Oltre 700mila adolescenti dipendono dal web e videogame

Vivono strafatti di Tik Tok, Instagram e Twitch e rischiano di perdere il senso della realtà. Lo studio e le nuove frontiere di prevenzione e cure farmacologiche

di MAURIZIO COSTANZO -
2 giugno 2023
Dipendenza dalla rete

Dipendenza dalla rete

Non sono dipendenti dalle droghe ma vivono ‘strafatti’ di TikTok, Instagram, Twitch e rischiano di perdere il senso della realtà: almeno 100mila adolescenti italiani, fra gli 11 e i 17 anni, fanno un uso compulsivo e incontrollato di social e piattaforme di streaming, quasi altrettanti si chiudono per mesi in camera sostituendo il reale con l’irreale virtuale. A questi, come rende noto l’Agi sul suo sito, si aggiungono circa 500mila ragazzi, soprattutto maschi, a rischio di dipendenza da videogiochi: così, mentre in Italia il tempo medio trascorso su internet si aggira attorno alle 6 ore, varie forme di dipendenza dalla tecnologia dilagano fra i giovani. Complice anche il malessere di una generazione post-Covid in cui l’isolamento emotivo e la rottura con il mondo sociale hanno minato la salute mentale.

Lo studio

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Dipendono dal web e videogame 700mila adolescenti

Lo ha dimostrato un recente studio italiano promosso dal Dipartimento Politiche Antidroga della presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità, condotto dall’IRCCS Stella Maris e la Ausl di Bologna, dal titolo: “Psicofarmacologia clinica in età evolutiva: efficacia, sicurezza e implicazioni di trattamento nelle successive età della vita”, che ha preso il via a Cagliari. La ricerca è stata discussa dagli esperti riuniti per il convegno congiunto Sinpf (Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia) e Sinpia (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza). Stando ai dati, raccolti su oltre 8.700 studenti fra gli 11 e i 17 anni, quasi il 12% degli adolescenti, soprattutto maschi, è a rischio di dipendenza dai videogiochi e il 2,5% fa un uso compulsivo e incontrollato dei social, mentre l’1,8% si chiude per mesi in camera vivendo solo attraverso computer e smartphone. Oggi esistono sia attività di prevenzione, terapie cognitive e comportamentali, sia cure farmacologiche in grado di aiutare i giovani e giovanissimi pazienti.

Il convegno

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Dai dati emerge che i ragazzi sono più spesso vittime di ansia e depressione

Il convegno, l’unico in Italia specificamente dedicato al confronto sulla psicofarmacologia in infanzia, adolescenza ed età adulta, è l’occasione per discutere le possibilità di trattamento di queste nuove dipendenze comportamentali ma anche per ipotizzare strategie di prevenzione mirate ai giovanissimi, sia cure farmacologiche in grado di aiutare i giovani e giovanissimi pazienti. "I ragazzi, oggi, sono più spesso vittime di ansia e depressione, meno inseriti nel tessuto sociale e contemporaneamente esposti a stimoli tecnologici radicalmente diversi rispetto ai coetanei di appena vent’anni fa – aggiunge Claudio Mencacci, co-presidente Sinpf e direttore emerito di Neuroscienze all’ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano –. Pandemia, guerre, crisi ambientali ed economiche stanno amplificando un disagio che era già presente: la progressiva riduzione della socializzazione, la diminuzione delle relazioni affettive e di esperienze tipiche del percorso di crescita sono tutti fenomeni in continuo aumento negli ultimi anni, così come la crescente pressione per la performance".

Adolescenti e videogame, è allarme

"I ragazzi oggi sono impauriti, disorientati e trovano nel web, sui social, nei videogiochi – continua Matteo Balestrieri, co-presidente Sinfp e professore di psichiatria all’Università di Udine – un mezzo per alleviare la sofferenza, la paura, l’incertezza, finendo per diventarne dipendenti: puntare sulla prevenzione, aumentando l’attenzione sulla salute mentale dei giovanissimi in famiglia e a scuola, è perciò fondamentale. Occorre osservarli, a casa e in classe, per cogliere i segnali del disagio, imparando a discriminare i segni che sono parte del fisiologico percorso dell’adolescenza dagli indicatori di un disturbo psicologico o una dipendenza come quella da videogiochi, internet o social”. “ La frequenza di un utilizzo problematico di internet, videogame, social e piattaforme è elevata e in aumento – spiega uno degli autori dello studio, Stefano Berloffa dell’UOC di Psichiatria e Psicofarmacologia dell’Età Evolutiva, IRCCS Fondazione Stella Maris di Pisa –. La dipendenza da videogiochi, per esempio, è riconoscibile da vari segni: l’impiego nei momenti di stress, sintomi di astinenza, l’abitudine a mentire sull’uso, la perdita di controllo e degli altri interessi.

Ansia e depressione, i disturbi

Spesso si associa ad ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi dello spettro autistico o da deficit di attenzione e iperattività: nei Paesi in cui il fenomeno dell’IEG (Internet Gaming Disorder) è ancora più diffuso sono state stilate raccomandazioni per l’uso appropriato di internet e sono stati anche realizzati programmi di prevenzione scolastici. In Asia, per esempio, dove il fenomeno è particolarmente preoccupante, si sono previste misure come il ‘coprifuoco’ per i videogame dalle 22 alle 8 del mattino, o consultori specializzati per imparare a vivere senza internet. “Queste dipendenze non sono diverse dalle dipendenze dalle droghe d’abuso: sono coinvolte le stesse aree cerebrali e gli stessi neurotrasmettitori, dopamina e serotonina – precisa Marco Pistis, della Divisione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica – Unità di Farmacologia Clinica dell’Università di Cagliari –.
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Almeno 100 mila adolescenti italiani fra gli 11 e i 17 anni fanno un uso compulsivo e incontrollato di social e piattaforme di streaming

Una volta diagnosticato il problema, è indispensabile aiutare i ragazzi a riprendere il controllo della loro vita attraverso trattamenti adeguati, A oggi si interviene soprattutto con terapia familiare e cognitivo-comportamentale, vi sono certamente anche terapie farmacologiche sicure ed efficaci, ma servirebbe puntare soprattutto sulla prevenzione”. "L’intervento farmacologico, scelto in base alla sintomatologia specifica e alle caratteristiche del paziente, è spesso fondamentale – conclude Sara Carucci, neuropsichiatra infantile presso la Clinica di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della ASL di Cagliari –. Gli antidepressivi, per esempio, possono essere d’aiuto, se ansia e depressione sono in comorbidità o incidono sul bisogno di internet, social o videogiochi. In alcuni casi possono rendersi utili gli stabilizzatori del tono dell’umore, per ridurre l’impulsività che può favorire il comportamento compulsivo. Il trattamento con farmaci deve essere però attentamente personalizzato e impiegato sotto supervisione di un medico specialista, e deve sempre essere affiancato da un approccio multimodale, come per tutte le dipendenze e soprattutto negli adolescenti".