Bodycam e codici identificativi alle forze dell'ordine, Ilaria Cucchi: "Un diritto di tutti"

Si riaccende il dibattito sulla sicurezza dentro e fuori dal carcere. Per la senatrice c'è poco da discutere, ma non è ottimista: "La destra affosserà il decreto legge"

di TERESA SCARCELLA -
7 settembre 2023
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Quello che è accaduto pochi giorni fa negli Stati Uniti, dove una ragazza di 21 anni, incinta, è stata uccisa dalla polizia perché sospettata di aver rubato in un negozio di alimentari, riaccende il dibattito nel nostro Paese su bodycam e codici identificativi per le forze dell'ordine. L'episodio in Ohio è stato interamente ripreso dalla telecamera degli agenti intervenuti e questo permetterà, o almeno dovrebbe, di fare chiarezza su eventuali colpe e responsabilità, nel nome della giustizia e della verità. Verità. Un concetto controverso in Italia. Dove non mancano, e non sono mancati, episodi di violenza (o presunta tale) da parte delle forze dell'ordine. Dalla Diaz di Genova al carcere di Santa Maria Capua Vetere, fino alle più recenti indagini sulla questura di Verona, passando per i casi Aldrovandi e Cucchi. Giusto per fare qualche esempio. È da qui, oltre che ovviamente dalla sua esperienza personale, che parte la battaglia della senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, neo eletta tra le fila di Alleanza verdi-Sinistra italiana.

La proposta di legge di Ilaria Cucchi

La senatrice, quasi un anno fa, aveva chiesto l'introduzione delle body cam e dei numeri identificativi per le forze dell'ordine. Non è stata la prima a farlo. Nel 2019 l'idea del numero sui caschi fu della dem Giuditta Pini. Proprio alla luce degli ultimi episodi, qui e oltreoceano, abbiamo voluto intervistare la senatrice Cucchi sulla tematica. "È un problema che come al solito si protrae da tempo - spiega Cucchi - problema che a mio avviso è di tutti coloro che si occupano quotidianamente di questi temi. Non può più aspettare è veramente diventata un'emergenza anche alla luce di questi casi che continuano a verificarsi. Non solo in America, ma anche in Italia: da Verona a Livorno, per rimanere attuali".
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Ilaria Cucchi, senatrice di Alleanza verdi - Sinistra italiana. (Ansa)

"Ed è un'emergenza non solo per le possibili vittime di violenza di uomini e donne in divisa ma anche per l'intera categoria, perché dobbiamo ricordare e non è un luogo comune, che la stragrande maggioranza di queste persone è gente onesta, che svolge un lavoro che comporta un enorme sacrificio anche sul piano emotivo. C'è gente che si ritrova a scontrarsi con la frustrazione di poter essere catalogate, nell'immaginario collettivo, con i loro colleghi che sbagliano. Sono tante le ragioni che rendono urgente questa norma".

Nel resto di Europa

"Oltretutto io non vedo, e non lo dico tanto per, ho esperienza e ho studiato le altre nazioni, sarebbe una norma che per nessun motivo potrebbe creare problemi alle forze dell'ordine". Una norma simile, atta ad evitare l'abuso di potere delle forze dell'ordine e a tutelare gli stessi corpi di polizia, è presente già in altri paesi dell'Unione Europea, tra cui: Belgio, Francia, Spagna, Germania, Bulgaria, Croazia, Finlandia, Estonia.

