Dal 2022 in Belgio il lavoro sessuale è legale. E giovedì 2 maggio il parlamento ha approvato una legge che consente alle persone che svolgono questo tipo di occupazione di ottenere regolari contratti di lavoro da dipendenti. La regolarizzazione del cosiddetto sex working, al cui interno sono comprese varie categorie di lavoratori e lavoratrici, dalle escort agli attori e attrici porno (comprese persone non binarie e trans), che offrono servizi in cambio di denaro, ha permesso loro di diventare autonomi e di ottenere le indennità di malattia e la pensione.
Cosa prevede la nuova legge sul lavoro dipendente
La nuova norma riconosce ora i contratti stipulati tra datori e sex workers, il che comporta il riconoscimento di tutti i vantaggi da dipendenti, come la garanzia dell’orario di lavoro, del salario e dell’accesso alla previdenza sociale. Inoltre d’ora in poi sarà vietato il licenziamento di quegli operatori e operatrici del sesso che si rifiutano di compiere determinati atti sessuali e sarà installato un pulsante di emergenza in ogni stanza, che allerterà una persona sempre a disposizione pronta ad intervenire. Infine chi possiede un night club deve avere la fedina penale pulita. Chiunque impieghi questi lavoratori al di fuori di questo quadro legale può essere perseguito per sfruttamento della prostituzione.
La misura fa parte di un ampio programma di riforme avviato due anni fa, quando il Paese è stato tra i primi al mondo a decriminalizzare il sex working e la prostituzione. Fino a qualche giorno fa, però, chiunque svolgesse questo tipo di occupazione – in quasi totalità (95%) donne – poteva lavorare solo come freelance, libera professionista, ma dal lavoro congiunto dei ministeri dell’Economia, del Lavoro, della Salute e della Giustizia, insieme a esperti e associazioni dedicate ai diritti di queste persone, è emerso il testo aggiornato che prevede anche contratti da dipendenti. La versione finale è stata approvata dai parlamentari belgi con 93 voti a favore, 33 astenuti e nessun contrario.
Chi è a favore e chi pensa che la prostituzione vada abolita
Nonostante l’approvazione a larga maggioranza il tema del sex working come lavoro dipendente riaccende un dibattito molto sentito nel paese, visto che l’argomento è considerato divisivo non tanto dalla società in generale quanto dalle associazioni femministe: se la gran parte di questi gruppi si è spesa per la decriminalizzazione della prostituzione, ci sono anche le cosiddette ‘abolizioniste’ che invece ritengono che questo tipo di impiego non una scelta libera e consapevole ma una forma di violenza patriarcale, di sfruttamento capitalista del corpo delle donne, e che per questo vada in toto vietato.
Considerato poi che la legge prevede che possano diventare dipendenti solo le sex worker che risiedono in Belgio e qui hanno la loro residenza fiscale, alcuni esperti legali temono che la novità possa aggravare la posizione di alcune di queste lavoratrici, a partire dalle straniere che si trovano nella nazione senza permesso di soggiorno e che non possono quindi firmare contratti di lavoro, continuando magari ad essere sfruttate da gruppi criminali.
Il sindacato belga dei lavoratori del sesso (Utsopi), infine, ha accolto con favore l'adozione da parte del Parlamento federale della nuova legge sullo status dei lavoratori del sesso: “Si tratta di un passo necessario – hanno dichiarato in un comunicato stampa – anche se a nostro avviso il lavoro non è finito”. Tra le sfide che il settore deve ancora affrontare, l'Utsopi sottolinea che è necessario fare di più per proteggere le lavoratrici del sesso prive di documenti e per aumentare la loro consapevolezza, in modo che riconoscano le situazioni di sfruttamento e sappiano a chi rivolgersi.