Aborto come l’omicidio: l’estrema destra in Brasile vuole vietarlo in tutti i casi

Una proposta di legge è in fase di esame nel Congresso Nazionale per modificare la Costituzione e porre ulteriori limiti all’interruzione volontaria di gravidanza

di Redazione Luce!
20 dicembre 2024
Marcia femminista per l'aborto

Marcia femminista per l'aborto

Dopo l’annuncio di un possibile ribaltamento della legge in Argentina anche in Brasile l'estrema destra torna su una delle sue bandiere preferite, la lotta contro l'aborto.

Pochi giorni fa, una proposta ha cominciato ad essere esaminata nel Congresso Nazionale per modificare la Costituzione e impedire in tutti i casi l'interruzione volontaria di gravidanza. I parlamentari conservatori si muovono quindi verso un divieto totale della pratica, che è già regolata in modo parecchio restrittivo: oggi di fatto l’aborto è consentito solo in caso di stupro, di anencefalia (gravissima malformazione cerebrale, con l’assenza parziale del cervello del feto) e di grave pericolo di vita della madre. Tuttavia, di tanto in tanto il Congresso propone misure per limitare ulteriormente la legislazione.

“È un processo lungo, ma sappiamo che la composizione del Senato e della Camera dei Deputati oggi è molto conservatrice (...) la possibilità di approvazione con questa configurazione è grande”, ha avvertito l'attivista Angela Freitas, intervistata dall’Agenzia Sputnik. Coordinatrice della campagna femminista "Nem presa nem morta" (né preda né morta). 

Le attiviste di "Nem presa nem morta" (Foto: equipe NPNM)
Le attiviste del collettivo pro aborto "Nem presa nem morta" (Foto: equipe NPNM)

L’ultima proposta lanciata prevede di modificare il testo iniziale della Costituzione brasiliana (del 1988) per garantire “il diritto alla vita fin dal concepimento”, il che equivale in sostanza ad equiparare l'aborto all'omicidio. Sebbene il testo fosse nel cassetto del partito conservatore dal 2012, è stato approvato dalla Commissione Costituzione e Giustizia della Camera dei Deputati (35 voti contro 15), dando così inizio ad un lungo iter fino alla sua approvazione, per la quale sono necessarie ampie maggioranze sia alla Camera che al Senato. “Si tratta comunque di un segnale di avvertimento” afferma Freitas.

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Il governo brasiliano è nelle mani del militante di sinistra Luiz Inácio Lula da Silva (in una coalizione che comprende partiti di centro e di destra), ma il Congresso Nazionale è marcatamente conservatore, ancor più che negli anni di Jair Bolsonaro (2019-2022). Iniziative di questo tipo trovano quindi terreno fertile. Il Partito dei Lavoratori (PT) di Lula e i partiti della sinistra moderata in generale non toccano da tempo il diritto all'aborto nelle loro campagne e nei loro programmi elettorali per paura di scontentare gli elettori religiosi, sempre più numerosi e influenti. "Tutta la nostra lotta nel movimento femminista brasiliano è quella di fermare gli insuccessi; se prima lottavamo per il progresso della legislazione, per l'aumento delle disposizioni legali, con la situazione attuale i progressi legislativi sono diventati molto difficili. Ora lottiamo affinché almeno lì non ci sono battute d'arresto", lamenta l’attivista.