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Home » Sport » Giochi di Tokyo: la storia di Marta e Formiga, record women della nazionale di calcio brasiliana e simboli della lotta di genere

Giochi di Tokyo: la storia di Marta e Formiga, record women della nazionale di calcio brasiliana e simboli della lotta di genere

Le due fuoriclasse sono pioniere del calcio femminile. Oltre a raggiungere incredibili traguardi personali, per tutta la carriera hanno lottato per migliorare le condizioni della categoria. Consapevoli del ricambio generazionale alle porte, lanciano un appello: "Bambine, piangete all'inizio per sorridere alla fine"

Francesco Lommi
23 Luglio 2021
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Marta Vieira da Silva è entrata nella Hall of Fame dello Stadoi Maracana a Rio de Janeiro Ph: EPA/Marcelo Sayão

La storia calcistica brasiliana è ricca di grandissimi fuoriclasse: Ronaldo, Zico, Pelè, Neymar per citarne solo alcuni. Ma, a infrangere record su record per la loro nazione in questa edizione dei Giochi di Tokyo, non sono gli uomini della seleção, bensì le donne. La Nazionale verde-oro femminile può contare su due delle migliori atlete della storia del calcio femminile: Marta e Formiga.

Definire Marta Vieira da Silva semplicemente una calciatrice sarebbe oltremodo riduttivo. La 35enne, nativa di Dois Riachos, piccolo comune nel nord est del Brasile, oltre a essere riconosciuta come la più forte giocatrice di tutti i tempi, è una vera e propria record woman del mondo del pallone. Per l’incoronazione a molti basterebbero i sei palloni d’oro che le sono stati assegnati, ma Marta detiene diversi altri primati, come quello di gol segnati ai Mondiali: con 17 marcature, infatti, la numero 10 brasiliana occupa la vetta della classifica combinata tra uomini e donne, una lunghezza davanti al bomber tedesco Miroslav Klose.

Oltre a migliore marcatrice della storia della Coppa del Mondo, Marta è anche leader di tutti i tempi (sempre per entrambi i sessi) per gol segnati con la casacca della sua Nazionale: al momento sono ben 111, con la possibilità di incrementare ancora il bottino. E perché non proprio durante questa Olimpiade, la quinta per lei, e la quinta consecutiva in cui va in frantumi un altro record? Un’impresa che ha fatto scomodare anche un totem del calcio carioca come Pelè: O’Rey le ha dedicato un lungo post su Instagram dopo la doppietta della fuoriclasse nella partita di apertura contro la Cina:

Marta insieme alla fidanzata e compagna di squadra Toni Pressley

“Spero che tu stia sognando quello che hai fatto poche ore fa. A proposito, quanti sogni pensi di aver ispirato oggi? Il tuo successo significa molto di più di un record personale. Questo momento ispira milioni di atleti di tanti altri sport, da tutto il mondo, che lottano per il riconoscimento. Con il tuo talento aiuti a costruire un mondo migliore, in cui le donne guadagnano più spazio”.

E nella battaglia per i diritti delle donne, Marta è sempre stata in prima linea. Non solo per la parità di genere, ma anche per tutta la comunità Lgbtq. Infatti la campionessa degli Orlando Pride ha recentemente reso noto il suo fidanzamento con una compagna di squadra, Toni Pressley, con tanto di foto social dell’anello a documentarlo: “Questo è solo un altro capitolo della storia che stiamo scrivendo insieme”

La fantasista non è l’unica giocatrice tra i verde-oro a rompere record e a battersi per i diritti delle donne. La sua compagna di squadra Formiga infatti non è da meno: a 43 anni, Miraildes Maciel Mota (il nome completo della ragazza che ormai da decenni guida il centrocampo carioca) è la prima brasiliana a partecipare a sette edizioni delle Olimpiadi. Da quando il calcio femminile è stato inserito tra le discipline a cinque cerchi, ad Atlanta 1996, la numero 8 non ha mai saltato un appuntamento e, in questa edizione di Tokyo, è diventata anche la giocatrice più ‘esperta’ di sempre a partecipare. Primati che si aggiungono a quello già raggiunto in ambito di Coppa del mondo: Formiga, anche in questo caso con sette partecipazioni, può vantarsi di essere l’unica calciatrice, di entrambi i sessi, a riuscirci.

