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Home » HP Trio » Pakistan, introdotta la castrazione chimica per gli uomini condannati più volte per stupro

Pakistan, introdotta la castrazione chimica per gli uomini condannati più volte per stupro

Una stretta per i colpevoli di violenze sessuali molteplici, processi più rapidi e supporto per le vittime. La nuova legge del Parlamento pakistano arriva in risposta alla recente ondata di stupri, ma Amnesty condanna: misura "crudele e disumana"

Marianna Grazi
19 Novembre 2021
closeup of brown hands of prison inside the jail

closeup of brown hands of prison inside the jail

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Non una, non due, ma varie volte. Condanne che si ripetono e che ora potrebbero portare ad un unico verdetto: la castrazione chimica. In Pakistan, come riferisce la Cnn, il Parlamento ha approvato una nuova legge che introduce questa soluzione per gli autori di reati sessuali. L’idea alla base della scelta è quella di accelerare i processi (massimo quattro mesi attraverso l’istituzione di tribunali speciali) e imporre sentenze più dure. La norma, che il presidente Arif Alvi aveva già firmato nel dicembre scorso, prevedere anche l’ergastolo o la pena capitale per chi invece viene condannato per violenza di gruppo. E infine gli ospedali, sempre secondo la nuova legislazione, dovranno formare operatori specializzati nel supporto psicologico alle vittime. L’iter di approvazione del provvedimento, però, è stato completata dopo quasi un anno dalla firma, a causa di una dura protesta popolare innescata dalla dalla recente ondata di stupri contro donne e bambini, e alle crescenti richieste di garantire giustizia alle vittime di queste aggressioni sessuali. Un caso particolare ha fatto molto scalpore: quello di una donna violentata nella periferia di Lahore da due uomini, poi condannati a morte nel marzo scorso, davanti ai figli piccoli della vittima. È stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso, portando le autorità a introdurre nella bozza di legge anche la castrazione chimica.

L’organizzazione Human Rights Watch certifica come nei primi tre mesi del 2020 si è registrato un aumento del 200% sulle violenze domestiche nel Paese e che il numero di donne uccise tra le mura di casa è in drammatico aumento. Eppure meno del 3% degli abusi o delle aggressioni viene condannato dalla giustizia pakistana. In un’intervista sulla rete HBO, ad aprile scorso, il primo ministro Imran Khan aveva dichiarato che il movente dei reati a sfondo sessuale sarebbe stato il “modo immodesto di vestire” delle donne, aggiungendo che “se le donne indossano meno vestiti, questo avrà un impatto sugli uomini, a meno che non siano robot”. Affermazioni gravissime, maschiliste e di chiara impronta patriarcale, che subito erano state criticate da Sherry Rahman, senatrice del Partito Popolare Pakistano: “Incolpare gli abiti per lo stupro è la peggior risposta di un’autorità a un crimine efferato”, aveva dichiarato in proposito.

Il Parlamento ha quindi deciso di introdurre la castrazione chimica contro chi commette questo tipo di crimini più e più volte, come già succede in altri Paesi tipo la Corea del Sud, la Polonia, la Repubblica Ceca e in alcuni Stati degli Usa. Tuttavia anche questa misura ha scatenato le polemiche, in particolare di Amnesty International, che l’ha definita “crudele e disumana”. L’associazione umanitaria ha dichiarato: “Invece di distogliere l’attenzione dall’educazione e dall’idea che si ha della figura femminile, le autorità dovrebbero concentrarsi sul lavoro cruciale delle riforme per affrontare le cause profonde della violenza sessuale e dare alle vittime la giustizia che meritano”.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
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