È durata meno di 10 giorni l'ordinanza del consiglio cittadino di Grenoble che consentiva alle donne di indossare il burkini nelle piscine della città. Doveva entrare in vigore il prossimo primo giugno, ma non ha fatto in tempo. Il tribunale amministrativo ha deciso di sospenderla, mercoledì 25 maggio, ritenendo che gli autori di questo nuovo regolamento abbiano "seriamente minato il principio di neutralità del servizio pubblico". Insomma la laicità dello Stato deve sempre prevalere sulla libertà delle donne musulmane di indossare il costume tradizionale per accedere ai luoghi di svago pubblici.
L'ordinanza
Il nuovo provvedimento, che avrebbe consentito, tra le altre cose, alle donne di fede islamica di indossare negli impianti pubblici il costume intero che lascia scoperti solo il volto, le mani e i piedi, era stato sostenuto dalla maggioranza del sindaco ecologista di Grenoble, Eric Piolle, anche se era passato con una maggioranza risicata (29 voti a favore, 27 contro e due astensioni). La decisione del consiglio comunale era seguita alle proteste portate avanti tre anni prima da un’associazione di cittadine musulmane, che avevano organizzato manifestazioni e “gesti di disobbedienza civile” contro un divieto definito “discriminatorio” nei loro confronti. In molte città francesi, nel corso degli anni ma soprattutto dopo l'attentato terroristico di Nizza del 2016, ad opera di un fondamentalista islamico, erano state emesse ordinanze che vietavano alle cittadine musulmane di indossare il velo e il burkini nelle spiagge e nelle piscine cittadine, in una sorta di fobia collettiva contro tutto ciò che richiamava il credo religioso.Il referendum 'laico'
Oltre alle proteste, scatenatesi in particolare sul web ma anche negli ambienti istituzionali – persino dall'ufficio del presidente Macron –, contro l'ordinanza del comune di Grenoble è stato presentato un "referendum laico" da parte del prefetto dell'Isère, su mandato del ministro dell'Interno, Gérald Darmanin che chiedeva la sospensione di questa controversa misura. Il principio della richiesta era stato annunciato già il 15 maggio, alla vigilia dell'esame da parte del consiglio comunale del nuovo regolamento per le piscine comunali che avrebbe aperto all'utilizzo del burkini, ma anche all'ingresso in topless per le donne e ai costumi da bagno anti-UV per tutti. Ed è stato proprio il numero uno del dicastero con sede a Place Beauvau ad annunciare la sentenza dall’account Twitter ufficiale: i giudici del tribunale amministrativo hanno osservato che l'articolo in questione consente "a determinate persone di derogare alla regola generale dell'obbligo di indossare indumenti aderenti per motivi religiosi", e in questo modo l'amministrazione comunale ha quindi "gravemente compromesso il principio di neutralità del servizio pubblico". Il ministro Darmanin ha accolto con favore la decisione, salutandola come "un'ottima notizia". "A seguito del nostro ricorso, il tribunale amministrativo sospende la delibera dell'ufficio del sindaco di Grenoble che autorizza il "burkini" nelle piscine comunali grazie agli strumenti della legge sul separatismo voluta da Emmanuel Macron!", si è rallegrato.Anche la leader di Rassemblement National Marine Le Pen ha accolto con favore la decisione e ha descritto il burkini come "abbigliamento di propaganda islamica". "Restiamo vigili e i nostri deputati proporranno una legge per vietarlo in modo permanente", ha aggiunto. Intanto il sindaco dei Verdi Eric Piolle, in un breve messaggio postato su Twitter ha annunciato poco dopo la sentenza che la città "farà ricorso al Consiglio di Stato".Je me félicite que la justice ait suspendu la disposition municipale de la ville de Grenoble autorisant le burkini, habit de propagande islamiste. Nous restons vigilants et nos députés proposeront une loi pour l’interdire définitivement.
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) May 25, 2022