Università sotto pressione, scontro sulla questione israelo-palestinese. Gli studenti: “Non ci sentiamo rappresentati”

Si sparge a macchia d’olio la mobilitazione delle Acampade degli studenti: dopo Roma, Torino, Milano, Napoli e altre grandi città, anche a Siena il Comitato Palestina ha occupato in modo pacifico l’ingresso dell’Università per chiedere una presa di posizione netta da parte dei rettori dei due atenei

di ELEONORA ROSI
16 maggio 2024

Studenti accampati a Siena

Se dopo un primo momento in cui l’attenzione mediatica mondiale internazionale si è concentrata interamente su quanto stava accadendo in Palestina ed in particolare a Gaza, oggi l’argomento sembra essere passato in secondo piano nel dibattito pubblico, ma non nelle università. Gli studenti di tutto il mondo si stanno mobilitando per “un’ intifada studentesca” piantando le tende ed occupando le Università.

“Ci sentiamo all’interno di un movimento che è non solo italiano ed europeo ma internazionale, che sta prendendo tantissima forza dai movimenti studenteschi e universitari e che però attrae anche tanti cittadini – ha spiegato un attivista, Samuele Picchianti -. A Siena ci siamo organizzati subito dopo il 7 ottobre, il 15 ottobre c’è stato il primo corteo. Da quella data ad oggi abbiamo fatto manifestazioni, raccolte fondi, cene solidali, numerose azioni di controinformazione e sabotaggio”.

D’altronde, la crisi non è assolutamente passata: si contano ad oggi oltre 34 mila persone uccise in Palestina, 1 milione e 700 mila civili sfollati, mentre letteralmente ‘non si contano’, perché fuori misura, i bombardamenti su obiettivi civili e religiosi come ospedali, scuole, università, chiese, moschee e abitazioni.

Boicottaggio culturale: un movimento globale per la Palestina

Il presidio degli studenti di fronte la facoltà di Giurisprudenza di Siena
Il presidio degli studenti di fronte la facoltà di Giurisprudenza di Siena

La mobilitazione dei ragazzi s’inquadra in un movimento internazionale che punta al sostegno del popolo palestinese e al boicottaggio dello stato d’Israele, che assume forme diverse: boicottaggio ai supermercati, alle aziende, anche ad alcune celebrities, accusate di non essersi esposte sul tema.

“Questo movimento, in solidarietà e a sostegno del popolo palestinese, non è minimamente rappresentato dalle forze che ci sono in Parlamento - ha spiegato Picchianti -. Ma c’è anche tanta gente che vuole mobilitarsi e creare un’alternativa politica alla realtà dei partiti esistenti. Abbiamo visto un sentimento spontaneo delle persone che sono venute a manifestare, quello che colpisce spesso in primis è la questione umanitaria, che porta con sé Gaza, ma dall’altra parte c’è una grossa questione politica”.

Si tratta di iniziative e manifestazioni che vanno oltre i cortei di piazza e si estendono ad eventi come il Salone del libro di Torino, fuori del quale si sono alternati presidi in solidarietà del popolo palestinese, e che ha visto anche alcuni editori chiudere il proprio stand per raggiungere i manifestanti.

Anche un evento importante come l’Eurovision Music Festival non poteva, in questo momento storico, rimanere fuori dagli scontri. A Malmo durante il Festival di sono susseguite varie manifestazioni. In questo caso, molti manifestanti chiedevano anche di mettere in discussione la partecipazione della cantante israeliana Eden Golan, che nel corso della competizione ha ricevuto contestazioni anche dal pubblico.

La sfida degli attivisti: botta e risposta con i rettori

Nel dettaglio, le richieste del Comitato Palestina Siena sono dirette a Roberto Di Pietra, rettore dell’Università di Siena e il più noto Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, con i quali va avanti da molto un serrato botta e risposta.

Per due volte negli ultimi mesi il Comitato ha presentato al Senato accademico dell’Università di Siena una mozione per la rescissione degli accordi con le università e le aziende israeliane coinvolte nella filiera bellica. Mozione bocciata entrambe le volte. Unica conquista, una nota pubblica in cui il Senato dichiara che “l’Università di Siena si impegna a riconsiderare nel merito gli accordi in essere con le università israeliane”.

Mentre per quanto riguarda Tomaso Montanari, le relazioni con il Comitato Palestina Siena si sono fatte tese quando degli attivisti sono intervenuti alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università per Stranieri di Siena contestando la ministra Anna Maria Bernini, presente per l’occasione e chiedendo la fine di ogni rapporto accademico o di ricerca con le università israeliane.

Approfondisci:

Università per stranieri, inaugurazione dell’anno accademico con proteste a Siena

Università per stranieri, inaugurazione dell’anno accademico con proteste a Siena

Al momento entrambi i rettori hanno rifiutato la richiesta del Comitato di dialogo, e dunque l’occupazione pacifica dell’ingresso dell’Università andrà avanti fino a domani. Dal canto suo Montanari ha smentito quanto affermato dagli attivisti nella lettera aperta a lui destinata, cioè un coinvolgimento dell’Università per Stranieri nell’operazione Mare Aperto con le forze militari israeliane, precisando che: “L’operazione Mare Aperto è stata una delle poche a portare aiuti umanitari a Gaza. I toni che usate – ha detto agli studenti – rendono un incontro del tutto impossibile”.