Gino Cecchettin da Fazio: "Il cambiamento deve partire dal basso, è una battaglia di tutti"

Il padre di Giulia Cecchettin porta avanti la battaglia contro la violenza sulle donne che ha iniziato subito dopo il femminicidio della figlia. Una lezione di vita che non tutti colgono, alla quale dedicano parole inqualificabili di odio

11 dicembre 2023
Giulia: insulti e minacce web a Gino ed Elena, prime querele

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Sulla giacca, il fiocco rosso della lotta contro la violenza sulle donne. Il sorriso è appena accennato. Gino Cecchettin entra nello studio di Che tempo che fa, ospite di Fabio Fazio, con compostezza e dignità. Le stesse che ha dimostrato fin dal giorno della scomparsa di sua figlia Giulia. La studentessa 22enne di Vigonovo è stata brutalmente uccisa con più di venti coltellate la sera dell’11 novembre scorso, nella zona industriale di Fossò, in provincia di Venezia. L’assassino è l’ex fidanzato, Filippo Turetta, suo coetaneo. Lui che l’ha caricata in macchina, già senza vita, e poi abbandonata in un canalone nelle vicinanze del lago di Barcis, coperta con dei sacchi neri per evitare che venisse trovata. Poi la fuga di quasi mille chilometri durata fino all’arresto sull’autostrada A9 di Lipsia, in Germania.

La battaglia di Gino Cecchettin

Martedì scorso, nella Basilica di Santa Giustina a Padova, si sono celebrati i funerali di Giulia Cecchettin, davanti a oltre ottomila persone. In quell’occasione, è stato proprio papà Gino a lanciare messaggi potenti e tremendamente reali sul difficile tema della violenza sulle donne e, più in generale, sulla matrice patriarcale della nostra società. "Il patriarcato – dice Cecchettin rispondendo alle domande di Fazio – è un problema molto serio che dobbiamo affrontare tutti in maniera drastica. Il patriarcato indica la presenza del concetto di possesso. La donna vista come proprietà di qualcun altro. Al giorno d’oggi utilizziamo espressioni come ‘la mia donna’: sembrano innocue, ma non è così. È tua moglie, la tua compagna, ma non la tua donna. Anche nel quotidiano dobbiamo iniziare a cambiare il modo di intraprendere una visione della società".
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Gino Cecchettin ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa

Perché quello della violenza sulle donne è un fenomeno che parte dal basso, una piramide che trova nel suo punto più alto il femminicidio. La più forte manifestazione di violenza. Tu non puoi essere mia, allora non sarai di nessun altro. "Mi trovo mio malgrado – prosegue – a combattere una battaglia di cui non ero a conoscenza prima. Io stesso quando leggevo di femminicidi ero dispiaciuto per le vittime, i familiari, ma poi giravo pagina. Tutti gli eventi che mi sono capitati durante quest’anno, da quando è mancata mia moglie, mi fanno vedere il mondo in maniera diversa. Devo ringraziare mia moglie Monica per avermi fatto conoscere l’essenza dell’amore. Ora mi trovo senza una moglie, senza una figlia, e voglio dire all’Italia che bisogna fare qualcosa. Mia figlia Elena ha centrato il punto, quando ha parlato di patriarcato. La supporterò in tutte le sue battaglie, è una battaglia che dobbiamo fare tutti".

Il messaggio agli uomini: "Siate il cambiamento"

Ed ecco che il papà di Giulia si rivolge soprattutto agli uomini: "Dobbiamo essere agenti di cambiamento, dovremo iniziare dal nostro credo più profondo, quelle che sono le nostre convinzioni, le espressioni che usiamo tutti i giorni". Poi un esempio, semplice, ma di una potenza enorme. Ed è proprio forse grazie alla semplicità di questi spaccati di vita quotidiana, che riusciamo davvero a capire la complessità e la profondità del problema. "L’altro giorno stavo parlando con un amico – continua – e mi è uscita la frase ‘facciamo un discorso da uomo a uomo’. Mi sono fermato subito. Quella è espressione del patriarcato, perché dobbiamo fare un discorso da uomo a uomo?". Partire dal basso, dal linguaggio che ogni giorno usiamo, per arrivare in alto. All’educazione, a quello che i genitori insegnano, a ciò che i figli di conseguenza imparano. "Inconsciamente educhiamo a far sì che la società non cambi. Il padre è ancora padrone, con tutte le sfaccettature che ci possono essere nelle varie famiglie. Abbiamo il dovere di far passare un altro tipo di messaggio".

L'inqualificabile odio social

Durante l’intervista è stato toccato anche il tema dell’odio social, lo stesso che sta subendo Gino Cecchettin in questi ultimi giorni. Minacce e insulti in rete sono già di per sé gravi, ma lo diventano ancora di più se pensiamo che in questo caso vengono rivolti nei confronti di un uomo che ha appena perso una figlia di soli 22 anni. E l’ha persa perché un altro uomo, lo stesso che diceva di amarla, l’ha uccisa. Il legale di Gino Cecchettin, Stefano Tigani, ha riferito di aver presentato una querela per diffamazione alla Polizia postale a nome del suo assistito per i messaggi contenenti decine di frasi di odio rivolti a Giulia. Un’altra querela, sempre per diffamazione, è stata fatta invece da Elena nei confronti del consigliere regionale ed ex consigliere della lista Zaia, Stefano Valdegamberi, che in un post aveva scritto che la sorella di Giulia «ha simboli satanici e fa la recita». Ma purtroppo gli insulti non si sono fermati e le minacce, anche di morte, non si sono fermati a questi due casi: sono infatti centinaia le frasi incommentabili che la famiglia Cecchettin ha ricevuto, tanto che nei prossimi giorni il papà della 22enne presenterà una nuova denuncia alla Postale. "Noi oggi – conclude Fazio – non daremo alcuna soddisfazione a quelli che ora stanno vergognosamente inviando messaggi di odio nei confronti di Gino Cecchettin, è inqualificabile chi si premette di giudicare un dolore così grande senza nemmeno poterlo sfiorare, né con la comprensione del cuore né della ragione. Li lasciamo alla loro drammatica solitudine".