Venezia, Ilaria Capua premiata alla mostra del Cinema

La scienziata, tornata in Italia dopo 9 anni dalla bufera giudiziaria che l'ha coinvolta, ha ricevuto a Venezia il Women in Cinema award: "Da quella esperienza ne sono uscita innocente, ma segnata"

di GIOVANNI BOGANI -
13 settembre 2023
Ilaria Capua

Ilaria Capua

Una virologa di fama internazionale, una donna che ha dovuto combattere contro un clamoroso errore giudiziario, per via del quale se ne è andata dall’Italia, accettando una prestigiosa cattedra negli Stati Uniti. Per poi scegliere di ritornare, proprio nei giorni più difficili. Nei mesi in cui tutti ci siamo trovati smarriti, sgomenti, inermi di fronte al Covid. Ilaria Capua è tornata, mettendosi a disposizione per informare, spiegare, chiarire, anche a costo di affrontare attacchi personali. In quell'Italia spaccata in due, fra vax e no vax, dove la comunicazione erronea, forzata, fuorviante sembrava farla da padrona. Ha ricevuto, alla Mostra del cinema di Venezia, il Women in Cinema Award. Un premio dedicato alle donne, ideato da tre donne attive nel cinema e nella comunicazione: Angela Prudenzi, Claudia Conte e Cristina Scognamillo.
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Ilaria Capua premiata a Venezia con il Women in Cinema award

Il premio le è stato conferito per il suo spessore scientifico, per i livelli di eccellenza raggiunti nel campo della ricerca. Ma anche per la sua storia personale e professionale, che ha anche ispirato un film: "Io, trafficante di virus", diretto da Costanza Quatriglio e interpretato da Anna Foglietta. Abbiamo incontrato Ilaria Capua, ancora con il premio fra le mani. La sua prima volta a Venezia, intesa come Mostra del cinema. Quasi sorpresa di trovarsi in mezzo a tutto quel caos colorato, il red carpet, le grida dei fan in attesa per il divo che passa.

L'intervista a Ilaria Capua

Da qualche mese sta portando in giro per l’Italia una serie di conferenze/spettacolo sulla «circolarità» che lega le creature della natura. "Sì. Cerco di spiegare che siamo tutti interconnessi, siamo tutti sulla stessa barca. Non soltanto noi umani con i telefonini, ma tutti noi ‘animali’, l’uomo e le altre creature. E anche le piante. Il riscaldamento globale, per esempio, fa ‘soffrire’ anche le piante. Il grano, il riso sono meno nutrienti, i raccolti vengono scombussolati". La pandemia sembra ormai un ricordo. Almeno, nei suoi aspetti più tragici. Che cosa abbiamo imparato? "Credo che debba servire per guardare avanti in modo diverso. Dobbiamo porci verso il futuro con nuove idee, che partano dal concetto di circolarità: non ci può essere salute dell’essere umano, senza salute delle piante e del regno animale". Questa idea di "circolarità" l'ha trasformata in conversazioni/spettacolo, che ha portato in giro per l’Italia. "Sì: il mio libro ‘Le parole della salute circolare’ è diventato uno spettacolo teatrale, che abbiamo portato in primavera in alcuni teatri. In autunno saremo a Pordenone, a Milano per il festival Focus, a Bologna in gennaio". Lei ha anche compiuto una vera e propria rivoluzione nell’ambito scientifico. "E’ un gesto che mi è costato caro, ma che sono orgogliosa di avere fatto. Quando lo ho fatto, era ‘scandaloso’...".
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La virologa Ilaria Capua

Un lavoro non senza difficoltà

Ha infranto un tabù, mettendo a disposizione di tutti la sequenza genica di un virus dell’aviaria, aprendo la strada alla condivisione pubblica del sapere. È stato difficile? "Ho affrontato polemiche di ogni tipo. Fino ad allora i ricercatori si tenevano i dati per sé, fino a pubblicazione dello studio completo. Nel 2006, sfidai l’Oms, il sistema, mettendo la sequenza genica del virus dell’aviaria in un data base a disposizione di tutti. Nel 2020 tutto questo era diventato ‘normale’. E i cinesi hanno messo a disposizione sul Covid tutto quello che è servito per creare i vaccini". Che cosa accadde veramente quando è stata accusata – accusa poi rivelatasi totalmente infondata – di traffico di virus? "In quegli anni, quando spingevo verso la trasparenza e la condivisione delle informazioni, il mio telefono era sotto controllo. Le persone che ascoltavano – e che hanno creato un castello accusatorio pesantissimo nei miei confronti: ho rischiato l’ergastolo – avevano frainteso. Mi hanno preso per una trafficante di virus, una che voleva fare soldi sulla conoscenza, quando in realtà era l’esatto contrario".

"Sono stata trasformata in una criminale"

E’ stato un momento durissimo, immagino. "Mi hanno strappato la reputazione di dosso. Da scienziata accreditata e conosciuta sono stata trasformata in criminale. Per questo motivo mi sono recata negli Stati Uniti, dove ho lavorato per sette anni: nel frattempo sono stata prosciolta ‘perché il fatto non sussiste’. Ma quella vicenda mi ha segnata profondamente". Aveva intenzione di chiudere con l’Italia? "Sì: perché questa accusa ha segnato me, la mia famiglia, e ha fatto danni incalcolabili al mio ex gruppo di ricerca, a tanti giovani studiosi in gamba". Poi è arrivato il Covid, e che cosa è successo? "Ho pensato che dovevo parlare al mio paese. Tutta la mia ricerca è stata condotta sui virus pre/pandemici, capaci di creare pandemie. E quindi mi sono detta: ‘Ilaria, rimettiti il camice per il tuo paese’. E mi sono esposta mediaticamente". Quanto è stato pesante andare in televisione, informare costantemente, e sapere che tanta gente criticava, anche violentemente, magari senza averne le competenze? "E’ stato durissimo. Il pubblico era confuso, impaurito. Bisognava dire la verità, in un modo comprensibile e accettabile. Gli insulti purtroppo ci sono stati, e continuano ad esserci, ma io l’ho fatto per il mio paese".