Ha ancora il volto coperto di sangue quando decide di registrare il video per raccontare quanto appena accaduto: “Questo è quello che mi hanno fatto, mi hanno aspettato fuori casa e mi hanno massacrato di botte”. Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio, già da tempo ormai non è noto sui social solo per quello che cucina e che mangia, ma anche per ciò che scrive. Attivista pro Palestina, è tra i personaggi noti più apertamente schierati in questa battaglia ideologica occidentale sulla guerra in Medio Oriente. Uno scontro di opinioni, di idee e posizioni che si fa ogni giorno più acceso, con punte di repressione e violenza.
Questo c’è, secondo Rubio, dietro l’aggressione della scorsa notte. Quando in sei, stando al suo stesso racconto, gli hanno teso un agguato sotto casa per prenderlo a pugni, a mattonate e martellate in testa. Una furia terribile, emblematica dell’aria che si respira un po’ ovunque intorno all’attivismo, che spesso sfocia in scontro verbale e fisico. “Terroristi. Questi sono gli ebrei sionisti” scrive su “X”.
Il racconto social di Rubini continua nella notte. Dopo il video seguono le foto della sua macchina distrutta, con i vetri rotti e le armi (martello e mattone) ancora lì, sui sedili. La corsa in ospedale e poi ancora un altro scatto: il volto sorridente e ripulito dal sangue, un occhio tumefatto e una fasciatura in testa. “Grazie a tutte e tutti per il sostegno. Alla fine punti in testa dove mi hanno dato la martellata, tagli ed escoriazioni dove mi hanno preso a mattonate, frattura dell’orbita facciale dove sono finiti i 60 pugni mirati, e si ricomincia. Un abbraccio alla comunità ebraica” scrive Rubio.
Vari i messaggi di solidarietà, tra cui studenti e le studentesse della Sapienza, che da giorni protestano negli spazi universitari.