicinanza di numerose celebrità politiche e dello spettacolo, nonché della comunità Lgbt. Quest’ultima, in particolare, riconosce da sempre futura candidata un’attenzione nei propri confronti mai riscontrata in molti altri contesti politici, tanto da venire appellata dalla Human Rights Campaign come “Campionessa per l’uguaglianza Lgbt”.
L’Hrc, nel contesto americano, è un punto di riferimento per la comunità Lgbt stessa, contando ben 750mila iscritti: “Da quando ha guidato la lotta contro i crimini d’odio anti-Lgbtq+ a San Francisco fino al suo periodo come vicepresidente nell’amministrazione più pro-Lgbtq+ nella storia degli Stati Uniti, Kamala Harris è una campionessa per l’uguaglianza Lgbtq+. Siamo orgogliosi di sostenere con entusiasmo la qualificata, formidabile ed esperta vicepresidente Kamala Harris alla presidenza degli Stati Uniti”, ha dichiarato la presidente dell’associazione, Kelley Robinson.
Un supporto ribadito, in poco tempo, anche dal mondo dello spettacolo e della politica, con a capo la famiglia Clinton e attori del calibro di George Clooney. Proprio Hilary Clinton, sfidante di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2016, ha lanciato in una recente intervista un messaggio di speranza e incitamento nei confronti della compagna di partito: “È una trappola credere che il progresso sia impossibile”.