"Dove": quando la sensibilizzazione passa anche per le campagne pubblicitarie

L'azienda "Dove" mette al centro dello spot i disturbi alimentari e altri tipi di disagi giovanili che nascono da un uso inconsapevole dei social, ma non solo. L'esperta: "Attenti ai messaggi che diamo ai giovani"

di GIORGIA BORGIOLI -
30 settembre 2023
Dove

Dove

Oscar Wilde ci ha insegnato col suo capolavoro pubblicato nel 1891 “Il ritratto di Dorian Gray” che "C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé, ed è il non far parlare di sé". Certo, il protagonista del romanzo più famoso di Wilde, con la sua frase, non si riferiva certamente al fatto di fatturare milioni ma, nonostante ciò, è riuscito ad essere d’ispirazione al mondo imprenditoriale del marketing e della pubblicità. “L’importante è che se ne parli” è infatti il precetto grazie al quale si muove oggi l’industria pubblicitaria del mondo intero. Recentemente, sono diverse le aziende che sembrano essere riuscite nell’intento visto che, da qualche settimana a questa parte, il colosso italiano Esselunga col suo spot della pesca e Dove, con la campagna “Il costo della bellezza”, sembrano essere sulla bocca di tutti.

Alle pubblicità piacciono i temi sociali

Trattare temi di attualità all’interno degli spot pubblicitari pare essere il vero segreto di tale successo. Quando poi le tematiche affrontate sono rilevanti come la salute mentale dei più giovani, allora non c’è altro da fare che complimentarsi con i pubblicitari e con tutti coloro che lavorano alla creazione di uno spot. Dove, brand di Personal Care di Unilever, in collaborazione con Cittadinanzattiva e Social Warning, promuove attraverso la sua pubblicità un progetto di sensibilizzazione pubblica per l’introduzione di percorsi formativi sull’uso consapevole dei social media all’interno delle scuole. Lo fa raccontando la storia di Mary, una ragazza qualsiasi che all’età di 12 anni riceve il suo primo smartphone. Da quel momento, Mary inizia a vedere sui social la miriade di fisici perfetti e corpi scolpiti che popolano Instagram e Facebook, video in cui si consiglia di misurare le proprie cosce col metro, reel in cui si esorta a seguire diete improvvisate fatte da gallette di riso, verdure lesse e nient’altro.

Lo spot di Dove

L’inizio dello spot, che vede come protagonista Mary e la colonna sonora che lo accompagna, non preannunciano niente di positivo, e infatti così è, visto che la pubblicità termina con il ricovero della ragazza all’interno di un centro di disturbi del comportamento alimentare. A tal proposito, la dott.ssa Valentina Aletti, psicologa e psicoterapeuta specializzata nella cura dei disturbi alimentari e presidentessa e responsabile clinica dell’Asso Acca Lucca e dell’ambulatorio Acca Lucca, spiega: “Dove, attraverso il suo spot, sta sicuramente cercando di fare un lavoro di sensibilizzazione che molti altri non fanno, e questo è sicuramente positivo. Dall’altra parte però, il rischio è che passi il messaggio che i social media sono la principale causa del possibile sviluppo di questi disturbi, facendo perdere di vista altre cause altrettanto importanti.”

Parola all'esperta: "Attenti ai messaggi che mandiamo ai giovani"

La dott.ssa Aletti rimarca infatti l’importanza di tutti gli altri aspetti della vita quotidiana che possono sviluppare l’insorgere di problematiche nei giovani, come può essere l’ambito sportivo o quello scolastico, di cui spesso si tiene poco conto.
dove-spot-giovani-disagi

Valentina Aletti, psicologa e psicoterapeuta, fondatrice dell'Associazione Acca Lucca

“E’ necessario stare molo attenti ai tipi di messaggi veicolati da allenatori, maestri di danza, e altre figure importanti nella crescita di un giovane”, continua la dottoressa. La psicologa Valentina Aletti riflette poi sulla pericolosità di un uso non consapevole di internet, rivolgendo la sua attenzione a tutte le altre problematiche che possono insorgere da tale negligenza, riferendosi ad esempio a tutti quei casi di cronaca di suicidi di giovani ragazzi ispirati dai trend.

Il report: metà degli adolescenti passa due, tre ore al giorno sui social

Secondo un rapporto elaborato da Telefono Azzurro e presentato a Milano in occasione del Safer Internet Day, la Giornata Mondiale dedicata all’uso consapevole e responsabile di internet, il 50% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni passa dalle due alle tre ore al giorno sui social e chattando, un dato in crescita rispetto al 43% del 2018. La petizione rivolta da Dove attraverso il suo spot quindi, mira a raggiungere un obiettivo davvero importante per impedire il ripetersi di fatti e disturbi pericolosi nei giovani. Anche la dott.ssa Aletti, insieme all’equipe di professionisti dell’Associazione Acca Lucca di cui è responsabile, organizza iniziative ed eventi mirati proprio alla sensibilizzazione e all’informazione

Le iniziative in campo

L’ultimo risale allo scorso 16 settembre, quando si è svolto un importante convegno nella città di Lucca che ha visto la presenza di numerosi e importanti nomi di professionisti dell’ambito. L’evento si è terminato con il monologo “Corpo Io” messo in scena da un attore professionista che ha fatto un percorso di guarigione da un disturbo alimentare.
dove-spot-giovani-disagi

Il convegno di Acca Lucca lo scorso 16 settembre

“Il momento dedicato alle testimonianze non manca mai nelle nostre iniziative”, ci tiene a specificare la dott.sa Aletti, “e questo perché è importantissimo dare un messaggio positivo, un messaggio di speranza che fa capire che guarire da questi disturbi è possibile”. Perciò Dove, attraverso il suo spot, punta sì a far parlare di sé ma, guardando invece il lato positivo, mira anche a far parlare di tutti quei disturbi che hanno origine da un uso irresponsabile del web.

La petizione di Dove: "Proteggiamo i giovani"

Dove, marchio leader di prodotti per l'igiene personale, lancia una petizione rivolta a tutti che è possibile trovare e firmare online su Change.org, oppure presso i diversi corner organizzati appositamente nelle piazze delle principali città italiane: Roma (19 settembre), Napoli (23-24 settembre), Bari (30 settembre e 1° ottobre), Torino (7-8 ottobre) e Milano (14-15 ottobre). Ma quindi, riuscita trovata di marketing, oppure importante campagna di sensibilizzazione?