L’ex stella del Psg femminile ha toccato vette e raggiunto traguardi che probabilmente mai avrebbe pensato neanche di sfiorare. Anche perché, quando vide la luce a Salvador di Bahia, nel 1978, il Brasile non era esattamente il luogo migliore in cui una donna potesse aspirare alla carriera da calciatrice. Per quanto spesso si identifichi il paese sudamericano come patria del calcio, fino al 1981 la pratica dello sport era appannaggio maschile, fino al punto di vietarlo alle donne.

Proprio per questo Marta e Formiga sono due pioniere del calcio femminile. Per tutta la carriera hanno lottato per migliorare le condizioni della categoria, ora però che l’età avanza, emerge la preoccupazione per il tanto temuto ricambio generazionale. La centrocampista di Salvador punta il dito contro la Federazione brasiliana: “Non c’è un lavoro adeguato ad assicurarci una strada e guardare alle nuove generazioni qui in Brasile, semplicemente non c’è. Lo vediamo accadere all’estero, mentre qui dobbiamo ancora affrontare le stesse sfide del passato. È difficile. Non voglio essere ricordata come la giocatrice che ha giocato per così tanti anni, che ha partecipato più volte ai Giochi Olimpici e Mondiali, ma come una che ha lottato per migliorare il calcio femminile nel mio Paese”.

Anche Marta, idolo in Brasile, a margine dell’eliminazione contro la Francia durante l’ultimo Mondiale, aveva lanciato un appello a tutte le bambine: “Desiderate di più, allenatevi di più. Non avrete per sempre una Formiga, una Marta o una Cristiane. Il calcio femminile dipende da voi per sopravvivere. Riflettete su questo, date valore a ciò: piangete all’inizio per sorridere alla fine”. E di lacrime Marta e Formiga ne hanno versate in abbondanza, ma grazie all’impegno, alla costanza e al loro indiscutibile talento, sono riuscite a regalare, agli occhi di tutti i brasiliani, dignità e rispetto al movimento calcistico femminile.

