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Home » Attualità » Dopo la bufera Covid, le “coccolatrici” per missione tornano nei reparti di neonatologia italiani

Dopo la bufera Covid, le “coccolatrici” per missione tornano nei reparti di neonatologia italiani

Il ritorno in ospedale di un volontariato silenzioso e raro a fronte di trentamila neonati prematuri ogni anno in Italia

Sofia Francioni
23 Marzo 2022
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In Italia ogni anno nascono trentamila neonati prematuri, eppure le volontarie o i donatori della tenerezza negli ospedali sono ancora rari. Si contano quelli dell’associazione Le Coccole di mamma Irene, la prima in tutta Italia nata nel 2017 per la morte di Irene Settanta, i Donatori di coccole di Parma, i Bambini di Dharma agli Spedali civili di Brescia e, infine, le signore della tenerezza dell’associazione Cucciolo che al Policlinico di Bologna sono finalmente tornate a svolgere le loro tenere mansioni. Solo di recente, dopo la tempesta pandemica, le volontarie sono infatti potute tornate nella terapia intensiva neonatale del Policlinico di Bologna. Portando ai neonati prematuri la loro solita primavera di carezzine, tocchi leggerissimi, parole sussurrate. Necessari per crescere come il cibo, come l’acqua, come confermato da numerosi studi scientifici.

“La nascita di un bambino prematuro interrompe di colpo la normale attesa della gravidanza. Quando accade per molte settimane il piccolo necessita di cure continue in ospedale e negli anni successivi di interventi a sostegno dello sviluppo psico-motorio. La famiglia, in particolare la mamma, può vivere lunghi mesi di angoscia in merito allo stato di salute del bambino, provando in alcuni casi senso di colpa e inadeguatezza”, affermano le volontarie di Cucciolo che non hanno fatto mancare il loro sostegno all’ospedale e ai neonati neanche nel periodo più nero della pandemia, tamponando con la presenza di un’unica volontaria. “Siamo qui se chiedono aiuto, a disposizione per supplire, non per sostituire, attente a non prevaricare, occupandoci del latte per chi non ne ha, di cure una volta cresciuti i bambini, in pratica seguiamo tutta la famiglia”, affermano la nuova presidente di Cucciolo Maddalena Casadio e quella uscente, Michela Mian: madri di bimbi nati piccolissimi, ormai grandi ed entrambe volontarie.

Volontari della tenerezza in Italia, cuddle carers negli States 

I neonati devono sempre sentirsi vivi, accolti, “non basta il cibo a farti crescere bene, il contatto fisico è importantissimo, necessario come l’acqua – spiega il direttore della Neonatologia e della Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna Luigi Corvaglia, che ogni anno vede circa cento casi di nascite premature – è fondamentale per l’equilibrio dei neonati, di chi resta qui anche mesi. Senza abbracci rischiano seri problemi nello sviluppo psicologico”, spiega il professore che gestisce la parte medica del corso per i volontari della tenerezza dell’associazione Cucciolo. Conosciuti in Italia come i volontari della tenerezza, negli States le persone che dedicano parte del loro tempo a coccolare i neonati nati prematuramente si chiamano cuddle carers letteralmente “donatori di coccole”. Dopo un corso obbligatorio e gratuito di solito gestito dalle associazioni in collaborazione con gli ospedali, la loro missione resta più o meno la stessa in tutto il mondo: risollevare da un trauma un bimbo: che sia nato prematuro, stia trascorrendo del tempo in terapia intensiva o sia stato abbandonato per farlo sentire protetto, coccolato, amato.

 

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

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