"Il reato di tortura non si tocca"

"Tutti coloro che oggi dicono, come dicevano e continuano a dire in merito al reato di tortura (introdotto nel 2017, dopo un lungo dibattito, e già minato da una proposta di abrogazione presentata da FdI) "con una cosa del genere non potremmo più lavorare", non fanno bene alla categoria - prosegue Cucchi - perché i cittadini sarebbero portati a pensare che tutte le forze dell'ordine sono dei picchiatori. Non è così. Non lo penso e nessuno di noi lo pensa. Ma non si può più rinviare. Tanto è vero che il mio primo atto fatto dopo l'insediamento in Senato, è il Ddl per introdurre il numero identificativo e l'utilizzo sistemico delle bodycam, che attualmente sono in dotazione, ma che in realtà non sono utilizzate o lo sono a discrezione, il che vuol dire che c'è una persona che decide se, come e quando metterla in funzione". A tutela del reato di tortura si è mossa subito Ilaria Cucchi, appellandosi al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Appello che oggi Amnesty International Italia lancia al presidente del senato, Ignazio La Russa: "Dopo che ci sono voluti quasi 30 anni per introdurre, nel 2017, il reato di tortura nel codice penale italiano, questa importante conquista nel campo dei diritti umani è a rischio. Al Senato sono in discussione due disegni di legge, uno per modificare la legge e uno per abrogarla. Firma l’appello al Presidente del Senato Ignazio La Russa per chiedere al Parlamento di respingere ogni ipotesi di abrogazione del reato di tortura".

Come funzionano le bodycam in Italia

Arrivate un po' in sordina un anno fa. Quando il ministero, con una circolare del gennaio 2022, ne ha assegnate 700 alla polizia e 249 ai carabinieri. La direttiva parla chiaro: l'utilizzo, quindi l'avvio della registrazione, viene deciso dal responsabile del servizio in caso di rischio concreto e situazioni di pericolo, oppure dal comandante in situazioni di urgenza. Una volta rientrati dal servizio i video vengono scaricati, cancellati dalla videocamera, e archiviati per 6 mesi.
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Bodycam in dotazione alla polizia (Ansa)

"Oltre al fatto che non ce ne sono abbastanza - commenta la senatrice Cucchi - per come sono utilizzate oggi preferisco non averle".

Ma a che punto è la proposta di legge?

"Abbiamo presentato il ddl i primi di ottobre e non è stata ancora incardinato - spiega la senatrice - arriverà alla commissione giustizia di cui sono vicepresidente, spero nel breve periodo. Sarò onorata di poterne discutere, ma le metto già nero su bianco che, mentre è passato il cosiddetto decreto rave, mentre passeranno le sanzioni e la normativa sulle baby gang e altre cose che la destra ha promesso ai suoi elettori, io sono convinta che ancora una volta questo ddl non passerà o troverà mille ostacoli". "La destra continua a parlare alla pancia della gente, siamo in perenne campagna elettorale, e una buona parte dell'elettorato sono membri di alcuni sindacati: ricordiamo tutti quando Matteo Salvini andava in giro con addosso le loro magliette. Per fortuna non sono tutti così. Attualmente io collaboro con i sindacati, quelli seri, che rispecchiano il proprio ruolo, che non è quello di mandare a monte determinati processi".

Le responsabilità della sinistra

"Sono critica rispetto a tutti - conclude Ilaria Cucchi - ovviamente se arriviamo oggi con un governo di destra dopo anni e anni in cui di passi avanti se ne sarebbero potuti fare e nulla è stato fatto, non è certo colpa della destra. Ora sta a noi fare una buona opposizione. Personalmente farò un enorme lavoro di sensibilizzazione, sperando di poter cambiare qualcosa, perché abbiamo un problema culturale. Se facciamo un sondaggio, quante persone sarebbero interessate a questi temi? Ma se non partiamo da lì, dal rispetto dei diritti di tutti i cittadini e soprattutto dei più fragili, non arriveremo da nessuna parte. La nostra è una battaglia di civiltà.
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Nel 2022 la sentenza definitiva della Cassazione per la morte di Stefano Cucchi (Ansa)

Quella che è stata la mia, la nostra storia negli ultimi 13 anni, partendo da zero e riuscendo a sfondare mille muri di ipocrisia e indifferenza, fino ai problemi legati alla giustizia, credo possa essere da esempio. Se ci si batte per qualcosa su cui ci si crede profondamente, si incontreranno tanti ostacoli ma alla fine qualcosa si riesce a cambiare".