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Ucraina, le donne che hanno subito stupri dai soldati russi saranno risarcite

La misura è stata fortemente voluta dalla first lady Olena Zelenska. È la prima volta che le vittime sono risarcite durante un conflitto ancora attivo. “Ma quel che conta è sorpattutto il riconoscimento di questi crimini”

26 aprile 2024

Dall'inizio della guerra, il 24 febbraio 2022, molte donne ucraine hanno subito abusi e molestie sessuali, fino a veri e propri stupri, da parte dei soldati russi. Un tema di cui non c’è traccia nelle pagine che quotidianamente ci aggiornano su cosa sta accadendo in quel Paese, che da oltre due anni sta subendo l’invasione armata da parte delle truppe dello stato vicino.

Risarcimento e riconoscimento

Olena Zelenska
Olena Zelenska

La questione stupri rimane quasi un tabù anche se stanno emergendo gradualmente sempre più testimonianze. E finalmente, anche se nessuna cifra potrà mai guarire le loro ferite, nelle prossime settimane riceveranno i risarcimenti per quanto subito. Lo riporta il quotidiano britannico Guardian, ricordando che la mossa è stata fortemente voluta dalla first lady ucraina Olena Zelenska, che ha definito la decisione “un passo importante verso il ripristino della giustizia”.

“I risarcimenti alle vittime di gravi violazioni dei diritti umani, comprese le vittime di violenza sessuale legata al conflitto, non riguardano solo il sostegno economico. È una giustizia necessaria non solo in Ucraina", ha sottolineato Zelenska.

Secondo il Global Survivors Fund, che sta amministrando il progetto con l'Ucraina utilizzando i fondi dei governi donatori, sarà la prima volta che i sopravvissuti riceveranno risarcimenti durante un conflitto attivo. “La riabilitazione e il risarcimento sono elementi di riparazione, ma ciò che i sopravvissuti trovano molto importante è il riconoscimento”, ha affermato Esther Dingemans, direttrice del fondo lanciato nel 2019 dai premi Nobel per la pace Dr Denis Mukwege e Nadia Murad per aiutare i sopravvissuti alle violenze sessuali legate ai conflitti.

Il trauma e la vergogna 

Florence Aubenas, funzionaria ucraina, 47 anni, aveva scelto lo pseudonimo Oksana per  testimoniare quanto le era accaduto durante l'invasione russa, nell'ambito della prima conferenza sulla violenza sessuale in tempo di guerra organizzata a Kyiv dall'organizzazione SEMA-Ucraina nell’estate 2023.

Quando ha aperto la bocca, però, il suo animo ha vacillato, la voce non è uscita. Lo sguardo si è abbassato a guardare terra: “In realtà non ricordo nulla. Ero bendata, mi vergogno tanto”, disse. 

“Parlare è in un certo senso come condannarsi a morte”, ha spiegato un'altra donna, negoziante di 61 anni, conosciuta col nome in codice Viktoria. Lei stava pensando di testimoniare da mesi, ma era ancora riluttante: “Data la mia anzianità, sono abbastanza forte per parlare. Spetta a noi, ai più anziani. Non ai giovani che hanno ancora una vita davanti", ha detto, quasi a voler convincere soprattutto se stessa. Non ha mai detto nulla a chi le sta vicino, alla sua famiglia, agli amici. Loro lo sospettavano, ma hanno evitato l'argomento. Poi, all'improvviso, la signora ha capito: “È arrivato il momento di sacrificarmi, di mettere da parte la mia reticenza e metterci la faccia”.