Ora è quasi arrivato il momento del passaggio di testimone: sarebbe un vero peccato rendere tutti i loro sacrifici vani.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Marta Vieira da Silva è entrata nella Hall of Fame dello Stadoi Maracana a Rio de Janeiro Ph: EPA/Marcelo Sayão
La storia calcistica brasiliana è ricca di grandissimi fuoriclasse: Ronaldo, Zico, Pelè, Neymar per citarne solo alcuni. Ma, a infrangere record su record per la loro nazione in questa edizione dei Giochi di Tokyo, non sono gli uomini della seleção, bensì le donne. La Nazionale verde-oro femminile può contare su due delle migliori atlete della storia del calcio femminile: Marta e Formiga. Definire Marta Vieira da Silva semplicemente una calciatrice sarebbe oltremodo riduttivo. La 35enne, nativa di Dois Riachos, piccolo comune nel nord est del Brasile, oltre a essere riconosciuta come la più forte giocatrice di tutti i tempi, è una vera e propria record woman del mondo del pallone. Per l’incoronazione a molti basterebbero i sei palloni d’oro che le sono stati assegnati, ma Marta detiene diversi altri primati, come quello di gol segnati ai Mondiali: con 17 marcature, infatti, la numero 10 brasiliana occupa la vetta della classifica combinata tra uomini e donne, una lunghezza davanti al bomber tedesco Miroslav Klose. Oltre a migliore marcatrice della storia della Coppa del Mondo, Marta è anche leader di tutti i tempi (sempre per entrambi i sessi) per gol segnati con la casacca della sua Nazionale: al momento sono ben 111, con la possibilità di incrementare ancora il bottino. E perché non proprio durante questa Olimpiade, la quinta per lei, e la quinta consecutiva in cui va in frantumi un altro record? Un'impresa che ha fatto scomodare anche un totem del calcio carioca come Pelè: O’Rey le ha dedicato un lungo post su Instagram dopo la doppietta della fuoriclasse nella partita di apertura contro la Cina:
Marta insieme alla fidanzata e compagna di squadra Toni Pressley
"Spero che tu stia sognando quello che hai fatto poche ore fa. A proposito, quanti sogni pensi di aver ispirato oggi? Il tuo successo significa molto di più di un record personale. Questo momento ispira milioni di atleti di tanti altri sport, da tutto il mondo, che lottano per il riconoscimento. Con il tuo talento aiuti a costruire un mondo migliore, in cui le donne guadagnano più spazio". E nella battaglia per i diritti delle donne, Marta è sempre stata in prima linea. Non solo per la parità di genere, ma anche per tutta la comunità Lgbtq. Infatti la campionessa degli Orlando Pride ha recentemente reso noto il suo fidanzamento con una compagna di squadra, Toni Pressley, con tanto di foto social dell’anello a documentarlo: "Questo è solo un altro capitolo della storia che stiamo scrivendo insieme" La fantasista non è l’unica giocatrice tra i verde-oro a rompere record e a battersi per i diritti delle donne. La sua compagna di squadra Formiga infatti non è da meno: a 43 anni, Miraildes Maciel Mota (il nome completo della ragazza che ormai da decenni guida il centrocampo carioca) è la prima brasiliana a partecipare a sette edizioni delle Olimpiadi. Da quando il calcio femminile è stato inserito tra le discipline a cinque cerchi, ad Atlanta 1996, la numero 8 non ha mai saltato un appuntamento e, in questa edizione di Tokyo, è diventata anche la giocatrice più 'esperta' di sempre a partecipare. Primati che si aggiungono a quello già raggiunto in ambito di Coppa del mondo: Formiga, anche in questo caso con sette partecipazioni, può vantarsi di essere l'unica calciatrice, di entrambi i sessi, a riuscirci. L'ex stella del Psg femminile ha toccato vette e raggiunto traguardi che probabilmente mai avrebbe pensato neanche di sfiorare. Anche perché, quando vide la luce a Salvador di Bahia, nel 1978, il Brasile non era esattamente il luogo migliore in cui una donna potesse aspirare alla carriera da calciatrice. Per quanto spesso si identifichi il paese sudamericano come patria del calcio, fino al 1981 la pratica dello sport era appannaggio maschile, fino al punto di vietarlo alle donne. Proprio per questo Marta e Formiga sono due pioniere del calcio femminile. Per tutta la carriera hanno lottato per migliorare le condizioni della categoria, ora però che l’età avanza, emerge la preoccupazione per il tanto temuto ricambio generazionale. La centrocampista di Salvador punta il dito contro la Federazione brasiliana: "Non c'è un lavoro adeguato ad assicurarci una strada e guardare alle nuove generazioni qui in Brasile, semplicemente non c'è. Lo vediamo accadere all'estero, mentre qui dobbiamo ancora affrontare le stesse sfide del passato. È difficile. Non voglio essere ricordata come la giocatrice che ha giocato per così tanti anni, che ha partecipato più volte ai Giochi Olimpici e Mondiali, ma come una che ha lottato per migliorare il calcio femminile nel mio Paese". Anche Marta, idolo in Brasile, a margine dell'eliminazione contro la Francia durante l’ultimo Mondiale, aveva lanciato un appello a tutte le bambine: "Desiderate di più, allenatevi di più. Non avrete per sempre una Formiga, una Marta o una Cristiane. Il calcio femminile dipende da voi per sopravvivere. Riflettete su questo, date valore a ciò: piangete all'inizio per sorridere alla fine". E di lacrime Marta e Formiga ne hanno versate in abbondanza, ma grazie all'impegno, alla costanza e al loro indiscutibile talento, sono riuscite a regalare, agli occhi di tutti i brasiliani, dignità e rispetto al movimento calcistico femminile. Ora è quasi arrivato il momento del passaggio di testimone: sarebbe un vero peccato rendere tutti i loro sacrifici vani.
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