Cos’è l’omolesbobitransfobia e che conseguenze ha?

Il 17 maggio è da vent’anni la giornata internazionale contro l’omolesbobitransfobia. In questo lasso di tempo di passi ne sono stati fatti, ma alcuni indietro. L’Italia, ad esempio, è tra i paesi europei più discriminatori

di DOMENICO GUARINO -
17 maggio 2024
Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia

Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia

Sembra incredibile, ma è solo dal 17 maggio del 1990 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la World Health Organization ha cancellato l’omosessualità dalla lista dei disordini mentali. E’ per questo che, dal 2004, grazie all’intuizione di Louis-Georges Tin, curatore del Dictionnaire de l'homophobie, il 17 maggio è diventata la Giornata Internazionale contro l’omolesbobitransfobia, una data fondamentale per le persone LGBT+ e per le istituzioni che si impegnano a tutelare e promuovere i diritti di ogni essere umano, quale momento di riflessione e azione per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, morale o simbolica legata all’orientamento sessuale.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), milioni di persone LGBTQIA+ devono infatti confrontarsi con sfide quotidiane. Sono 69 i paesi che considerano un reato l’omosessualità, mentre le persone transgender sono soggette a punizioni in almeno 26 paesi. 

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Italia tra i paesi europei più discriminatori

Dati pessimi anche per il nostro paese, che si classifica al 36° posto su 46 paesi Europei monitorati dall’ILGA (associazione Europea LGBT+), per episodi di violenza o discriminazione.

Secondo una ricerca spagnola condotta nel 2023, oltre il 30% delle persone Lgbt in Italia hanno subito discriminazioni in un anno. Per il portale tedesco Spartacus, i paesi meno sicuri e meno accoglienti per le persone Lgbt sono: l'Arabia Saudita, l'Iran, la Repubblica cecena e l'Afghanistan. All’ultimo posto, con pochissima sorpresa, troviamo la Russia, che ha da poco nuovamente inasprito la sua legislazione anti-LGBT+ .

Sempre in Italia, secondo i dati di omofobia.org, sono 1744 le vittime registrate dall'inizio del progetto nel 2013, mentre solo nell’ultimo anno, da aprile 2023 a marzo 2024, si registrano 158 vittime, di cui 112 maschi cisgender, 28 femmine cisgender,13 femmine trans (M>F), 4 maschi trans (F>M).

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Il 74% delle vittime delle violenze è di sesso maschile (71% cisgender; 3% transgender) e solo il 26% è di sesso femminile (18% cisgender e 8% transgender), a conferma del fatto che la vittima prediletta dall’omofobo è il maschio che “devia” dallo stereotipo maschile, il che – sottolineano i curatori del report – “rende particolarmente vulnerabili le donne trans, le quali, agli occhi del bullo come dell’assassino, è un “uomo” che ha deviato al massimo dal proprio ruolo di genere. Tenendo conto dell’incidenza della popolazione trans M>F sull’intera popolazione omosessuale di sesso maschile, pari a circa l’1%, si ottiene che il “rischio omofobia” per una donna trans è 12 volte superiore a quello relativo a un maschio cisgender”.

Come se non bastasse, dopo alcuni anni in cui si registrava una sostanziale parità tra gli episodi di violenza fisica (aggressioni singole o plurimi, omicidi, suicidi indotti) e quelli non fisicamente aggressivi (per esempio attacchi a cose, auto, abitazioni, o allontanamenti da casa, da locali o dal posto di lavoro), nell’annata 2023-2024 tornano a prevalere le botte, che si sono spinte in un caso fino all’omicidio. E oramai più della metà degli atti violenti è a carico di gruppi o coppie.

Diminuisce il numero dei suicidi indotti

Per fortuna c’è una buona notizia: il numero di suicidi indotti rilevati continua a decrescere. Gli episodi denunciati sono 2. Per quanto, avvertono i curatori del rapporto “si sospetta che il dato continui a essere sottostimato poiché, se già è difficile che un suicidio venga in qualche modo a galla, è ancora più difficile che chi ne parla sottolinei l’orientamento sessuale della vittima”.

Inquietante la fotografia che Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay Lgbt+, dà sui giovani. In un video pubblicato sui social, un’indagine condotta da un attivista del partito mostra come i giovanissimi utilizzino parole violente e piene di odio nei confronti della comunità Lgbt. 

Per contrastare questa situazione, secondo Marrazzo bisogna assolutamente intervenire a livello politico, attuando il referendum sul Matrimonio LGBT+( con l’approvazione tramite 5 Regioni, partendo dalla Sardegna, dove la presidente Todde si è impegnata con Partito Gay LGBT+), procedendo con una sanzione di 500 euro contro l’omobitransfobia per chi fa affermazioni o azioni discriminatorie verso le persone LGBT+, già approvata in 15 comuni circa.