La street art ha sempre suscitato pareri discordanti. La si ama o la si odia, e spesso – nel recente passato i casi sono innumerevoli – la si distrugge letteralmente in nome del decoro. Negli ultimi tempi però, un numero sempre maggiore di esperimenti sta proiettando i murales in un ambito sempre più contiguo a quello delle grandi produzioni di opere d'arte socialmente orientate, diventando il linguaggio d'elezione per operazioni, spesso sperimentali, di diffusione di messaggi eticamente orientati.
Il murales “Respiro”
È il caso di “Respiro” di Gianluca Patti, recentemente inaugurato alla Cittadella degli Archivi di Milano, un'opera di circa quattro metri quadrati che non si limita a decorare un edificio, ma svolge una funzione ambientale attiva grazie all’uso di vernici nanotecnologiche fotocatalitiche, sviluppate dalla compagnia Reair, in grado di disgregare gli inquinanti presenti nell’aria, abbattendo sostanze nocive in modo simile a cinque alberi piantumati. Fatto quanto mai significativo in un contesto urbano tra i più inquinati d'Italia.
L'opera di Patti dunque, al di là del giudizio estetico che se ne voglia dare, rappresenta un vero e proprio manifesto di sensibilizzazione, richiamando in maniera simbolica la necessità di ritornare a vivere all’aperto e respirare aria pulita, e invitando i cittadini e le istituzioni a comportamenti virtuosi che pongano l'ambiente al centro di una rinascita civile e culturale, stimolando una riflessione sulla crisi climatica e sulla qualità dell’aria.,
Milano non è nuova del resto ad esperimenti del genere, che pongano cioè l'arte pubblica al vertice di una serie di azioni e di politiche tese a far progredire la coscienza sociale e ambientale dei cittadini. Nella città meneghina troviamo ad esempio il “Murale dei diritti” che celebra le 200 persone che hanno fatto la Storia del nostro Paese (e non solo) dal punto di vista dei diritti umani e civili. O murale “Too Good To Go” di Elena Zecchin che mangia lo smog e fa riflettere sugli sprechi alimentari (da cui il collegamento con la nota app di recupero del cibo).
Natura vs. Cementificazione
“Respiro” prende ispirazione dai ricordi d’infanzia di Patti, e attraverso i colori e lo stile stesso delle pennellate raccontano del suo rapporto non mediato con la natura e l'ambiente, richiamando la libertà e l’energia che ne deriva e contrapponendola alla cementificazione delle città moderne. La scelta della tecnica e delle vernici traspone questa ispirazione sul piano materico, realizzando un'opera che non solo incita a 'respirare' con e nella natura, ma che 'respira' a sua volta, contribuendo al miglioramento dell'ambiente. Il muro su cui è realizzato smette dunque di essere una 'barriera” che nega intrinsecamente la natura, ma si connette a questa, ricondizionando la propria funzione, d inserisce in una più ampia corrente che vede sempre più opere d’arte urbana diventare catalizzatori di messaggi sociali ed ecologici.
L’Assessora ai Servizi civici, Quartieri e Partecipazione, Gaia Romani, ha elogiato il lavoro dell’artista: “Ringrazio Gianluca Patti per aver donato alla città di Milano questo murale, che arricchisce culturalmente la Cittadella degli Archivi e al tempo stesso esprime una forte attenzione per l’ambiente”. La collaborazione tra l’Amministrazione e i cittadini è stata fondamentale per la realizzazione di quest’opera, che rappresenta un passo importante verso un impegno condiviso per la qualità dell’aria e la bellezza degli spazi urbani.