Dalla Puglia a Marte, grazie… ai gechi. Il Centro europeo di ricerca ha attribuito una sovvenzione da 1,5 milioni di euro al progetto di ricerca curato dal dott. Antonio Papangelo, che è partito proprio dall’osservazione del movimento dei gechi, capaci di camminare lungo le pareti indifferentemente dal tipo di superficie su cui si trovano, per immaginare sviluppi tecnologici che potranno avere applicazione in ambiti molto diversi, a partire da quello aerospaziale, permettendo ai macchinari di riconoscere i vari tipi di terreno senza avere problemi di spostamento.
Un geco nello Spazio, in che cosa consiste il progetto
Papangelo, 32enne di Altamura in provincia di Bari, da anni ormai si occupa di ricerca nell’ambito dei processi meccanici di adesione. Il progetto che prende le mosse proprio dall’osservazione degli animaletti così diffusi nelle campagne mediterranee, prende il nome di “Surface”.
In pratica si tratterebbe di “una superficie nanostrutturata le cui proprietà sono regolabili attivamente tramite micro-vibrazioni indotte elettricamente. Così le mie superfici sono in grado di controllare la forza di adesione da applicare sugli oggetti", spiega lo stesso dottore. “Se un robot ‘rigido’ inviato su Marte si trovasse davanti una roccia inattesa, si fermerebbe senza sapere come andare avanti”, spiega Papangelo. Inoltre “le rocce spaziali non hanno forme definite, e macchine “classiche” non possono recuperarli tutti. Con questa tecnologia, invece si potrebbe. E, anzi, sarebbe in grado di capire con che tipo di materiale sta interagendo e adattarsi”.
La ricerca verrà sviluppata nella struttura del Politecnico di Bari, dove Papangelo lavora già da diverso tempo. Grazie al finanziamento si potrà investire non solo nel lavoro in sé, ma anche in una serie di macchinari che andranno a costituire un laboratorio di tribo-dinamica, rendendo l’Università pugliese sempre più all’avanguardia nell’ambito dell'ingegneria meccanica.
Al suo interno Papangelo e il futuro team di altri 5 ricercatori potranno “utilizzare le tecnologie più avanzate di stampa 3D per realizzare le superfici progettate fino a scale più piccole di un micron (100 volte più piccolo di un capello) e testarle in presenza di micro-vibrazioni”, come spiega al PoliBa Chronicle.
“Non esiste una tecnologia in grado di riproporre la stessa dinamicità” precisa Papangelo in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. “Quelle che abbiamo non sono in grado di adattarsi così: o si attaccano, o si staccano, senza mezze misure. I gechi, invece, riescono a regolare questa caratteristica e a muoversi come vogliono”.
Dallo spazio alla medicina, come potrà essere usato il robot rettile
Una volta concluso il percorso di ricerca, che dovrebbe durare 5 anni, la superficie di Papangelo potrà arrivare fino allo spazio. Integrata all’interno di un robot cosiddetto “soffice” (capace di interagire dinamicamente con l’esterno), grazie ad essa questo potrà capire come muoversi nello spazio.
Per quanto riguarda i suoi usi nella vita quotidiana, invece, ci potrebbero essere applicazioni nell’ambito medico, ad esempio nell’assistenza alle persone con difficoltà di movimento. La tecnologia “Surface” potrebbe infine supportare i processi di manutenzione dei macchinari, di sicurezza e di sorveglianza.